Capitolo 7

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"Bianco o blu?"
Colin lo fulminò con lo sguardo.
"Allora?"
"Davvero mi stai chiedendo di che colore fare gli inviti per il tuo compleanno, festa alla quale io non sarò invitato?!"
Harry sorrise:"Si, te lo sto chiedendo davvero, visto che non ricevere l'invito non ti ha mai fermato dal presentarti."
"Mi stai autorizzando a venire e rovinarti la festa come sempre?"
"Tu e la tua squadra non l'avete mai rovinata, i vostri scherzi stupidi non mi hanno mai toccato più di tanto."
"Sicuramente la spogliarellista di 200 kg ti ha toccato di più"
"Non me lo ricordare, quello scherzo mi ha traumatizzato, sto facendo ancora gli esercizi per la mente per dimenticare quel quarto d'ora."
Entrambi risero al ricordo.
"Verrai alla festa e farai qualche scherzo stupido, la tua squadra farà domande se non vorrai farlo."
Colin sapeva che Harry aveva perfettamente ragione, ma non aveva intenzione di rovinargli la festa soprattutto dopo aver visto l'espressione quasi speranzosa negli occhi del moro. Sapeva bene che Harry non l'avrebbe mai ammesso ma lo voleva a quella festa, e non gliene fregava nulla se l'avessero rovinata, lui lo voleva lì, e Colin non l'avrebbe deluso.
"Decisamente blu."
Il sorriso da bambino che spuntò sul viso del moro gli fece capire che sarebbe stata la sua rovina, ma non se ne curò.

Erano le 7.55 di martedì e Colin osservava Harry distribuire gli inviti, rigorosamente blu, per la sua festa di compleanno. Notò che tutti, ma proprio tutti, erano stati invitati, tranne, ovviamente, la squadra di calcio. Era ovvio che tutti si illuminassero alla vista dell'invito, le feste di Montgomery erano sempre le migliori, piene di alcol e senza vicini rompipalle.
"Già hai pensato a come rovinargli la festa?"
Cher gli spiaccicò in faccia l'invito mentre parlava. Lei trovava quella guerra stupida e senza senso, ma preferiva sapere quando il proprio fidanzato pensava a qualche cazzata, odiava trovarsi impreparata. Colin non guardò neanche l'invito, lo conosceva bene, non era nemmeno sorpreso che Cher fosse stata invitata, lei era popolare, e Harry invitava davvero tutti alle sue feste, e poi era amica d'infanzia del miglior amico di Harry, quindi che fosse la sua fidanzata era solo un dettaglio irrilevante quando si parlava di far baldoria.
"Sinceramente ci sto pensando..."
"Per quest'anno non potresti evitare?" sapeva bene che Colin non l'avrebbe ascoltata, ma lei ci provava lo stesso ogni volta.
Il sorrisino poco rassicurante che ricevette le fece solo credere di essere fidanzata con un cretino.
Scosse la testa e scocciata da quella conversazione lo baciò e se ne tornò dalle sue amiche.
La guardò ancheggiare lontana da lui, e pensò che avrebbe davvero voluto ascoltare il suo consiglio e lasciar perdere per quella volta, ma non poteva. In realtà, aveva deciso di lasciar decidere a Jason lo scherzo, lui voleva solo essere uno spettatore, soprattutto perché aveva la mente occupata: cosa cazzo regalare ad una persona che ha praticamente tutto? Harry di certo non si aspettava un regalo, ma voleva sorprenderlo, e mentre ci pensava si avviò in classe. Arrivato si sedette accanto a Jason che già parlava dell'atteso compleanno sparando a raffica tutte le idee che la sua mente malata gli proponeva. Colin annuiva senza ascoltarlo, e per la prima volta fu felice dell'entrata del professore.

"Ragazzi questa settimana ci alleneremo tutti i giorni, venerdì abbiamo un'importante partita e..."
Colin non ascoltò più dandosi dello stupido, era così impegnato a pensare al regalo e allo scherzo che aveva completamente dimenticato della partita e non poteva permettersi alcuna distrazione, dovevano vincere.
"Festeggeremo la vittoria con uno scherzo meraviglioso a quel bastardo di Montgomery"
Riuscì a sentire solo questo, iniziando a correre per il perimetro del campo e iniziando il riscaldamento. Lui era il capitano, doveva essere il primo a concentrarsi, quindi avrebbe rimandato tutte le decisioni a dopo la partita, avrebbe avuto 24 ore per decidere tutto, visto che la festa era di sabato. Sapeva di essere fregato.
Quel pomeriggio dopo gli allenamenti andò a casa di Harry, ormai avevano capito che vedersi lì era meno rischioso di qualsiasi luogo appartato all'università. Voleva dirgli che quella settimana non si sarebbero visti perché doveva solo allenarsi, allenarsi e ancora allenarsi, e non poteva perdere tempo a farsi scopare, e a farsi pippe mentali su un ipotetico regalo perfetto. Ma appena Montgomery aprì la porta e lo tirò dentro schiacciandolo poi contro la porta chiusa, tutti i buoni propositi andarono felicemente a farsi fottere.
"Harry, scopami"
Harry non se lo fece ripetere due volte. Scoparono lì, appoggiati alla porta di casa, con le gambe del biondo a cingergli i fianchi, con il suo cazzo tra le natiche, a sussurrarsi le peggio cose nelle orecchie. I loro baci erano spinti dalla foga, dal desiderio di divorarsi, come se Harry sapesse che quella sarebbe stata l'ultima scopata prima di una lunga settimana senza il biondino. Colin gli sussurrava di andare più forte mentre gli leccava il lobo e lo mordeva fino a sentire i grugniti del moro. Harry lo teneva per i fianchi e lo impalava con forza, faceva scendere le mani sul quel culo fatto apposta per appoggiarci i palmi, gli baciava il collo e si perdeva nei gemiti che Colin rilasciava dritto nelle sue orecchie.
Dopo il litigio qualcosa tra loro era cambiato, il sesso non era più solo per sfogarsi ma era passione pura, voglia di appartenersi per poche ore, e bisogno di sentirsi pieni e, in un certo senso, completi. Non si parlavano molto, come sempre, ma semplicemente perché avevano imparato a capirsi con gli sguardi e ad attendere, si aspettavano, sapevano che quando sarebbe stato il momento si sarebbero parlati, e nessuno dei due aveva fretta.
"Harry, non smettere mai di fottermi così"
Con queste parole trascinate venne tra i loro stomaci, e Harry ormai sopraffatto da tutta quella frenesia si lasciò andare venendo con un gemito più forte degli altri. Tenne Colin ancora per un po' tra le sue braccia, quando entrambi smisero di tremare per la potenza dell'orgasmo lo lasciò andare, e sorrise vedendo il biondo che a stento riusciva a tenersi in piedi e a camminare. Lo riprese in braccio e lo portò sul divano, lo coprì con la coperta e andò a preparare del caffè.
"Evans se non lo scegli giuro che rompo il patto!"
Erano sdraiati sotto una coperta leggera a bere il caffè.
"Ma ne sono tanti, poi di alcuni già conosco il significato" dicendo questo fece passare un dito sulla scritta della canzone nell'interno del braccio "altri invece posso immaginarlo da solo. Tipo questo" toccò la ragnatela sul gomito "inizialmente mi sono fatto delle idee mie, ma poi ho visto quello" indicò la gigantografia di spiderman attaccata al soffitto "e ho capito tutto" disse ridendo già.
"Beh, mi piace, è lì per proteggermi!" Harry rise mentre lo diceva, sapendo di sembrare un bambino con quelle parole.
"Resta inquietante."
"Ce ne sono tanti, ti prego sceglilo, sai che non ho pazienza"
Colin si morse il labbro e indicò le cuciture disegnate sul polso, notando che ce ne era una anche sulla caviglia, e lo guardò facendogli capire che aveva scelto.
Harry sospirò.
"Sono cuciture"
"Come le bambole di pezza delle mie sorelle" lo disse più a se stesso che ad Harry.
"Una persona può cadere a pezzi, ma può essere ricucita, tornando quasi intera." E pensò inevitabilmente alla persona che l'aveva aiutato a ricucirsi, pensò a Gwen.
Colin abbassò lo sguardo, quelle parole l'avevano scosso, ma vedendo lo sguardo un po' perso di Harry lo baciò assaporando il sapore di caffè.
Harry sorrise nel bacio, aveva imparato che quando Colin non sapeva che dire o non voleva essere invadente lo baciava, e a lui piaceva da morire quel modo di essergli vicino senza bisogno di parlare.
Colin si accese una sigaretta e all'improvviso si ricordò il perché era andato lì.
"Harry"
Si l'aveva chiamato proprio per nome.
"Questa settimana non possiamo vederci, ho una partita e devo allenarmi..."
"Sabato sera ci sarai?"
"Ovvio" subito si affrettò ad aggiungere "io, la mia squadra e lo scherzo stupido saremo presenti!"
E Harry per la prima volta fu felice di ricevere uno scherzo, perché questo significava avere Colin lì a cantargli tanti auguri.
"Quand'è la partita?"
"Venerdì mattina"
Harry lo osservò fumare nervosamente, allora gli levò la sigaretta dalle labbra e la spense nella tazzina vuota lì vicino.
"Se non l'avessi notato, la stavo fumando" disse stizzito, intento già ad accenderne un'altra.
Harry non si scompose prendendo anche l'altra e spezzandola, poi prendendo tutto il pacchetto dalle mani di Colin e gettandolo lontano.
"Che cazzo fai?" Colin lo fissò con aria truce.
"Tra pochi giorni hai una partita e non puoi fumare, e poi da quando trovi questo impellente bisogno di farlo? Di solito ti freghi solo le mie"
Aveva ragione, ma come spiegargli che era nervoso per la partita, aveva paura di non riuscire a concentrarsi abbastanza, e la colpa era solo sua.
Harry notando che Colin non diceva nulla arrivò alle sue conclusioni.
"Fumare non risolverà il tuo nervosismo per la partita"
Ovvio che capiva, anche lui era un atleta, anche lui si faceva prendere dall'ansia, anche se nessuno lo credeva possibile.
Colin si passò una mano sul viso, non gli piaceva farsi vedere così debole da lui, ma effettivamente era la verità, inutile negarla.
"Senti Evans" gli mise un dito sotto il mento e lo costrinse a guardarlo negli occhi. Si ostinava ancora a chiamarlo per cognome per tenere ancora una certa distanza, ma guardandolo capì di dover dire qualcosa, odiava vederlo così, e aveva quella vocina nella testa che continuava a ripetere che doveva prendersi cura del biondino, con quegli occhi verdi troppo espressivi, che lo facevano essere un libro aperto, e quelle labbra fatte apposta per essere baciate e fare pompini ovviamente. Doveva proteggerlo da tutto quello che c'era al di fuori delle sue braccia.
"Sei il capitano della tua squadra, questo come minimo significa che sei bravissimo a calciare un pallone, hai ancora dei giorni per prepararti meglio, la partita andrà bene..." non sapeva come continuare, non era bravo con i discorsi di incoraggiamento, allora pensò di buttarla su quello che sapevano fare meglio insieme dicendo:" venerdì sera sarò a casa, ti aspetterò qui, se vincerai passeremo la notte insieme, festeggiando come piace a noi..."
"E se perdiamo?"
"Ti aspetterò lo stesso qui, per consolarti come nessun altro potrebbe fare."
Il sorriso dolcissimo che seguì gli fece sciogliere il cuore.
Colin si accoccolò sulla sua spalla senza dire nulla, sorridendo come un ebete.
Non erano bravi a coccolarsi, ma quella sera restarono su quel divano e Colin lasciò che Harry gli accarezzasse i capelli, godendosi la sensazione di protezione.
Qualcosa era cambiato, lo sapevano entrambi, ma nessuno pensò che i cambiamenti, a volte, invece di salvarti, possono distruggerti ancora di più.

Venerdì mattina faceva caldo, e Harry stava sudando con quel cappellino non proprio estivo a coprirgli la testa. Era sugli spalti del campo di calcio, in incognito. Ci stava prendendo gusto ad assistere alle partite, gli piaceva guardare Evans correre, sudare, soprattutto sudare, passare o fare goal. Quel giorno però era lì perché non aveva lezione, e voleva essere di sostegno morale al biondino, anche se non sapeva che era tra il pubblico. Vide Cher salutare, tifare e uccidere con lo sguardo tutte le ochette che sbavavano dietro Colin. Sentì un nodo stringersi allo stomaco quando dedicò il primo goal alla sua fidanzata, indicandola e poi avvicinarsi per baciarla, con lo sguardo d'invidia del pubblico puntato contro. Quanto cazzo piaceva a quei due dare spettacolo, fingevano una meraviglia, ma poi chi cazzo ci credeva se più della metà del pubblico maschile era stato con Cher, e metà pubblico femminile era stato con Colin, bah!

Colin non ce la faceva più, mancavano dieci minuti al fischio di fine partita, stavano due a uno, stavano vincendo, ma le sue gambe non reggevano, aveva corso tantissimo e giocato come mai prima, forse perché aveva davvero voglia di passare la notte con Harry. Da quella volta al lago non avevano più dormito insieme, anche se avesse perso sarebbe rimasto da lui, ma voleva che il moro fosse fiero di lui, voleva dimostrargli che era fottutamente bravo da meritarsi di passare una notte insieme, e poi gli serviva per l'idea che aveva avuto per il suo regalo. Niente di particolare, anzi, forse troppo sentimentale, ma se aveva capito qualcosa del ragazzo di ghiaccio, quest'ultimo ne sarebbe stato contento.
Finalmente l'arbitro fischiò, e Jason seguito dal resto della squadra gli saltarono addosso. Decisero di festeggiare la sera tutti insieme andando a cena col coach, e Colin corse al dormitorio. Incartò, non proprio bene, il regalo e poi andò nella cucina della mensa iniziando ad impastare. Aveva pregato la responsabile della cucina per lasciargli le chiavi almeno per qualche ora, promettendo di sistemare e lavare tutto quello che avrebbe sporcato. Fortunatamente la sua faccia d'angelo serviva a qualcosa e ora era libero di preparare una piccola torta panna e cioccolato.

Harry era in casa ad aspettare Colin, era mezzanotte passata e del biondino nemmeno l'ombra. Gli aveva detto che andava a cena col resto della squadra ma che massimo le undici era da lui. Quindi era uscito con Luke giusto per una birra ed era tornato prestissimo, inventando una scusa banalissima per non aspettare la mezzanotte con l'amico. Non aveva idea di come si era ridotto in quello stato, stava passando i primi minuti del suo compleanno aspettando un fottuto biondino, ed era incazzato.
Quando suonò il campanello, aprì come una furia, intenzionato a prenderlo a calci nel sedere, ma quello che vide lo bloccò sulla porta: Colin era fuori la sua porta con una torta ricoperta di candeline, immaginò ne fossero ventuno, tutte accese, e con un sorriso che mostrava i denti bianchi e perfetti, iniziò a cantare tanti auguri. Lui era immobile, sull'uscio della porta, non aveva nemmeno fatto entrare Colin, che non se ne fregava di stare lì, cantava tutto contento.
"Che aspetti, esprimi un desiderio"
Harry in quel momento non aveva nessun desiderio da voler esprimere, almeno non per lui, quindi spense le candeline pensando a Colin, e a quanto l'aveva reso felice con quel gesto, che a pensarci bene era fin troppo sdolcinato per la loro relazione.
"Che dici mi fai entrare? Se non mi fai entrare porto la torta con me e la mangio tutta alla faccia tua" disse tutto senza prendere fiato e senza togliersi quel sorrisetto dalla faccia.
Harry lo fece entrare, e portarono la torta in cucina.
"Grazie, davvero" non trovò nemmeno difficile dirlo.
Colin sorrise, tagliò un pezzo di torta e glielo spiaccicò in faccia.
"E' tradizione, dicono che porti fortuna" non ci credeva manco lui visto che rideva come un pazzo, ma si fermò di colpo vedendo l'espressione non molto felice di Harry.
Iniziò ad indietreggiare ma finì contro il frigorifero, e si ritrovò anche lui con la faccia sporca di panna e cioccolato. Iniziò così una piccola lotta. C'era torta spiaccicata ovunque, soprattutto nei loro capelli e sui loro visi. Harry si stancò presto di quel gioco, prese Colin per i fianchi e iniziò a leccargli le labbra, poi le guance e tutta la superficie di pelle sporca di torta.
"E' davvero buona."
Continuava a leccarlo e spogliarlo, e Colin fece lo stesso. Leccarono via ogni traccia di panna e cioccolato dai loro visi, poi Harry lo trascinò sotto la doccia. Erano nudi, Harry lo insaponava e si lasciava insaponare. Si lavarono lentamente, sfiorandosi le intimità senza mai andare al dunque. Piaceva ad entrambi quell'attesa. Come si sa, Harry, però, ha poca pazienza, quindi presto si inginocchiò e prese il sesso di Colin tra le labbra. Baciò la punta, era delicato, voleva ringraziarlo per tutto quello che aveva fatto per lui. Colin abbandonò la testa sulla parete della doccia e guardava Harry che succhiava con dolcezza mentre il getto caldo colpiva la sua schiena. Gli strattonò i capelli facendolo alzare e invertendo le posizioni. Iniziò ad accarezzare il sesso del moro, baciando l'interno coscia, i testicoli e infine arrivare al membro eretto. Si prese cura della sua erezione, mettendo da parte la delicatezza e lasciando che Harry desse il ritmo spingendo il cazzo nella sua bocca. Aveva le mani piantate sui suoi glutei, e quando sentiva il membro di Harry arrivare troppo in fondo, stringeva e pizzicava le natiche senza però tirarsi indietro. Accolse tra le labbra tutto il piacere di Harry, ingoiando e assaporando il liquido dolce che tanto gli era mancato in quei pochi giorni. Si alzò, e prendendo il suo viso tra le mani lo baciò lentamente, poi avvicinò le sue labbra ad un suo orecchio e disse semplicemente:" Buon compleanno."
Harry in quel momento pensò che non poteva essere compleanno migliore. Si ricredette un attimo dopo quando vide Colin infilarsi due dita in bocca, e leccare come se le sue dita fossero un cazzo. Era sensuale da far schifo, e il moro si ritrovò presto con un'altra erezione tra le gambe. L'acqua continuava a scorrere sui loro corpi, rendendo tutto ancora più eccitante. Colin finì di simulare un pompino e si girò appoggiando una mano alla parete opposta della doccia, dando così una perfetta visuale del suo didietro ad Harry. L'altra mano arrivo alla sua apertura e Harry fu felice di essere venuto già una volta, altrimenti sarebbe venuto solo a guardare Colin prepararsi da solo. Si torturava le labbra, pregustando già il piacere che avrebbe provato nell'affondare nelle carni del biondo. Gli prese la mano con cui si stava preparando facendo spingere le dita più in profondità e sempre più velocemente.
"Ti prego, scopami, non ce la faccio più"
Cacciò via la sua mano e entrò dentro di lui con un'unica spinta.
"Cazzo Evans, mi fai impazzire quando fai la troia"
A quelle parole Colin si spinse ancora di più contro il membro del compagno che iniziò a spingere trovando presto la prostata e godendo dei gemiti e delle parole poco caste del biondino. Più spingeva e più aveva voglia di essere ancora più violento, e Colin si sentiva spaccare in due, ma gli piaceva così tanto da chiederne sempre di più. Venne poco dopo, tremando e gridando, si lasciò scopare ancora violentemente fino a sentire il liquido caldo riempirlo. Era la prima volta che lo facevano senza preservativo, maledicendosi per non averlo fatto prima. Si sentiva pieno, riempito dal piacere di Harry, e non trovavo nulla di più appagante.
Harry gli tirò i capelli fino a fargli girare la testa per poterlo baciare con passione.
"Eh si, è proprio un buon compleanno a me."
Lo lasciò andare, e uscì da lui, continuando però ad insaponarlo e lavarlo.

Colin era completamente steso su Harry, non osava appoggiare il sedere sul letto, perché gli faceva troppo male, ma era felicissimo, una delle scopate migliori.
"Scusa se ho fatto tardi, ma non ricordavo dove avevo messo la chiave della cucina della mensa, ho perso tantissimo tempo."
Harry non capì perché Colin si stava scusando ma lo trovò carino.
"Non preoccuparti, con la torta ti sei fatto perdonare."
"Ma se non l'hai neanche mangiata!"
"L'ho assaggiata su di te, di certo non poteva avere sapore migliore."
Colin saltò dal letto ricordandosi del regalo, arrivò in cucina dove l'aveva lasciato e tornò da Harry.
"Non dovevi farmi un regalo. Pensavo che la torta lo fosse."
"Non è niente di che, volevo farlo" disse imbarazzato.
Era in piedi accanto al letto, mentre Harry si era messo a gambe incrociate e si rigirava il pacchetto morbido tra le mani. Un po' titubante lo aprì e appena vide cos'era rimase a bocca aperta. Aveva pensato che la torta era un po' sdolcinata, ma quello andava oltre ogni genere di sdolcinatezza.
Colin non riusciva a decifrare l'espressione del moro, forse aveva esagerato regalando qualcosa di così personale. Si stupì quando vide Harry indossare la maglia e correre allo specchio per guardarsi.
"Puzza" disse mentre si fissava allo specchio.
"Non ho avuto il tempo di lavarla"
"Mi piace così, sa di te e della tua vittoria. Non mi aspettavo mi regalassi la tua maglietta della squadra."
"Lo so forse è sdolcinato..."
"e non poco" lo interruppe Harry, con uno strano sorrisetto.
"Beh si, lo so, ma non sapevo cosa regalarti, ho pensato che la prova della mia vittoria poteva farti piacere. Cioè non lo so nemmeno io..."
Harry lo zittì con un bacio.
"E' perfetto come regalo, grazie"
"Prometti di lavarla però"
"Va bene, in effetti è fracida di sudore."
Si sorrisero guardandosi attraverso lo specchio.
"Stanotte però voglio dormirci con tutto il sudore e la puzza"
"Oddio, povero me che ti starò accanto."
Risero entrambi e si gettarono sul letto.
Harry era felicissimo per quel regalo, Colin come sempre l'aveva stupito, e capì che provava qualcosa per quel biondino, non sapeva ancora cosa, ma prima o poi l'avrebbe scoperto.

Harry si rigirò nel letto toccando il posto vuoto accanto a sé, ma appena sentì cantare si rilassò. Colin non era fuggito. Entrò in cucina e lo vide preparare i pancakes. Si ricordò di avere addosso ancora la maglietta di calcio e vide Colin sorridere per questo. Aveva pulito il piano della cucina che gli serviva per la preparazione della colazione, mentre il resto della cucina era ancora sporca di torta.
"Più tardi viene la donna delle pulizie a sistemare per stasera"
Colin annuì solamente, continuando poi a cantare. Si fermò solo quando sentì il cellulare di Harry squillare, e si ricordò che era mattina e per di più era un fine settimana, quindi era sicuramente Gwen o Charlotte o come cazzo voleva chiamarla lui. Lo sentì dire qualcosa del tipo "preparami un bel pranzetto, altrimenti non ti faccio le coccole" e salì su tutte le furie, per poi calmarsi tornando a cucinare. Lui si era fatto in quattro per vincere una partita e preparare una torta allo stesso tempo, ora stava preparando la colazione, aveva fatto tanto per lui, ed è vero, si era addolcito il ragazzo di ghiaccio, ma di certo non gli aveva mai proposto le coccole, non che lui le volesse, ma che cavolo! Quando lo vide tornare tutto sorridente, si rese conto che voleva tanto causare lui quel sorriso, e poi si ricordò che alla fine lui non era nessuno, Harry si era anche tolto la maglia, tanto per sottolineare quello che stava pensando il biondo. Preparò velocemente, e mangiò solo un pancake, dicendo poi di dover vedersi con Jason, palla colossale, ma doveva allontanarsi da lui subito. Si era reso conto di provare qualcosa per lui, l'aveva capito già da tempo ma sapeva di non poter permettersi di innamorarsi di Montgomery. Doveva stargli alla larga qualche ora, al massimo qualche giorno, poi gli sarebbe passata, non si sarebbe innamorato di lui. Di certo non credeva che proprio il moro stesse impazzendo per lui.

La sera arrivò presto, e Colin era agitato. Aveva passato più di un'ora a decidere cosa indossare, per poi optare per jeans stretti e camicia bianca, semplice e carino. Aveva sistemato i capelli, anche se gli ricadevano come sempre sulla fronte e sembravano disordinati, ma lui aveva cercato di domarli per ben cinque minuti, poi si era arreso. Guardandosi allo specchio si sentì lo stesso un gran figo. Jason gli lanciò uno sguardo interrogativo, ma non disse nulla, in fondo lì ci sarebbero state tante ragazze, forse l'amico si era preparato per loro, o per Cher, anche se era meno probabile. Jason aveva scelto un look molto più casual, aveva una maglietta con delle scritte, jeans e converse rosse, intonate al suo ciuffo.
Arrivarono alla festa verso mezzanotte, e trovarono l'Inferno. Mezza università era già completamente ubriaca, trovarono gente, sulle scale, collassate. Appena Colin entrò cercò con lo sguardo il festeggiato. Lo vide occupato in una fitta conversazione con una tipa senza tette e culo, tale Michelle, se ricordava bene, con un vestito orribile rosa e i capelli castani con gli shatush biondi. Poteva avere di meglio, sicuramente. Si prese da bere e si perse ad osservare Montgomery. Aveva dei pantaloni strettissimi neri che gli valorizzavano il culo, una camicia azzurrina con i primi bottoni aperti e ripiegata sulle braccia, in modo da far intravedere i tatuaggi, e i capelli tirati all'indietro. Era bellissimo.
Si guardò intorno, non poteva sbavare avanti a tutti. Vide Cher in un miniabito nero che metteva in mostra tutte le sue curve parlottare con Luke, lei non aveva mai sprecato molte parole per descrivere il rapporto che aveva con l'amico di infanzia, ma Colin conosceva bene la fidanzata e immaginava ci fosse qualcosa sotto, ma non era geloso, quindi li lasciò da soli avviandosi verso Jason.
"Ti ho portato da bere, hai visto qualcuna di carina?"
"Grazie Colin, no ancora no. Ho visto Cher, l'hai salutata?"
"No, ancora non la vedo" mentì, "ho visto Har" subito si corresse "Montgomery, parlottava con una, quando vuoi procediamo"
"Devi decidere tu, lo sai"
Si lo sapeva, ma non era pronto a lasciare la festa nel totale buio, anche perché non vedeva più Harry, e l'idea che fosse nel suo letto con quella tipa non gli piaceva affatto.
"Divertiamoci un po'"
Si sorrisero complici, e girarono per la festa bevendo e infastidendo quelli della squadra di basket.
Colin faceva tutto quello semplicemente perché non trovava Harry e si stava alterando, si rilassò quando lo vide in cucina con la faccia nel frigo. Tossì per attirare la sua attenzione. Si sorprese di non trovarlo completamente ubriaco, ma solo un po' rosso in viso.
"Hai fame?"
"No, per niente"
"Non bere se non hai mangiato"
"Montgomery sei diventato mio padre?"
Harry lo guardò con un'aria più che maliziosa.
"Se ti eccita puoi chiamarmi daddy"
Colin scosse la testa e si guardò intorno, tutte le persone in quella stanza sembravano non accorgersi di loro, ma era rischioso lo stesso. Si avvicinò e dandogli una spallata gli disse quello che avevano in mente di fare per far finire la festa. Harry lo fissò e poi alzò le spalle dicendo che andava bene, Colin però gli disse che avrebbero aspettato la torta. Harry ne fu felice.
Mentre tutti cantavano la canzoncina, Harry fissava l'enorme torta e pensava al desiderio. La sera prima non aveva espresso nulla, aveva solo pensato a Colin, ma ora, mentre spegneva le candeline desiderò che tutti i sogni del biondino potessero avverarsi, e per la prima volta si rese conto di non essere così egoista come aveva sempre pensato.
Le luci si accesero e poi ripiombò il buio.
"Mark e Mike hanno chiuso col lucchetto il contatore e stanno andando al bar, ci aspettano lì. Domattina vengono a riaccendere le luci del palazzo."
Colin annuì, lo scherzo era andato bene, bisognava solo dileguarsi. Molti iniziarono ad urlare, mentre Harry distribuiva torce e candele per aiutare gli ospiti a lasciare l'edificio, e a dare appuntamento a tutti in un locale lì vicino per continuare i festeggiamenti. Approfittò del buio per avvicinarsi a Colin, ma arrivato accanto a lui non sapeva cosa dire, quindi si guardarono per pochi secondi, e poi ognuno per la sua strada.
Fuori dall'edificio il biondino incontrò Cher, e le disse che sarebbe andato al bar, ma lei, visibilmente brilla, lo pregò di passare la notte nella sua stanza, di certo non poteva rifiutare. Vide Harry fissarlo da lontano e avrebbe voluto che quella richiesta fosse venuta da lui, ma non era stato così, quindi prese Cher tra le braccia e l'accompagnò al dormitorio. L'aspettava una notte di sesso con la sua fidanzata eppure non ne era molto felice.
Harry, vedendo Colin andare via con Cher, andò al locale e si ubriacò. Voleva dimenticare la faccia del biondino, ma soprattutto voleva dimenticare tutte quelle sensazioni che gli procurava.

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