Capitolo 14

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Harry si sentì morire. Lui non voleva spaventarlo, non gli aveva detto tutto il piano, ma cazzo era lui, come aveva fatto ad avere paura. Forse per la ginocchiata? Era impossibile, Colin era intelligente, sicuramente aveva intuito il perché l'avesse fatto. Era perché l'aveva fatto spogliare? Forse non gli andava che gli altri lo vedessero in mutande? Con le sue mutande tra l'altro. Ma non poteva aver paura di farsi scoprire, le mutande maschili sono tutte uguali, lui l'aveva capito semplicemente perché sapeva che Colin usava mutande completamente di un colore mentre le sue avevano la scritta della marca colorata.
Luke si avvicinò avendo intuito qualcosa.
"Vai da lui, con questa rissa nessuno noterà nulla."
Harry annuì ancora perso nei suoi pensieri.
Notò per terra la cravatta di Colin, la prese tra le mani e la infilò nella tasca dei pantaloni.
Fuori la palestra molti ragazzi si complimentarono per la bellissima idea mentre altri non nascosero il proprio disgusto per il pessimo scherzo. Tra le varie inutili facce vide Colin parlare con Cher. Lei lo stringeva tra le sue braccia accarezzandogli i capelli, e pensare che lei lo stesse consolando lo face scazzare parecchio, e li raggiunse velocemente.
"Evans dobbiamo parlare."
Colin sussultò. Immaginava che Harry l'avrebbe cercato ma non credeva si avvicinasse a lui con tutta quella gentaglia curiosa in giro.
"Non abbiamo nulla da dirci."
Harry posò il suo sguardo ghiacciato sulle mani di Cher tra i capelli del biondino. Il grissino biondo notando quell'occhiataccia lasciò subito la presa su Colin, restando però lì ferma ad osservare la scena.
"Ho detto che dobbiamo parlare."
Il suo tono non prometteva nulla di buono, ma davvero non sapeva come fare. Se fosse stato per lui l'avrebbe preso di peso e portato a casa, nel suo letto a fare la pace come meglio sapevano fare, ma visto che c'era Cher lì, e anche tanti altri studenti, doveva fare la parte del ragazzo di ghiaccio.
"Io invece ti dico che non abbiamo nulla da dirci."
Dicendo questo, fece passare un suo braccio dietro la schiena di Cher e se la portò più vicino. Harry non ci vide più. Scaraventò il grissino biondo lontano e prese Colin per un braccio trascinandolo nella sua auto, senza curarsi delle occhiate confuse e anche un po' preoccupate della gente, o delle grida di protesta di Colin e anche quelle civettuole di Cher.
Entrati in macchina Harry fece scattare le sicure.
"Guarda che non ho intenzione di buttarmi fuori dall'auto in corsa!"
"Con te non si è mai sicuri."
Harry sorrise ma appena vide lo sguardo per nulla divertito di Colin tornò subito serio. Sarebbe stato più difficile del previsto.
Colin guardava fuori dal finestrino, ormai protestare non serviva a nulla. Era incazzato, non riusciva manco a guardarlo in faccia senza mostrare l'espressione ferita o delusa, era più forte di lui. Poi come si era permesso di trascinarlo via così? Avanti a tutti? Doveva pensare ad una scusa plausibile altrimenti qualcuno avrebbe fatto qualche domanda, e lui non voleva venisse tutto fuori.
"Volevi parlare, parla!"
Harry si rilassò un po', parlarne era un buon inizio.
"Mi dispiace, forse abbiamo esagerato..."
"Forse?" Colin fece una risata amara prima di continuare: "Avete finto di essere stupratori, ma va bene, lo scherzo poteva starci. Ci avete legati e umiliati, ma andava bene lo stesso, volevate vendicarvi, abbiamo messo uno striscione offensivo e abbiamo festeggiato nella vostra palestra, quindi potevamo capire anche questo. Ma poi avete riso della nostra paura, cazzo Mike ha pianto, lo conosco da anni non l'ho mai visto così spaventato, e voi ridevate! Tu ridevi!"
Continuava a scuotere la testa mentre la rabbia continuava a scorrergli nelle vene, mentre Harry riusciva solo a guidare e a pensare che il biondino avesse dannatamente ragione.
"Non è finita, spiegami che motivo c'era di farci stare in mutande, quale?"
Harry parcheggiò l'auto sotto il suo palazzo, senza avere la forza di spiccicare parola.
"Cazzo rispondi, quale?"
Harry non sapeva come rispondere, volevano umiliarli, fargliela pagare e quando hanno dato l'idea non poteva tirarsi indietro. Avrebbe voluto, avrebbe voluto poter dire :"No, il mio ragazzo fa parte di quella squadra e io non posso fargli questo" ma non poteva, Colin voleva tenere tutto segreto, allora non poteva lamentarsi, doveva accettarlo come il ragazzo di ghiaccio avanti agli altri, era stato lui a decidere, non poteva fargliene una colpa. Ma ovviamente restò in silenzio, non voleva peggiorare la situazione, sapeva che se avesse alzato questa questione sarebbero arrivati ad un punto di non ritorno, e lui non era pronto, lui aveva ancora bisogno di quel biondino che con aria minacciosa aspettava una sua risposta.
"Volevamo umiliarvi..."
Colin scoppiò a ridere, con la bocca e non con gli occhi.
Harry lo guardava e si sentiva sempre più morire, pensava che le parole dette in palestra l'avessero un po' ucciso, ma si sbagliava, ad ucciderlo era stata proprio quella risata aspra.
"Umiliarci? Farci spogliare e farci bere pipì va oltre l'umiliazione. Ma che cazzo di mente malata avete?"
"A te non era pipì..." cercò di difendersi invano.
"Ah vero, hai avuto la decenza di mettere dell'acqua nella tua pistola. Ti aspetti un ringraziamento? Non lo avrai perché è stato il gesto a farmi incazzare. Poi ridevate cazzo, eravamo terrorizzati! Io sapevo che eravate voi, ma davvero non sapevo dove potevate spingervi."
Si fermò un attimo, la rabbia stava scemando, ma i suoi occhi erano ancora pieni di delusione.
"Io ho avuto paura di te."
E Harry morì ancora.
Si sporse verso il sedile del biondo per prenderlo tra le braccia, ma Colin lo scansò.
"Mi dispiace, Colin. Saliamo in casa, ti preparo una camomilla e mi faccio perdonare..."
"Ma lo capisci che con il sesso non risolvi nulla?"
Aveva urlato così tanto che Harry per lo spavento si era ammutolito e attaccato allo sportello del lato del guidatore.
Appena afferrato il significato di quelle parole capì che Colin ancora non aveva capito un cazzo di lui.
"Sesso?  Ma chi cazzo ha parlato di sesso?! Sei tu quello che ha appena rifiutato un abbraccio, e ok, ti ho spaventato con quel fottuto scherzo, ma ora sono qui e sono io!"
Stava alzando anche lui la voce, e vide Colin cercare di aprire lo sportello ma non poteva scappare, erano ancora bloccati.
"Colin guardami mentre parlo!"
Il biondo ubbidì un po' intimorito dal tono duro del moro.
Harry gli prese il viso tra le mani e fece un profondo respiro.
"Mi dispiace. Se potessi tornerei indietro e non farei nulla del genere. Mi odio perché ti ho spaventato, e voglio rimediare. Mi dispiace per la ginocchiata ma sai che se non l'avessi fatto avrebbero fatto domande, e tu non vuoi. Mi odio per aver riso dinanzi alle paure dei tuoi amici, ma cazzo Mike ha avuto l'idea della palestra e ti mentirei se ti dicessi che le risa erano finte, ma ero scazzato per aver perso il primo posto quest'anno, e per tutto quello che era seguito. Ma se avessi saputo che sarebbe successo questo, per te, avrei agito diversamente. Ti prego ancora, perdonami."
E titubante avvicinò le sue labbra a quelle del biondo, ormai screpolate per quanto le aveva morse.
Colin non lo respinse ma non ricambiò il bacio.
Quando Harry si allontanò un po', vide nei suoi occhi ancora quel velo di delusione. Fece scattare il blocco delle sicure e vide Colin catapultarsi fuori dall'auto e prendere lunghi respiri, come se fino ad allora avesse trattenuto il fiato.
Scese dall'auto e si avvicinò. Colin non lo guardava, e quando parlò Harry dovette sforzarsi per sentirlo.
"Sono troppo arrabbiato ora, magari se ne parliamo domani, con più calma, è meglio."
Harry si illuminò a quelle parole. Non poteva pretendere un perdono istantaneo ma già era qualcosa.
Senza rifletterci si ritrovò a stringere quel corpicino pallido tra le braccia, e fece scorrere i suoi capelli tra le sue lunghe dita, come a far dimenticare a quei capelli il tocco femminile di Cher per imprimere il suo, più mascolino e sicuramente più affettuoso.
Colin si lasciò stringere, e cacciò via le lacrime. La persona che lo stava accarezzando non era la stessa che si trovava in quella palestra, e questo pensiero lo consolò.
"Andiamo a letto? A dormire, lo giuro!"
Accompagnò la frase con una mano sul petto strappando un piccolo sorriso a Colin.
"Forse è meglio se torno al dormitorio, voglio vedere come stanno gli altri."
"Ah, si si, giusto. Allora ti accompagno."
Risalirono in auto e Harry già sentiva la mancanza del corpo caloroso schiacciato al suo.
Parcheggiò l'auto non molto lontano dal campus e si avvicinò per salutarlo con un bacio. Colin come prima non si scansò ma non ricambiò. Harry accettò in silenzio questa sua decisione.
"Che dico per il fatto che mi hai trascinato via?"
Cosa? Ah giusto, la bugia, un'altra. Harry si stava davvero stancando di quella situazione.
"Dì quello che ti pare"
"Dobbiamo essere d'accordo per dire le stesse cose, lo sai."
Si, sfortunatamente lo sapeva.
"Ok, diciamo che ti volevo solo spaventare. Puoi anche dire che ti ho chiuso in auto e poi portato a sperdere e sei dovuto tornare da solo a piedi e hai incontrato uno gnomo che ti ha aiutato a trovare la strada del ritorno, ma la strada era lunga e buia, quindi è arrivato in tuo aiuto un unicorno e..."
Avrebbe continuato all'infinito a dire minchiate se non avesse sentito la bellissima risata di Colin, una risata che non aveva nulla a che fare con quella dolorosa di poco prima, no, questa risata era il motivo per il quale Harry accettava di dover vivere tra tutte quelle bugie.
"Direi che è meglio dire che abbiamo litigato"
Dicendolo gli assestò un pugno in un occhio.
"Ecco così è più credibile."
Harry prima lo guardò male, ma vedendo la faccia convinta di Colin, scoppiò a ridere, gemendo un po' per il dolore all'occhio.
"La mia idea era decisamente migliore e meno dolorosa, ma se tu vuoi così, chi sono io per evitarti un occhio nero?"
Colin stava per dire che no, l'importante che solo uno dei due sembrava ammaccato, quando Harry gli restituì il pugno spaccandogli anche un po' il sopracciglio.
"Ecco fatto. La tua bugia sarà credibile ora."
Colin fece finta di non aver notato il tono sarcastico.
"Questi giorni li passerò con la squadra e Cher, in settimana tutti tornano a casa per le vacanze."
Oddio le vacanze. Sarebbe partito anche Colin, come avrebbe fatto mesi senza di lui?
"Tu quando parti?"
"Non lo so, di solito parto subito dopo gli esami e le partite, ma stavolta, beh ci sei tu"
Harry sorrise, Colin stava cambiando i suoi programmi per lui, anche se era arrabbiato.
"Cher parte tra due giorni, va a Parigi per tutta l'estate, mi ha invitato"
Si appannò la vista all'idea di Colin e il grissino biondo sotto la torre Eiffel, ma subito si riprese sentendo il continuo.
"Ma ho rifiutato, l'estate è l'unico periodo dell'anno in cui posso stare con la mia famiglia, quindi preferisco tornare a casa. Jason torna a casa quando parto io, tanto i suoi vivono in zona."
"Potremmo passare del tempo insieme, io raggiungo i miei negli Hampton ad agosto, fino a metà luglio sto qui."
Colin non chiese delle due settimane finali di luglio, aveva il sospetto c'entrassero con quella Gwen, e non aveva proprio bisogno di una bugia di Harry, non in quel momento, quindi evitò proprio di chiedere.
"Certo, va bene."
Fece un sorriso tirato e scese dall'auto.
Mentre si allontanava Harry riuscì solo a pensare che non gli aveva dato nessun bacio.

Erano passati due giorni e Colin era sfuggente.
Harry non poteva manco andare all'università visto che non c'erano corsi e quindi sarebbe stato troppo sospetto. Iniziò a rimpiangere i giorni in cui doveva fingere di odiare il biondino, perché almeno lo vedeva, era lì, sapeva che faceva e con chi era, ora invece continuava a girare per casa con il cellulare che suonava a vuoto.

Colin era nella stanza di Mike ad ascoltare per la milionesima volta le idee che la sua squadra aveva per la vendetta.
"Abbiamo tre mesi per pensarci visto che i corsi cominciano ad ottobre, avete l'estate per pensare ad una buona vendetta, ora per favore smettiamola di parlare della festa, non ce la faccio più!"
Colin sbottò senza rendersi davvero conto di quello che aveva detto. Ma davvero ero esausto di sentire tutto quello, voleva solo dimenticare la paura e il litigio. A lui non fregava nulla della vendetta, voleva solo riuscire a perdonare Harry, e passare dei giorni con lui lontano dall'università, senza doversi nascondere. Aveva fantasticato molto su quei giorni, e ora che erano arrivati trovava difficile anche solo parlare col moro. Lo stava evitando da qualche giorno, e stava male. La rabbia ormai aveva lasciato il posto solo alla delusione, ma sapeva bene che amare Harry significava accettare anche il ragazzo di ghiaccio, quindi doveva solo andare da lui e dirgli che gli sarebbe passata, che l'avrebbe perdonato perché senza di lui non riusciva proprio a starci.
Jason subito arrivò in suo soccorso.
"Ragazzi, è vero, siamo tutti incazzati, ma siamo in vacanza, pensarci ora è da masochisti, ci penseremo, tanto la vendetta è un piatto che va servito freddo, state tranquilli, che gliela facciamo pagare."
Tutti si trovarono d'accordo.
Colin poi li salutò, doveva salutare Cher che sarebbe partita quella sera stessa. La raggiunse nella sua stanza trovandola a sistemare le ultime cose.
"Sei sicuro di non voler venire con me?"
Colin si sdraiò sul letto guardandola piegata a chiudere una valigia.
"Voglio tornare a casa, già ne abbiamo parlato."
Lei si sedette sulla valigia facendo pressione per chiuderla.
"Si, ma parliamo di Parigi, e puoi tornare quando vuoi, lo sai."
Colin la guardò con un sopracciglio alzato.
"Perché vuoi che venga? Non ti basta sopportarmi nove mesi l'anno? E poi così sarai libera di fartela con chi ti pare, lì potrai essere chi ti pare."
Cher rise di gusto.
"Io sono sempre chi mi pare."
E Colin rise con lei.
"Comunque insisto perché ti vedo strano, noi non parliamo mai di queste cose, ma davvero, Colin, secondo me devi un po' cambiare aria."
Colin si mosse a disagio sul letto. Era impossibile che la sua ragazza non avesse notato un cambiamento negli ultimi mesi, e trovò anche dolce il suo bisogno di aiutarlo.
"Sto bene, tranquilla."
Lei gli si avvicinò, sedendosi al bordo del letto.
"C'è molta differenza tra stare bene ed essere felici, ricordatelo."
"Io sono felice!" disse convinto.
Cher lo scrutò un po'.
"In questi due giorni non sei stato né bene e né felice. Capisco la rabbia per quello scherzo, ma ve la siete cercata, cioè vi punzecchiate a vicenda, c'era d'aspettarsi che qualcuno esagerasse. Non li sto giustificando, anzi, sai quanto odio queste bambinate, ma non puoi rovinarti l'estate per questo."
Voleva baciarlo, ma poi ci ripensò. Un bacio tra di loro non sarebbe stato più falso.
"Ora ricordo perché io e te scopiamo e basta."
Cher gli diede un piccolo pugno sul braccio, e poi rise.
"Ricordati che sono sempre la tua fidanzata!"
Lui la tirò a sé e gli scoccò un bacio sulla guancia.
"Sei la fidanzata peggiore del mondo."
E si ritrovarono a ridere come non facevano insieme da parecchio.
"Mi è mancato questo, io e te. Non riusciremo mai ad amarci, ma sei un buon amico, anche se ultimamente sembra che non mi sopporti."
E finse un piccolo broncio.
"E tu quando non fai la puttana giuliva, sei davvero simpatica."
"Mi piace scopare, non farmene una colpa! E comunque volevo ringraziarti, sai per stare con me."
"Ehi, fermati, non devi ringraziarmi. Tra me e te va così, stare insieme ci serve, e se siamo amici va anche meglio."
"E poi hai un bel cazzo!"
"Eh si, ho proprio un bel cazzo."
E Cher gli si buttò addosso facendogli il solletico.
Colin poco dopo uscì dalla stanza della sua ragazza e decise di fare una chiamata. Cher aveva ragione, in quei giorni stava male, e la sua felicità aveva un unico nome: Harry.

Cher prese il taxi, e invece di dare l'indirizzo dell'aeroporto, decise di farsi portare prima in un altro posto.
Arrivati a destinazione, guardò il palazzo attraverso il vetro dell'auto. Era la prima volta che andava lì, eppure gli sembrava così familiare quel luogo. Poco prima aveva detto a Colin che tra stare bene ed essere felici c'era differenza, e lei era riuscita solo a pensare che non si ricordava l'ultima volta in cui si era sentita davvero felice, pensando che c'erano giorni in cui lo era davvero.
"Che fa non scende?"
Il tassista la riportò alla realtà.
"Si, scendo. Mi aspetti qui."
Scese e si avvicinò al portone, proprio in quel momento un uomo in giacca e cravatta uscì trafelato, lasciandole il portone aperto.
Lei sorrise, e entrò in ascensore. Salì all'ultimo piano.
Conosceva bene quell'indirizzo, ma era la prima volta che decideva di usarlo.
Era ferma davanti la porta, e dopo aver esitato un po' bussò.
Dopo una breve attesa, un ragazzo alto, con capelli e occhi di un banalissimo castano, e con un piercing al sopracciglio sinistro, aprì la porta con dei pantaloncini e una canotta sporca di salsa (forse?) e a piedi nudi.
Cher sorrise a quella visione, da piccoli era solita vederlo così, anche sporco di fango, o con pigiamini ridicoli, ma ora, a distanza di anni, si sentì un po' in imbarazzo.
"Ciao Luke"
Luke si portò subito le mani nei capelli per sistemarli, ma ormai il danno era fatto, era semplicemente impresentabile davanti agli occhi della ragazza che amava da, più o meno, sempre.
"Non è buon educazione lasciare le persone alla porta, se lo sapesse tua madre ti farebbe una testa così."
"Oh, entra, vieni. Solo che non mi aspettavo una tua visita."
Lei entrò e si accomodò sul divano che gli aveva indicato Luke.
"Scusami, in realtà ho deciso dieci minuti fa di fermarmi da te."
Lui le offrì da bere, ma lei rifiutò, dicendo che doveva fermarsi poco perché c'era il taxi ad aspettarla.
"Come mai sei qui?"
Lei ignorò la domanda, facendo l'unica che gli martellava in testa da anni.
"Perché hai smesso di essermi amico?"
Luke sapeva dove volesse andare a parare, ma fece il finto tonto.
"Cher, noi siamo amici"
Lei scosse la testa, facendo ondeggiare i suoi meravigliosi capelli biondi.
"No, perché hai smesso di essere l'amico che si tuffava nel fango con me? Cioè non che ora vorrei sporcarmi di fango, ma perché hai smesso di tirar fuori l'animo maschiaccio che c'era in me?"
"Cher, perché me lo stai chiedendo solo ora?"
Continuava a ripetere il suo nome, come per convincersi che lei era davvero lì, e che stavano facendo un discorso che avrebbe dovuto aver luogo molti anni prima.
"Non lo so, so solo che io non ricordo l'ultima volta che sono stata felice, ricordo solo che quando eravamo amici queste domande non me le ponevo, perché sapevo già di essere felice."
Luke non riusciva a credere che Cher stesse arrossendo. Sinceramente si sentiva anche un po' preso per il culo. Arrivava dopo anni a dissotterrare una questione che si erano lasciati alle spalle, perché lei di certo non sapeva che lui non ci dormiva la notte per trovare delle risposte. E ora, lei stava chiedendo a lui, quasi incolpandolo della fine della loro amicizia, quando proprio lei era diventata un'altra persona.
"Io ho smesso di esserti amico perché tu stavi diventando un'altra persona, te lo devo ricordare io cosa è successo alla Cher che si sporcava di fango facendo incazzare la madre dopo che ha perso la verginità? Ti è bastato assaggiare un cazzo per diventare quello che sei ora."
Ok, non voleva essere così diretto. Ma lei gli era piombata in casa, dicendo che c'era il taxi giù ad attenderla, come se quella questione potesse essere risolta in un battito di ciglia. Che pretendeva? Diventare migliori amici e fare marachelle insieme come quando avevano sedici anni? No, lui non voleva questo, e soprattutto, forse, non voleva questa Cher.
Lei si sentì pungere in viso.
"Che intendi dire? Che significa "quello che sei ora"? Cosa sarei?"
"Una puttana."
Fu solo un sussurro, ma lei lo sentì, e con le lacrime agli occhi uscì da quell'appartamento, senza aggiungere altro.
Era stato un errore andare a cercare delle risposte. Ma come biasimarlo, lei era una puttana, ma sentirlo dire dalla persona con la quale era cresciuta gli spezzò il cuore.



N.d.a.
Salve,
ho aggiornato prima possibile e già sono all'opera per il prossimo capitolo.
Che ne pensate di Cher e Luke? Ho voluto dare un po' di spazio ai loro personaggi perché saranno utili nei prossimi capitoli, e capire per bene cosa succede tra loro mi sembrava carino.
Mi sto appassionando anche al rapporto particolare di Cher e Colin.
In tutta sincerità adoro Cher, soprattutto perché mi piace descrivere una persona come lei, così fuori dal comune.
Tornando a Colin e Harry, beh si avvicina l'estate e loro passeranno del tempo insieme, chissà se tutto andrà per il verso giusto. Francamente ammetto di non avere buone intenzioni, ma chissà... Ok, la smetto, giuro!
Mi raccomando fatemi sapere cosa ne pensate, e accetto volentieri consigli e critiche istruttive.

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