Era incantato da quella visione. Colin era accoccolato tra Stephanie e Daphne, mentre Carol supina al bordo del letto aveva un braccio sulla ragazza dai capelli bianchi che toccava il fianco del fratello. Restò sull'uscio della porta ad osservarli per un tempo infinito, finché Stephanie non si mosse in maniera scoordinata facendo svegliare tutti. Gli insulti di Carol e l'abbraccio che Daphne riservò a Colin come buongiorno fecero sorridere teneramente Harry, che aiutò Stephanie a scappare dalle grinfie della sorella che voleva ucciderla per averla svegliata alle nove di domenica mattina muovendosi come un elefante. Faceva da scudo a Steph, mentre Carol continuava con le minacce, quando Colin riportò l'ordine dicendo che era arrivata l'ora di fare colazione visto che erano tutti svegli.
Passarono la mattinata tutti insieme, facendo un giro per quel paesino, che era veramente piccolo come Colin diceva, tanto da conoscersi davvero tutti. Le sorelle raccontarono ad Harry alcuni aneddoti di quando Colin era più piccolo e imbranato con le ragazze, di quando era "al comando" come amava ripetere Carol. Pranzarono con Rob e Hanna prima di partire per tornare all'università. La madre preparò dei sandwich nel caso durante il viaggio gli fosse venuta fama, e con tremila raccomandazione e altrettanti baci, li lasciò salire sul Range Rover. Le gemelle abbracciarono il fratello e anche Harry, strappandogli la promessa di tornare a trovarle.
Era passata un'ora ed erano ancora impantanati nel traffico. Harry aveva insistito per guidare, e ora invece delle tre ore che ci avevano messo all'andata, gliene aspettavano sicuramente il doppio. Pensandoci sbuffò, sporgendosi dal finestrino, per cercare di capire che cazzo era successo da creare quelle immense code ferme.
"Se sei stanco posso guidare io, magari dormi un po', o mangi un sandwich."
"Accetto volentieri un sandwich. Ma vorrei capire perché c'è questo traffico."
Colin stava scartando la merenda per Harry, quando disse che c'era sempre quel traffico di domenica.
"E tu me lo dici così? Non potevamo prendere un'altra strada o che ne so, partire ad un altro orario?"
Colin scosse la testa.
"No, sarebbe stato peggio. Tra poco si camminerà, stai tranquillo."
Harry si arrese addentando il sandwich.
Colin alzò un po' il volume della radio, stavano trasmettendo "I'm yours" dei The script.
"Si vabbè, traffico e questa canzone, mix perfetto per un tentato suicidio."
Colin lo guardò sghignazzare, e alzò ancora di più il volume, iniziando a cantare.
Harry amava quella canzone, come il resto di tutte le canzoni di quel gruppo, ma davvero era da tagliarsi le vene, era troppo romantica.
"You healed these scars over time. Embraced my soul. You loved my mind. You're the only angel in my life (Hai curato queste cicatrici nel corso del tempo. Hai abbracciato la mia anima. Hai amato la mia mente. Sei il solo angelo della mia vita)."
Colin si fermò un attimo a guardarlo, per poi riprendere la canzone nella frase che più amava.
"Say I'm still the soldier in your eyes (Dici che sono ancora un soldato ai tuoi occhi)."
Harry sorrise, e mettendo un attimo da parte il suo sandwich e la sua voglia di suicidarsi, cantò a Colin l'ultimo ritornello, rispecchiandosi in quelle parole come mai prima di allora.
"I may not have the softest touch. I may not say the words as such, and though I may not look like much, I'm yours. And though my edges may be rough and never feel I'm quite enough It may not seem like very much, but I'm yours (Posso non avere il tocco più delicato. Posso non dire le parole in modo esatto e anche se posso non sembrare un granché, sono tuo. E anche se posso avere degli spigoli e sembra che io non sia mai abbastanza, può non sembrare molto, ma sono tuo)."
Colin si sporse per sfiorargli le labbra con le sue, e sigillare così quel momento, e confidare silenziosamente ad Harry che anche lui gli apparteneva.
Dopo due ore finalmente si riusciva a camminare in maniera decente, ma Harry non aveva più tanta fretta di tornare a casa. Infatti prese la prima uscita, ignorando le indicazioni e le grida di Colin che gli diceva che stava sbagliando strada. Il fatto era che stare troppo tempo fermo a sorbirsi il biondino cantare tutto quello che passava alla radio, gli aveva solo fatto venire voglia di zittirlo a furia di baci, ma essendo nel traffico fermo, non poteva fare tutto quello che gli passava per la testa, altrimenti avrebbe rischiato una denuncia per atti osceni in luogo pubblico. Quindi stava cercando un posto appartato per dar sfogo alle sue fantasie.
Si trovarono su una strada alberata e fermò l'auto nascosta tra alberi e una casa apparentemente abbandonata. Colin capì al volo le intenzione del compagno, beh non ci voleva un indovino a capirlo, visto che erano fermi in auto tra le terre di nessuno.
Senza neanche la voglia di perdere tempo per spostarsi nei sedili posteriori per stare più comodi, o la forza di strapparsi i pantaloni. Solo Colin tolse al volo i suoi jeans, e si mise a cavalcioni su Harry, senza dargli il tempo di abbassare il sedile, fece scivolare il sesso dentro di sé, soffocando le grida di dolore nella bocca dell'amante. Non aspettò di abituarsi, iniziò a muoversi sentendo tutto il dolore spezzargli il respiro, sentendo le lacrime scendere e fermarsi tra le loro bocche unite in un bacio sporco. Voleva sentirlo così, forte. Mordeva le labbra del moro fino a farle sanguinare, stringeva le sue ciocche in una morsa possessiva e violenta, mentre le mani di Harry, nascoste sotto la maglia, gli graffiavano la schiena, fino ad arrivare a stringere troppo forte le natiche, e a dare un ritmo più veloce. Colin lo voleva proprio così, vero.
"Sei mio!"
E la presa sulle natiche si fece più stretta, più dolorosa ma proprio per questo così necessaria.
Le labbra scesero a torturare un lembo di pelle sul collo, a marchiare e a rendere finalmente reale quel legame di appartenenza.
"Tuo!"
E neanche il clacson premuto per sbaglio dalla schiena di Colin impedì ad Harry di sentire quella parola, che valeva più di qualsiasi "ti amo" mai pronunciato.
Colin venne sporcando entrambe le magliette, mentre Harry si svuotò dentro di lui, guardando il segno violaceo che gli aveva lasciato alla base del collo, sorridendo finalmente appagato.
Quando si staccarono, cercarono invano di pulire le loro magliette. Colin provò a pulirsi l'entrata violata, trovando un pasticcio di sperma e sangue, ma neanche il disgusto per tutto quello o il dolore atroce che provava stando seduto gli tolsero il sorrisetto soddisfatto.
Era appena entrato nella sua stanza al dormitorio, e stranamente Jason non era spaparanzato sul letto ad attenderlo per fargli il terzo grado.
Sentì strani rumori provenire dal bagno, e quando aprì la porta vide qualcosa che non avrebbe mai immaginato di vedere nella proprio vita. Jason, seduto sulla tazza, aveva un ridicolo lenzuolo attaccato al collo, e i capelli ricoperti di tinta, mentre Luke, proprio Luke Taylor, era accanto a lui con un pennello a spalmare meglio la tintura. Colin scoppiò a ridere iniziando a fare foto, già pregustando il modo in cui li avrebbe ricattati per il resto della loro vita. Ne mandò subito una a Harry, che rispose "ecco cosa succede a lasciare i bambini a giocare da soli!"
Harry era in auto e non era affatto felice dell'uscita di Colin con Cher quella sera.
Avevano passato giorni bellissimi insieme, e si erano dichiarati in un certo senso, e davvero sperava di poter continuare la bella favoletta ancora per una notte, per poi tornare alla vita di tutti i giorni, a mentire e ignorarsi all'università. Invece no, Cher doveva pretendere una cenetta romantica con il suo fidanzato, perché gli era mancato troppo in quei giorni. Stronzate. Tutti sapevano che usava Colin come trofeo, e quindi doveva dimostrare alle sue amiche che il proprio ragazzo pensasse a lei appena tornato, e a farsi perdonare l'assenza di quei giorni con una serata solo per loro. Gli veniva il vomito.
Tornato a casa, fece una doccia al volo e decise di andare da Gwen. Infondo anche lui doveva farsi perdonare da qualcuno per l'assenza di quei giorni, quindi decise di fermarsi da un fioraio stranamente aperto di domenica e comprare un mazzo di tulipani, poi in una pasticceria a prendere i muffin al cioccolato bianco che lei amava tanto, e infine correre a farle una bella sorpresa.
Colin si stava vestendo avanti lo specchio quando notò il segno violaceo alla base del collo. Era la prima volta che Harry gli lasciava un segno sulla pelle, e lo sfiorò delicatamente con le mani, con la paura che potesse scomparire da un momento all'altro. Ripensava a quello che si erano confidati, e quel segno dimostrava quanto si appartenessero. Si rifiutò di coprirlo, anzi indossò una maglietta abbastanza scollata per mostrarlo meglio. Non gli importava se Cher avesse fatto delle domande, lui apparteneva ad Harold Nathaniel Montgomery, e tutti dovevano saperlo. Beh, dovevano sapere che apparteneva a qualcuno, non era necessario che sapessero fosse un altro uomo.
Sorrise al suo riflesso, da solo, come uno stupido. Era suo. Ed era la sensazione migliore, appartenere a qualcuno che si sente altrettanto tuo.
Mancava una settimana alla fine degli esami, e una sola partita sia di calcio che di basket. Entrambi erano distratti tra studio e allenamenti, ma continuavano a passare le notti insieme, perché quelle erano solo loro, nessuno poteva togliergliele. Proprio la sera prima di un esame di Colin, Harry lo stava aiutando a ripassare, e ogni risposta esatta era un bacio, ogni cinque risposte esatte di fila era una sega o un pompino, e dieci risposte esatte era sesso, tanto sesso. Più che un ripasso era un gioco, che aiutò Colin a rispondere bene a tutte le domande.
"Jason passa"
E Jason passò, facendo il cross migliore del campionato, e goal fu assicurato.
Si abbracciarono e Colin corse verso gli amici per prendere sulle spalle Mike che aveva segnato. Gli era dispiaciuto non essere stato lui a fare il goal della vittoria, ma erano una squadra, ed era fiero dei suoi compagni. Era l'ultima partita, ed erano riusciti a portare a casa tutte vittorie e pareggi, nessuna partita persa, erano anni che non succedeva una cosa simile. Si guardò intorno, e si ricordò di non poter scorgere gli occhi di chi desiderava per ovvie ragioni, tra le quali il fatto che era una partita fuori casa. Infatti si lavò velocemente e corse sul pullman ansioso di tornare al campus e riscuotere il suo premio per la vittoria.
Harry odiava le partite fuori casa visto che si perdeva il suo calciatore preferito tutto sudato. Quel giorno però anche lui aveva una partita, ed era ansioso, perché sapeva che non avevano molte possibilità. Sapeva bene che quell'anno non avrebbero vinto la coppa che le università della zona mettevano in premio per quei tornei. La sua squadra era forte, ma non abbastanza. Se tutto andava bene potevano sperare in un secondo posto, dovevano solo vincere questa partita. Non era semplice, quell'anno le altre squadre avevano giocatori nuovi e davvero bravi, ma lui odiava perdere.
Infilò il suo completino ed entrò in palestra. Era il primo ad arrivare, beh, la partita sarebbe iniziata solo tre ore dopo, ma lui amava stare lì, riscaldarsi e fare qualche tiro per scrollarsi di dosso quell'ansia.
Stava appunto facendo qualche tiro libero, quando entrò Luke.
"Ehi, sapevo di trovarti qui"
Harry non lo degnò manco di uno sguardo, gli lanciò semplicemente la palla, facendogli capire che faceva sul serio, che non avrebbero scherzato quel giorno, dovevano solo pensare a vincere.
Mancava davvero poco alla fine della partita ed erano pari.
Il coach Dixon gli aveva detto di puntare sulla difesa e di temporeggiare, un pareggio andava bene, l'importante era difendersi e non fargli fare altri punti. Harry però non la pensava così, il pareggio non gli bastava.
"Luke, passa a me!"
Luke conosceva bene il modo di giocare del suo capitano, e aveva intuito che avrebbe fatto di testa sua. Di certo non poteva ignorare la sua richiesta, il suo capitano era il suo migliore amico, e quando si trattava di basket sapeva quello che faceva, quindi passò.
Harry si fece strada verso il canestro e saltò, ma un avversario lo intercettò, rubandogli la palla già in volo. Luke subito riuscì a riprendere il possesso della palla e la ripassò, stavolta di sua spontanea volontà, a Harry, che rilanciò, senza neanche muovere i piedi per spostarsi dal suo posto, verso il canestro.
Le grida di gioia sovrastarono il fischio di fine partita. Avevano vinto.
Tutti saltarono giù dagli spalti per abbracciare la squadra e Harry si lasciò abbracciare da perfetti sconosciuti felice di tutto quello, finché non sentì uno scappellotto dietro la nuca. Il coach Dixon aveva uno sguardo tra l'incazzato e l'ammirato.
"I miei ordini erano ben diversi. Ti ricordo che il coach sono io, e anche se sei capitano non sei il Capo qui! Se Taylor non avesse preso la palla potevamo rischiare di perdere, ti è andata bene questa volta, ma non farlo più."
Harry davvero non capiva, cazzo avevano vinto, che importava il resto.
Stava per dare voce ai suoi pensieri quando il coach gli diede una pacca sulla spalla.
"In ogni caso, bella vittoria!"
Harry non ci stava capendo nulla. Ma sorrise grato al coach, per poi tornare a festeggiare.
Vide Cher abbracciare e complimentarsi con Luke, che stava arrossendo, e scommetteva che avrebbe dato la colpa alla fatica della partita.
La squadra di calcio vinse il campionato e organizzarono una festa per vantarsi con la squadra di basket che si era aggiudicata il secondo posto. Gli esami andarono bene per Harry, mentre per Colin andarono meravigliosamente, visto che oltre a giocare bene, gli servivano voti eccellenti per la borsa di studio.
Colin era felice per la festa ma non tanto per il motivo per il quale avevano deciso di organizzarla, ma di certo non poteva dire "No, non esiste, non metteremo uno striscione con la scritta 'sarete sempre secondi a noi' (riferimento assolutamente velato alla squadra di basket)". Frase orribile e scontata, non sapeva manco chi l'avesse decisa.
Alla fine dovette arrendersi e fingere di essere entusiasta, dovendo anche convincere il preside a fare la festa proprio nella palestra di basket, perché "Questo si che li farà incazzare!", maledetto Mike, lui e queste idee assolutamente geniali.
Harry ovviamente non era per nulla contento di queste idee, e non lo nascose a Colin, anche se apprezzava molto il fatto che gliene avesse parlato. Non che lui volesse andare alla festa, con la squadra avevano deciso di evitarsi questa umiliazione, ma sapendo che ci sarebbe stato uno striscione dedicato a loro, e per di più il party era organizzato nella loro palestra, erano diventati gli ospiti d'onore, no?! Quindi dovevano per forza presentarsi e rendere la festa un inferno.
Era sabato sera, e tutti erano in palestra indossando i vestiti migliori, per festeggiare la vittoria del campionato ma anche la fine dell'anno accademico. Tutti erano ormai proiettati in un mondo fatto di mare, sole e ozio.
Colin aveva indossato una camicia e dei jeans stretti, e Cher lo costrinse a mettere la cravatta, anche se a lui sembrava un'esagerazione. L'aveva allentata per dargli un tocco più trasandato, anche se con una cravatta blu classico, come cazzo pensava di sembrare trasandato, non lo sapeva manco lui. Aveva deciso di bere, così, il giorno dopo avrebbe evitato di ricordarsi lo schifo che sarebbe accaduto di lì a poco.
Jason sapeva cosa la squadra di basket voleva fare, e pensava pure fosse una bella idea, cioè era ridicola e assurda, ma avrebbe fatto spaventare un po' tutti, e poi per lo striscione che avevano messo forse se lo meritavano anche. Sperava non gli rovinassero la sua bellissima maglietta nuova, ma ne aveva comprate due uguali, sapendo di non potersi fidare dei ghigni di quei due cestisti. Lui e Luke stranamente erano diventati quasi amici. Il fatto era che anche loro mantenevano il segreto di quei due idioti, e spesso dovevano parlarne con qualcuno, quindi si erano ritrovati costretti a parlarne tra di loro. Prima parlavano solo di Harry e Colin, poi si erano resi conto di divertirsi insieme, e quindi non gli faceva più schifo l'idea di vederlo per una partita a fifa o appunto per farsi aiutare con il nuovo colore dei capelli. Avevano deciso insieme quel blu elettrico, e anche se Colin continuava a guardarlo inorridito, sapeva che gli stava benissimo.
Si avvicinò a Colin e Cher, che indossava un vestito rosso decisamente troppo corto e provocante.
"Vi divertite?"
Colin ancora non era riuscito ad ubriacarsi, visto che ogni bicchiere che riempiva veniva svuotato da Cher, o qualcuno della squadra.
"Vorrei ubriacarmi, ma sembra che sono tutti contro questa mia idea!"
Cher lo fulminò con lo sguardo per poi allontanarsi dopo essersi strusciata per bene su una sua gamba.
"Ah, piccolo Colin, la tua ragazza ti provoca in quel modo e tu vuoi ubriacarti invece di strapparle quel coso che ostina a chiamare vestito di dosso."
"Appunto per questo voglio ubriacarmi, così non ricorderò nulla!"
Jason rise, soprattutto perché Colin era così innamorato di Harry da non desiderare manco la ragazza più bella dell'università, nonché sua fidanzata.
"Sei sicuro di essere bisex? No, perché al momento sembri frocio e basta"
Colin scoppiò a ridere, sapendo che l'amico scherzasse. Infatti finirono a ridere insieme e il biondo gli rubò il bicchiere per poi scoprire tristemente che era succo di frutta.
"Ma che cazzo ti bevi?"
"Senti non mi voglio ubriacare e sai che subito parto, quindi bevo il succo, ma nessuno deve saperlo, dico che è vodka a melone, a nessuno piace la vodka a melone, quindi nessuno lo tocca."
Colin lo guardò pensando per la milionesima volta di avere un amico troppo strano.
La porta della palestra sbatté all'improvviso e una decina di uomini vestiti completamente di nero e con maschere di animali sul viso piombarono all'interno.
Jason sghignazzò pensando che i giochi erano iniziai, mentre Colin si sbatté una mano sul viso, pensando di essere innamorato di un totale coglione con idee malate. Aveva davvero sperato fino alla fine che cambiassero modo di vendicarsi, ma a quanto pare le sue preghiere non erano state ascoltate.
"Tutti fermi. Inutile girarvi intorno i prof sono stati portati fuori. Ora siamo qui, solo noi e voi."
Ok, la voce di Harry, modificata dal distorsore, era decisamente erotica.
"Vogliamo ballare tutti insieme?"
Colin guardò Jason che aveva parlato, e dal suo sorrisino capì che si stava divertendo! Si, era decisamente un amico strano.
"Certo, vieni che ti lego al tuo amichetto, così ballate insieme."
Colin non li stava ascoltando più, quando vide molte persone venir scortate fuori, come Cher. Fu felice che almeno Harry l'aveva ascoltato su quel punto. L'aveva supplicato di far portare fuori le persone non della squadra che sembravano più spaventate, e infatti alcuni ragazzi mascherati giravano per la palestra appunto per prendere quelli che già tremavano e portarli all'esterno per poi spiegargli che era tutto uno scherzo. Colin non era d'accordo perché la vedeva una vendetta più esagerata della sua cravatta. Stavano spaventando tutti con quelle maschere di animali, per un dannato striscione! Il problema era che in quei giorni davvero al telegiornale girava la notizia di alcuni tizi che andavano in giro mascherati a violentare la gente, uomini o donne che fossero, quindi era ovvio che tutti erano terrorizzati, non sapendo che erano quell'ammasso di dementi dei loro cestisti. Per il terrore sui loro volti Colin capì che nessuno aveva letto la notizia che erano già stati arrestati i veri stupratori.
Si sentì prendere per le spalle e far passare una corda intorno alla vita.
La voce modificata dal distorsore di Harry spiegò che ora alcuni sarebbero stati legati. Questi alcuni ovviamente erano solo quelli della squadra di calcio, che vennero legati ad un'unica lunga corda e messi in fila indiana. Nessuno protestò visto che gli uomini mascherati avevano delle pistole in mano, fintissime, ma questo nessuno voleva assicurarsene.
Colin cercò di rassicurare con lo sguardo Mike e Mark, che erano terrorizzati sul serio. Notò Harry avvicinarsi troppo a Mike, sfiorarlo e ridere della sua paura. Per un attimo fu anche geloso di quel piccolo contatto anche se sapeva bene che ce l'aveva con Mike, visto che si era fatto sfuggire che era stata una sua idea quella della palestra, ma il moro non poteva essere così crudele. Ok, loro stavano festeggiando e avevano messo una striscione per umiliarli proprio nella loro "casa" ma questo non li giustificava a terrorizzare così la gente.
Li fecero girare per la palestra come schiavi, senza una vera meta, fin quando gli ordinarono di spogliarsi del tutto. Colin non lo fece, era stanco e incazzato, e si pentì di non essersi riuscito ad ubriacare. Non sapeva di preciso quello che avevano in mente ma non si aspettava tanta crudeltà proprio da Harry, che continuava a ridere della paura altrui, sfiorandoli con la pistola finta, e comandando a qualche suo stupido compare di toccare i culi di chi già si era spogliato. Quindi non si spogliò, voleva che quella pagliacciata finisse ma non in quel modo.
Mike ormai piangeva, supplicando di non toccarlo. Mark tremava e cercava di convincere Mike a spogliarsi, per paura che potessero fargli davvero qualcosa. Jason si spogliò anche lui velocemente un po' preoccupato, rimanendo in boxer come la maggior parte di loro.
Quando Harry vide che l'unico completamente vestito era Colin spalancò gli occhi. Ringraziò la maschera che impediva agli altri di vedere il suo sguardo, un misto tra lo stupito e l'innamorato perso per quel rincoglionito che si sarebbe fatto male se non si fosse tolto quella bellissima camicia e quei jeans che gli facevano un culo a prova di morso.
"Tu perché non ti spogli? Qualcosa non ti è chiaro?"
Colin rabbrividì, sapeva che quello sotto la maschera da lupo era Harry, ma era spaventato, davvero non sapeva fin dove si sarebbe spinto.
"Non ho intenzione di spogliarmi."
Jason gli diede una gomitata, ormai anche lui non si stava più divertendo, ma se non l'avesse fatto sarebbe finita male, beh non proprio male come pensavano gli altri, ma comunque Montgomery incazzato non ci teneva a vederlo.
Luke sapeva qual erano gli ordini se qualcuno non avesse ubbidito, ma di certo non credeva che quella regola valesse per Colin. Quando Jack, con la maschera da maiale, si avvicinò a Colin per dargli un calcio nelle palle, come doveva essere, Harry lo fermò. Luke fu grato di questa cosa, non voleva vedere il biondino contorcersi dal dolore, e si meravigliò, perché qualche mese prima avrebbe goduto a prenderlo a calci lui stesso.
Inaspettatamente Harry si avvicinò a Colin e gli diede proprio lui il calcio nelle palle.
Tutti si zittirono.
Colin riservò a Harry uno sguardo disgustato.
"Ora spogliati se non vuoi che lo faccia io"
Colin dovette trattenere una risata amara, perché davvero avrebbe voluto che fosse lui a spogliarlo, ma non in quel posto, ma sul loro letto. In quel preciso istante, mentre si massaggiava il pacco dolorante, odiò profondamente i suoi pensieri, perché quello lì non era il suo Harry, ma il ragazzo di ghiaccio.
Mark lo supplicò di farlo, e Colin capì che non poteva far spaventare di più i suoi compagni, quindi si spogliò, restando in boxer.
Harry lo guardò soddisfatto, non gli era piaciuta la presa di posizione di Colin, soprattutto perché era stato costretto a colpirlo, non poteva lasciarlo fare a Jack, l'idea che qualcuno potesse fargli del male lo aveva bloccato, doveva farlo lui e per non far capire che trattava diversamente il biondino ci era dovuto andare giù pesante. Sperò solo che Colin lo perdonasse.
Vedendoli tutti in boxer, lì legati, fecero delle foto, facendoli ancora girare per la palestra, e anche qui Colin l'avrebbe ucciso volentieri.
Li fecero fermare e Harry si avvicinò a Colin mettendogli la pistola in bocca. Gli altri cestisti si avvicinarono agli altri calciatori copiando le mosse del loro capo. Quello con la faccia da gatto, sicuramente Luke, si avvicinò a Jason e gli fece aprire la bocca, e posò la pistola all'interno. Quello con la faccia da maiale fece lo stesso con Mike, inutile descrivere il palese terrore del povero malcapitato. E così tutti gli altri.
Colin sapeva che era una pistola finta, ma in quel momento ebbe paura lo stesso. L'uomo lupo parlò facendo tremare tutti.
"Dite addio alla vostra dignità."
E spararono.
Colin aveva trattenuto il fiato e ingoiò il liquido che era uscito dalla sua pistola.
"Cazzo ma è pipì"
Tutti iniziarono a sputare, tra le risa dei cestisti.
Jason e Colin si guardarono in faccia, facendo subito finta di sputare. In realtà a loro era solo acqua ma dovevano mantenere la copertura.
Harry ridendo si tolse la maschera seguito dalla sua squadra.
Inizialmente ci fu un sospiro di sollievo generale, non erano veri stupratori ma solo dei coglioni, e poi l'ira salì a tutti. Si strapparono le corde e diedero inizio ad una rissa.
Colin non poteva evitare di prendere a pugni Harry, e da quando erano quello che erano fu felicissimo di picchiarlo.
"Come cazzo hai potuto? Avete esagerato!"
Harry gli bloccò i pugni, ma Colin iniziò a scalciare.
"Non prendertela Evans, sapevi che l'ultima vendetta dell'anno sarebbe stata memorabile."
Colin lo guardò talmente male che Harry quasi si spaventò.
Era incazzato nero, Harry gli aveva solo detto che avrebbero indossato delle maschere e finto di essere gli stupratori di cui parlavano i telegiornali, non gli aveva detto che li avrebbero messi mezzi nudi, o che avrebbero beffeggiato in questo modo Mike e gli altri, spaventandoli a tal punto.
Colin si arrese, e Harry gli lasciò i pugni. Colin ne approfittò per restituirgli la ginocchiata nelle palle, per poi avvicinarsi al suo orecchio e dirgli con palese orrore: "Montgomery il problema è che io sapevo fossi tu, eppure ho avuto lo stesso paura. Davvero complimenti."
Colin aveva avuto paura dell'uomo che lo stringeva tra le sue braccia di notte. E Harry morì un po' dopo quelle parole.
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How many secrets can you keep?
FanfictionErano anni che,in quell'università, la squadra di calcio e quella di basket erano in guerra,il loro odio veniva tramandato di generazione in generazione. Ci sono dei segreti,però, che devono restare tali, e altri,invece, che continueranno a distrugg...