Capitolo 1

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Scese dal suo Range Rover nero, scuotendo la folta chioma scura, borsone in spalla e sguardo che uccide. Tutti i tatuaggi messi in mostra sotto la maglietta bianca attillata e gambe lunghe degne del suo titolo di capitano della squadra di basket dell'universitá più prestigiosa di Londra.
Ecco Harold Nathaniel Montgomery, meglio conosciuto come Harry, il ragazzo di ghiaccio. Nessuno sa perché si è meritato questo soprannome, alcuni dicono per la sua fama di rubacuori, altri invece per il suo modo severo e sicuro di giocare a basket e capitanare la sua squadra, o come vociferano le ochette, innamorate perse, che pensano a difenderlo, semplicemente per i suoi occhi, per l'appunto, color ghiaccio. Fece un cenno al suo amico Luke che subito lo seguì all'interno verso la palestra. Spinse la grande porta, ignaro di aver aperto le porte dell'inferno. Sbarrarono entrambi gli occhi vedendo il resto della squadra che cercava di togliere la schiuma dal pavimento accompagnati da bestemmie e imprecazioni ammonite poi dal coach Dixon.
La rabbia di Harry non tardò a sovrastare le altre voci:"Che cazzo è successo?"
Tutti si ammutolirono e il coach si avvicinò al capitano
"Qualcuno ha riempito la nostra palestra di schiuma, e ora, invece dell'allenamento, pulirete tutto. Sará difficile trovare i colpevoli quindi non voglio storie. Torno più tardi a controllare" detto questo si allontanò.
Luke e Harry si guardarono furiosi.
"Sappiamo che sono stati loro, e abbiamo anche le prove, sono stati stupidi e poco furbi questa volta."
Harry fissò l'amico.
"Quali prove scusa?"
"La settimana scorsa hanno dato una festa per la vittoria di una partita a quanto pare importante..."
"Si, hanno sconfitto una squadra dell'universitá di Manchester, dopo tre anni di continue sconfitte."
Luke guardò l'amico con un sopracciglio, quello col piercing, alzato in una tacita domanda.
"Che c'è? Mi informo sui miei nemici" affermò con fare ovvio.
"Ah ecco, per questo sei tu il capo! Comunque a quella festa hanno usato un aggeggio per la schiuma, quindi avevano il modo e le motivazioni per fare tutto questo."
Un applauso risuonò nelle loro orecchie facendoli voltare.
"Bene, bravo, allora non sei scemo come sembri, ma devo correggerti, perché sai, la scuola sa che abbiamo restituito l'aggeggio, come lo chiami tu, il giorno dopo la festa, e può chiamare per confermare. Tra l'altro, ieri, io e la mia squadra eravamo a cena col nostro coach Cooper, quindi abbiamo un alibi. Mi dispiace, piccolo Sherlock."
Quella risatina arriva alle orecchie di Harry come un invito a suonare un calcio nelle palle al capitano della squadra di calcio, Colin Evans. Con i suoi capelli biondo cenere e gli occhi verdi passava sempre per un piccolo angelo, ma pochi sanno che quando si tratta di infastidire la squadra di basket diventa il peggior bastardo.
"Come cazzo avete fatto allora?"
Luke fece sobbalzare Harry perso nei suoi pensieri. Colin e i suoi scoppiarono a ridere.
"Questo non lo saprete mai."
Colin non dirá mai che il proprietario della macchina per la schiuma è il nuovo compagno della mamma di Jason, difensore della squadra, nonché suo migliore amico, che pur di essere simpatico al figlio della donna che ama li copre per ogni cazzata. Tantomeno dirá che hanno convinto tre matricole a fare il lavoro sporco promettendogli un posto in squadra. Beh, si erano prima assicurati che fossero bravi a calcio, ma sapeva che era stato un atto meschino, ma era l'unica soluzione.
Luke si scaraventò su Jason dandogli un pugno.
Erano le 4.20 di un venerdì pomeriggio e nell'aria c'era odore di tempesta, anche se in cielo c'era il sole che picchiava forte.
I coach entrarono sbraitando, Cooper per capire perché i suoi invece di essere in campo erano in palestra ad azzuffarsi, come sempre, con gli altri atleti; Dixon, invece, lamentandosi che i suoi ancora non avevano pulito tutto.
Evans col suo faccino, ormai col labbro rotto (opera di Harry che non nascose di essere fiero del sangue che usciva da quelle labbra) riuscì a convincere i coach a non far intervenire il preside, promettendo (falsamente) che non sarebbe successo più nulla di simile. Harry assicura che puliranno tutto e che avrebbero recuperato l'allenamento perso. Così, mentre i calciatori si avviavano al loro campo con ghigni compiaciuti, gli altri si misero a pulire.

Ormai da anni,in quell'universitá, la squadra di calcio e quella di basket erano in guerra, il loro odio veniva tramandato di generazione in generazione. Si facevano i dispetti, finivano in punizione, qualche volta, per uno scherzo riuscito male, qualcuno è anche stato sospeso, ma niente li ha mai fermati. Ormai anche i coach si erano arresi, ammettendo che questa competizione li spronasse a giocare meglio. Il mese prima, infatti, la squadra di Colin perse una partita e, tornando all'universitá trovarono l'istituto tappezzato di loro foto con la scritta "Perdenti". Provarono a toglierli ma spuntavano come funghi, per fortuna dopo una settimana tutti se ne erano giá dimenticati. Per evitare ulteriori umiliazioni si allenarono fino allo sfinimento raggiungendo ottimi risultati. Dopo un mese, era arrivata l'ora della loro vendetta, ed era riuscita meglio del previsto, anche se ora si ritrovavano reduci da una rissa.

Dopo aver pulito tutta la palestra, Harry si avviò sotto gli spalti del campo da tennis per godersi in pace una sigaretta, sapendo che a quell'ora non c'era mai nessuno.
"Sei un atleta, non dovresti fumare."
Harry, sentendo quelle parole, sorrise e alzò lo sguardo sul biondino dal labbro gonfio con tanto di taglio. Quest'ultimo tolse la sigaretta dalle mani di Harry e senza chiedere fece un tiro cacciando il fumo direttamente nella sua bocca prima di baciarlo con passione. Harry succhiò quelle labbra soffermandosi a leccare il taglio. Il biondino si allontanò un pò per continuare a fumare.
"Ci sei andato giù pesante prima, coglione. Hai visto che hai combinato al mio labbro?"
"Sei più sexy così."
Il biondino gli mostrò il dito medio e gettò via la sigaretta. Harry, che davvero lo trovava sexy così, lo prese per i fianchi e lo avvicinò per baciarlo ancora.
"Mi dici come avete fatto?"
"No, mai!"
"Stronzo"
"Ti piaccio così."
Il moro allora lo prese per le spalle e lo spinse verso il basso, l'altro senza esitare si mise in ginocchio e gli abbassò pantaloni e mutande in una sola volta. Rimase sorpreso nel vedere il membro giá così duro e si leccò le labbra dimenticando anche il dolore. Subito lo prese in bocca, sapendo di aver poco tempo, e inizia a succhiare avidamente, mentre le mani di Harry gli stringevano i capelli dando il ritmo. Poco dopo, Harry lo costrinse ad alzarsi strattonandolo per i capelli, lo baciò e gli morse il labbro ferito sentendo i gemiti di dolore dell'amico. Mollò le labbra solo per farlo girare e piegare in avanti, abbassando velocemente i suoi pantaloni e infilando, senza preavviso, due dita nella sua entrata. L'altro soffocò un urlo di dolore misto a piacere e Harry subito gli tappò la bocca con una sua mano intimandogli di non gridare. Il biondino cercò appiglio con le mani al muro più vicino, e si impose di non agitarsi e di godere in silenzio. Dopo aver sforbiciato poco e male nel corpo del compagno, Harry si avvicinò al suo orecchio.
"Per quello che hai fatto, meriti di essere scopato senza una buona preparazione, così mi sentirai dentro di te fino a domani."
Sentendo queste parole un brivido attraversò la sua schiena facendolo eccitare, se è possibile, ancora di più.
Harry lo penetrò dopo aver indossato il preservativo, restò fermo un attimo, fin quando non sentì il corpo che lo accoglieva muoversi, segno che poteva continuare. Iniziò subito con forti spinte, tenendo una mano sul fianco e una sulla bocca del biondo. Presto colpì la sua prostata, sentendo quel corpo, che aveva tra le mani, godere mentre gli mordeva le dita. Andò sempre più veloce fino a che non lo sentì tremare sotto di sé facendolo venire senza toccarlo. Solo al pensiero di quello che era appena successo si svuotò in quel culo candido e sodo. Uscì da lui e si alzarono entrambi in fretta i pantaloni senza guardarsi.
"Devo andare, devo vedermi con Cher." 
Harry volgendogli solo uno sguardo fugace disse:"Si anch'io devo andare" e senza dare spiegazioni si girò e si incamminò dicendo solo:"Alla prossima scopata, Evans."

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