Capitolo 6

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Il mattino seguente vennero ancora svegliati da una suoneria del cellulare, e Colin fece finta di dormire perché sospettava chi fosse, e la sensazione di fastidio si accentuò quando Harry uscì dalla stanza prima di rispondere alla chiamata. Non aveva la minima intenzione di alzarsi da quel letto, già pregustava la gioia dell'oziare per un giorno interno, quando Harry rientrò in camera e si gettò a peso morto accanto a lui, girando il viso in modo da poterlo guardare dritto in viso.
"Buongiorno..."
"Sicuramente il tuo è iniziato meglio..." si morse le labbra pentendosi subito di averlo detto.
Harry lo fissava con sguardo accigliato e confuso, che cazzo significava? Ma erano le nove di domenica mattina e non aveva intenzione di psicanalizzare il biondino al suo fianco.
"Posso migliorare la tua giornata se me lo permetti." Le parole furono accompagnate dalle sue mani sul membro dell'altro, che fu felice di farsi risollevare il morale.

Erano sdraiati uno accanto all'altro senza toccarsi, anche sfiorarsi dopo l'orgasmo poteva essere un gesto frainteso, quindi preferivano stare a distanza di sicurezza. Tutte queste tacite regole stavano iniziando a stare strette a tutti e due, ma mai l'avrebbero ammesso. Colin osservava il braccio sinistro di Harry, e rise nel costatare che alcuni tatuaggi erano orribili.
"Non mi sembra che la mia prestazione sia stata tanto male visto come gridavi due minuti fa"
"In realtà pensavo ai tuoi tatuaggi"
"E ti viene da ridere?" disse piccato
"Uh scusa, non fare il suscettibile, non volevo urtare la tua virilità" disse divertito il biondino "solo che questo qui è proprio strano, che roba è? Un omino stilizzato che va in bici?"
"Esatto, carino eh?"
"Non lo definirei carino, perché l'hai fatto?"
"Mi piaceva, mi piace quella cosa, come si dice? Ah si -hai voluto la bicicletta, pedala!-"
"Che profondità..." e non trattenne per nulla le grasse risate, e fu felice che anche Harry rise delle sue stesse parole.
"Questo mi piace" disse indicando un tulipano che quasi stonava per quanto era bello tra tutte quelle macchie.
Harry sorrise, e notando lo sguardo curioso di Colin, pensò di dargli una piccola spiegazione.
"I tulipani provengono da zone con un clima molto freddo in inverno e caldissimo in estate, quindi hanno una grande resistenza al gelo e agli inverni rigidi, in realtà la cosa di cui hanno bisogno questi fiori per prodursi è il freddo stesso." Colin lo ascoltava rapito, incapace di interromperlo.
"Mi ha sempre affascinato il fatto che il gelo potesse essere essenziale per la nascita di un fiore così bello e delicato, e mi piace pensare che sia così anche per le situazioni" si fermò un attimo, poi rivolse un dolce sorriso a Colin prima di dire "e soprattutto per le persone e i sentimenti."
Colin non poté far altro che baciarlo.
"Mi piace ancora di più, ora."
Harry era divertito nel guardare il viso curioso di Colin che continuava ad analizzare il suo braccio, ma anche per l'imbarazzo di chiedere altre spiegazioni. Tutti sanno che non si chiede mai il significato di un tatuaggio, e forse Colin l'aveva appena ricordato, perché lo vide mordersi il labbro per evitare di dire qualcosa.
"Facciamo un patto" esclamò il moro "ogni volta che per mano tua, beh anche bocca o come preferisci, avrò un orgasmo, ti dirò il significato di un tatuaggio a tua scelta."
Colin lo fissò un momento, prima di saltare sul letto e dire che aveva voglia di fargli un pompino. Harry scoppiò a ridere per il modo in cui il biondo aveva accettato il patto, ma non si lamentò visto che gli stava donando i quindici minuti migliori della sua vita.
"Questo, voglio sapere questo!"
Harry non riusciva a smettere di ridere, non si era ancora ripreso dall'orgasmo, e Colin aveva ancora il suo sperma che gli colava un po' all'angolo della bocca e già era impaziente di sapere il significato della piccola barca a vela disegnata nella parte interna del braccio. Colin era decisamente troppo curioso, e anche se questo l'aveva portato all'esasperazione il giorno prima tanto da svelargli dettagli sulla sua famiglia, quella mattina, trovò meravigliosa quella curiosità quasi infantile.
"Per il mio diciott'anni mio padre mi regalò una barca a vela, Jody, si chiama come mia madre, se ti interessa. Si, vedendo la tua faccia da scemo sembra ti interessi"
"Ignoro le tue provocazioni, continua"
Harry ridendo ancora continuò:" Beh niente, ci ho passato l'estate lì sopra, uscivo in mare la mattina e tornavo la sera, se tornavo. Mi piaceva, mi ha fatto passare una bella estate e l'ho tatuata, tutto qui. Soddisfatto?"
"Si" entrambi continuarono a ridere per il tono squillante della risposta di Colin.
Montgomery si rese conto che non rideva così tanto da avere le lacrime agli occhi da troppo tempo, eppure non era successo niente di così esilarante, ma era così impegnato a ridere e poi a scopare Evans che non ci pensò poi molto.

Colin stava preparando il purè di patate quando ricevette una telefonata da Jason, e rispose senza pensarci due volte, sperando che l'amico non avesse organizzato qualche festino distruttivo nella loro camera. Ma quello che ascoltò lo fece tremare di rabbia, non fece manco finire a Jason il racconto che subito lo liquidò dicendo che sarebbe subito tornato.
Harry era sul divano, Colin l'aveva cacciato dalla cucina dopo che aveva quasi rotto un piatto, quindi si intratteneva guardando la tv quando il biondo arrivò in salotto e lo alzò di forza prendendolo dal colletto.
"Sei un pezzo di merda! Lo sapevo che c'era qualcosa sotto"
"Che cazzo stai facendo?" non finì neanche di chiedere, che Colin gli assestò uno schiaffo a palmo aperto sulla sua guancia destra che gli fece girare la faccia.
Non era la prima volta che si picchiavano, ma era la prima volta che Colin gli dava uno schiaffo. Tra loro c'erano sempre stati pugni e calci, ma mai uno schiaffo. Lo schiaffo era più intimo, perché non era un "sono incazzato, ti ammazzo" ma più un "sono così deluso da non avere manco la forza di picchiarti come si deve."
Riprendendosi velocemente dal colpo acchiappò Colin e lo imprigionò tra il suo corpo e il muro, spaventandosi anche un po' per la furia e la delusione negli occhi del biondino.
"Ora mi dici che cazzo è successo!"
"Come se non lo sapessi"
"Parla coglione"
"Si sono stato proprio un coglione a credere che mi avevi portato qui solo per evitare di nasconderci per un po', e mi stava benissimo così, invece avevi bisogno della mia stanza al campus vuota per distruggerla"
Harry smise di ascoltare, davvero non ne sapeva nulla, ma di certo il biondino non gli avrebbe mai creduto visto che tutti sapevano che era sempre stato lui la mente degli scherzi. Gli prestò di nuovo attenzione quando Colin disse:"Fosse solo il caos in cui avete lasciato la stanza, è un buco io e Jason la sistemiamo in niente, ma perché dovevate prendere l'album? Spera che ritorni nelle mie mani tutto intero altrimenti giuro che ti pentirai di essere nato."
Harry non riuscì neanche a chiedere quale album, o qualche altra spiegazione, che Colin lo spinse lontano e con le lacrime agli occhi se ne andò, lasciandolo solo, confuso e con il rumore della macchina che si allontanava. Tornò in cucina a spegnere i fornelli che Colin aveva lasciato accesi nella fretta di aggredirlo, e assaggiò il purè, sorrise a se stesso per quanto era bravo il biondino ai fornelli e quasi pianse quando lo dovette buttare per poter correre anche lui al campus per capire che cazzo era successo. Passò in camera a cercare le chiavi dell'auto, e si ricordò che Colin aveva lasciato la sua borsa lì, c'erano pochi abiti e senza accorgersene si ritrovò ad annusare una maglietta, sentendosi un po' meglio nel sentire l'odore ormai familiare. Rendendosi conto di quello che stava facendo, gettò la maglietta a terra e, prendendo solo le chiavi, uscì.
Correva per la strada, odiava non sapere nulla, non poteva chiamare Luke, avrebbe sospettato qualcosa visto che nei fine settimana non si cercavano mai, quindi doveva solo spingere il piede sull'acceleratore e sperare che quei coglioni dei suoi amici non avessero fatto nulla di irrimediabile. Non si era mai preoccupato degli scherzi, ci andavano sempre pesante, visto che ricevevano di peggio, ma non aveva mai visto il capitano della squadra di calcio così sconvolto, e si sentì anche un po' in colpa, anche se non aveva fatto nulla, e dentro di lui nacque la sensazione di voler fare qualcosa per rimediare, per non vedere mai più quell'espressione così devastata del biondino, e soprattutto quello sguardo di disgusto e odio che gli aveva riservato prima di uscire che l'aveva colpito più dello schiaffo ricevuto.
Colin era fuori di sé. In stanza trovò Jason che sistemava e alcuni della squadra che lo aiutavano. Vedendolo entrare, l'amico gli si avvicinò iniziando a scusarsi.
"Perché ti scusi? Mica sei stato tu a fare tutto questo, appena prendo quei coglioni, giuro..."
"No, Colin aspetta, tu non mi hai fatto finire prima. Loro erano qui per prendere la coppa che abbiamo vinto l'anno scorso, volevano farci qualche scherzo idiota, ma io non lo sapevo, quando sono entrato e ho trovato quel Luke e gli altri a rovistare ovunque li stavo per ammazzare io stesso, ma erano in tanti e mi hanno bloccato. Non sapevo che cosa cercavano e ho visto l'album a terra, allora volevo nasconderlo sotto il letto sapendo quanto ci tieni, ma mi hanno visto e l'hanno preso, dicendomi poi che cercavano la coppa ma che quell'album sembrava importante."
"Quindi hanno preso l'album e non la coppa?"
"Ah no, la coppa poi l'hanno trovata" disse Jason imbarazzato.
Colin si appoggiò sul suo letto mentre gli altri lo guardavano in silenzio.
"Jason non pensare minimamente che è colpa tua. Loro sono dei bastardi e gliela faremo pagare."
Quando Harry arrivò al campus andò nella stanza di uno dei suoi, immaginando di trovarci qualcuno, infatti trovò tutti, dicendo che si annoiava e voleva fare qualcosa. Luke gli saltò al collo dicendo che avevano una sorpresa per lui, mostrandogli poi la coppa e un album. L'amico gli spiegò cos'era successo, e Harry dovette ammettere che l'idea di prendere la coppa non era male, ma quando parlarono dell'album dovette trattenersi dal picchiare il suo migliore amico. Gli levò l'oggetto dalle mani iniziandolo a sfogliare, erano tutti ritratti di Colin: Colin sul letto, Colin che studia, Colin che gioca a calcio, poi i soggetti diventano altri, due ragazzine, simili, fin troppo simili, che ridono o che si rincorrono. In un disegno c'era anche una signora simile alle bambine, ma il disegno più bello era l'ultimo che rappresentava Colin con le due ragazzine e la signora che si passano la palla, in una partita di calcio due contro due.
"Dobbiamo restituirlo." Cosa? Non credeva di averlo detto, doveva inventarsi qualcosa al volo. Il fatto è che non ci voleva un genio a capire che le immagini ritraevano Colin, le sorelle e la madre, in tutte però mancava una gemella, sicuramente l'artista, e si ricordò che gli aveva parlato della sorella che disegna.
"Perché dobbiamo restituirlo? Smith ha fatto una faccia quando l'abbiamo preso, abbiamo un tesoro, il sacro graal e manco te ne accorgi?"
"Abbiamo la coppa, quello è lo scherzo. Questo va oltre. Avete visto i disegni?" Dopo l'assenso degli altri proseguì:"Sono i disegni della sua famiglia, noi non colpiamo le famiglie, colpiamo solo la squadra. Se diamo il via a questa cosa, tenendoci l'album, dovremmo aver paura che facciano gli scherzi anche alle nostre famiglie solo per colpire noi. Sinceramente io non sono disposto a questo, la guerra è tra le squadre, e deve rimanere tale." Non era per nulla sicuro del suo discorso, era agitato, aveva paura di rivelare qualcosa, o farsi scoprire, ma quando vide Luke annuire pensò che gli era andate bene.
"Hai ragione Harry, non ci avevamo pensato. Almeno sappiamo che non è tanto narcisista da disegnarsi in trecento pose, ma l'artista è bravissimo!" Detto questo si girò di scatto verso gli amici:"dite in giro che l'ho detto e vi spezzo le gambe."
Tutti risero, ormai era passata. Decisero di lasciare l'album fuori la stanza il giorno stesso senza dare troppe spiegazioni, infondo avevano la coppa, anche se sapevano che la vendetta non si sarebbe fatta attendere.
Quando trovarono l'album Colin lo controllò tre volte, e vedendolo intero finalmente si rilassò, ma era ancora incazzato con il moro, e infatti avevano organizzato una vendetta degna di questo nome.
Il lunedì pomeriggio i cestisti avevano allenamento, ma entrando in palestra Harry nota qualcosa di strano, tutti erano in tuta, anche Luke che amava usare i pantaloncini della divisa anche per gli allenamenti, diceva che gli davano più carica, stronzate. Pensò al peggio quando vide Colin e i suoi uscire dalla stanza dove avevano i completini, visto che li lasciavano lì, in modo da usarli solo per le partite. Colin gli diede una spallata e senza farsi sentire gli sussurrò in un orecchio:" Anche se l'avete restituito, il gesto di trascinarmi lontano per le vostre cazzate non lo dimentico." Harry avrebbe voluto dire che lui, cazzo, non lo sapeva, ma il calciatore lo superò troppo velocemente uscendo dalla palestra. Subito dopo Luke gli si avvicinò dicendo che avevano tagliato i completini, facendo diventare i pantaloni quasi mutande e le maglie quasi reggiseni. Harry non si prese neanche la briga di controllare, avrebbero usato quelli vecchi per un po', e soprattutto perché doveva trovare il biondo e mettere fine a quella stronzata, Colin in un modo o nell'altro avrebbe capito che lui non c'entrava nulla. Poi cazzo, perché se l'era presa tanto? L'album ok, aveva notato l'affetto morboso che aveva per la sua famiglia, e ok, pensava di essere stato usato per allontanarlo per rubare la coppa, ma la vendetta c'era stata e l'album restituito anche prima, quindi qual era il problema? Harry ci teneva tanto perché anche se era passato solo un giorno da tutto quello, a lui sembrava un'eternità, non sopportava che il biondo pensasse male di lui.
Lo trovò fuori al campo di calcio e lo trascinò sotto gli spalti.
"Qual è il tuo problema? Io non c'entro un cazzo! Non fare l'offeso con me, vi siete vendicati, l'album ce l'hai tu, quindi basta!"
"Senti, mi hai usato, fin quando è per il sesso chi se ne frega, ci stiamo usando a vicenda e ci va bene così, ma tu mi hai usato per quello, per uno stupido scherzo, quando ti avevo avvertito che ti avrei strappato le palle se scoprivo il doppio fine, e ritieniti fortunato ad avercele ancora attaccate."
"Ma in che lingua te lo devo dire che non lo sapevo?"
"E come te lo devo dire che non ci credo? Senti, ma perché ci tieni tanto? Già sei in astinenza dal sesso?"
"Cosa? Tu sei fuori, non voglio che pensi che io sia un uomo di merda. Se ti avessi portato al lago solo per tenerti lontano da qui di certo non ti avrei portato da Chris, non avrei..." si fermò vedendo il viso di Colin  "non mi dire che credi... ma che cazzo di considerazione hai di me? Ma sai che ti dico? Vattene a fanculo, e io che mi sono pure interessato a riportarti l'album, sei davvero un coglione!" era talmente incazzato che lo spintonò facendolo cadere a terra e, senza neanche controllare se si era fatto male, se ne andò.
In meno di due giorni avevano litigato per una stronzata, Colin si era informato e aveva davvero scoperto che Harry non sapeva nulla, ma sapeva di essere un coglione per aver pensato così male di lui. Non doveva far intendere che aveva sospettato che gli avesse parlato di Chris solo per rendere la cosa meno programmata, ma lui davvero non sapeva che pensare, era arrabbiato, ma ora sapeva di dover fare qualcosa, e aveva capito cosa Harry intendesse quando diceva che non voleva che pensasse fosse un uomo di merda, perché ora lui si trovava nella stessa situazione.
Il venerdì mattina, accompagnando Cher a lezione notò che Harry non c'era, allora prese la palla al balzo, saltò le lezioni e andò a casa sua. Harry viveva in un loft, al ventesimo e ultimo piano di un palazzo. Era l'unico inquilino visto che i restanti piani erano uffici. Colin pensò che viveva lì in modo da poter organizzare feste senza il disturbo dei vicini, visto che alle sei gli uffici chiudevano e riaprivano solo alle otto del mattino seguente.
Bussò, una, due, tre volte.
"Lo so che mi stai guardando dallo spioncino, apri!"
Silenzio.
"Non mi muovo da qui fin quando non apri"
"Evans che vuoi?"
"Voglio che apri!"
"Risposta sbagliata."
Colin iniziò a battere i pugni insistentemente sulla porta, ma Harry non cedeva.
"Harold Nathaniel Montgomery apri immediatamente questa cazzo di porta, o giuro che la sfondo."
"Doveva essere una minaccia?"
"Almeno il senso dell'umorismo ti è rimasto, non ti stiamo perdendo del tutto."
Si sentì uno sbuffo e poi:"Vattene, non mi va di parlarti."
"Ti ricordo che lo stai facendo in questo momento e poi chi te l'ha detto che voglio parlare?"
"Se vuoi scopare tornatene da Cher."
"Dai, Montgomery apri!" stava per perdere la pazienza.
"Evans, ti conviene andare a lezione, non aprirò."
"Dimmi perché non sei a lezione"
Una risata risuonava tra quelle mura arrivando ovattata alle orecchie di Colin.
"Perché dovrei?"
"Perché te lo sto chiedendo io."
"Evans ma tu chi cazzo sei?" Harry era esasperato, voleva che se ne andasse, era troppo ferito, e non gli avrebbe mai detto che aveva saltato le lezioni perché la sera prima era tornato a prendere i suoi vestiti al lago, ma non era riuscito a dormire nel letto dove era stato meno di una settimana prima con lui, quindi nel bel mezzo della notte era tornato a casa, ed era crollato, svegliandosi tardi.
"Sono un coglione che ha pensato male di te."
"Allora qualcosa di buona la sai dire"
"Zitto, fammi finire." Si appoggiò con la schiena alla porta e scivolò a terra, mettendo l'orecchio schiacciato sulla porta per non perdersi nessun movimento del ragazzo all'interno. "Sono un coglione, non le pensavo davvero quelle cose, solo che ero arrabbiato, ho pensato che il ragazzo di ghiaccio potesse fare una cosa del genere, ma non ho mai pensato che tu, Harry, e si ti chiamo per nome, potessi farlo, perché mi hai mostrato una parte di te, e ammetto di essermi un po' spaventato ma allo stesso tempo sono stato lusingato, perché avevi scelto me, anche se un po' ti avevo forzato, ma resta il fatto che sono a terra fuori la tua porta, e sembra che ti sto facendo una dichiarazione d'amore come nelle peggiori commedie romantiche, ma io sono qui senza fiori o cioccolatini, e di certo non ti sto dicendo che sono innamorato di te, ma ho un album tra le mani e l'intenzione di raccontarti una parte di me, perché se tu mi hai aperto un po' del tuo cuore a causa dell'esasperazione, io voglio aprirti il mio cuore perché io stesso ho scelto te." Si fermò un attimo, non aveva mai fatto un discorso simile, ma era davvero ciò che pensava.
"Ti prego non metterti a piangere supplicando perdono."
Colin rise, e gli disse che non avrebbe mai pianto per lui, e Harry ne fu felice, perché non l'avrebbe mai sopportato.
"In ogni caso, io non sono Cher o una fottuta ragazzina, non me ne faccio nulla delle belle parole, vattene."
"Belle parole? Ho fatto forse il discorso più lungo e contorto di tutta la mia vita, ma è quello che c'è nella mia testa e non posso cambiarlo. Senti, non aprire, io resto qui. Volevo solo sapessi che mi dispiace, e che nessuno dei due dovrebbe pensare male dell'altro, perché se facciamo i froci part-time insieme dobbiamo almeno un po' fidarci, quindi quando e se accetterai le mie scuse mi troverai qui."
"Lo stai facendo solo per il sesso?"
Colin sorrise, perché anche lui l'aveva pensato quando aveva visto tutto quell'interessamento da parte di Harry.
"Lo sto facendo per le stesse ragioni che ti hanno spinto sotto gli spalti del campo di calcio a chiedermi qual era il problema."
Colpito e affondato.
Il fatto era che Harry non ne era tanto sicuro, non sapeva cosa di preciso l'avesse spinto, non voleva che pensasse male di lui, ma perché? Non era, però, intenzionato a cercare in quel momento una risposta.



Harry si sdraiò sul divano, non sapeva che fare, non sentiva nessun rumore, forse Colin era andato via.
"L'album è di mia sorella Daphne"
Harry saltò nel sentire quelle parole, Colin non si era mosso per quasi mezz'ora e davvero voleva parlargli della sua famiglia? Non ne era molto sorpreso, Colin parlava spesso delle sorelle e a lui piaceva vedere la luce che gli spuntava negli occhi quando lo faceva, e per un attimo pensò di aprire la porta solo per vederla.
"Quando sono partito per l'università, era la prima volta che sarei stato lontano per così tanto tempo da loro, allora Daphne pensò bene di fare dei disegni della nostra estate. Diceva che quando avrei avuto nostalgia di casa, avrei dovuto aprire l'album e ricordarci così felici, e poi correre a chiamarle su skype."
Harry sorrise, e immaginò il sorriso sul volto del biondino.
"Così anche quest'anno prima di partire ho avuto il mio regalo, come hai notato sono uno dei suoi soggetti preferiti, ed ero arrabbiato perché avevate preso il regalo più bello mai ricevuto"
Harry odiò Luke per quello che aveva fatto.
"I disegni di mia sorella mi tranquillizzano" si fermò un po', non era abituato a parlare ad una porta, ma sapeva che Harry era in ascolto. "Lei soffre di attacchi di panico, aveva solo sette anni quando le venne il primo, e lo psicologo disse che doveva imparare a distrarsi in qualche modo, concentrare le sue paure su un'unica cosa. Beh io avevo dodici anni, non avevo capito molto, ma pensai di farla iscrivere a danza, di solito le bambine amano danzare ma idea peggiore mai più avuta, tutta quella gente le faceva venire più di un attacco nel giro di un'ora. Pensammo al nuoto, l'accompagnavo ad orari in cui non c'era quasi nessuno, e le insegnavo un po' io visto che gli estranei la spaventavano." Si fermò per prendere fiato, mentre Harry pensava che gli attacchi di panico, nei bambini, spesso avvenivano dopo un trauma, ma non chiese nulla, voleva solo ascoltare tutto quello che Evans voleva dirgli.
"Ma la cosa non funzionava, quindi non sapevo come fare. In casa avevo trovato dei modi per farla stare tranquilla, tipo che quando preparavamo la cena cantavamo, così da distrarla da qualsiasi altro pensiero, avevo unito i tre lettini in modo che la notte dormivano tutte vicine, e spesso dormivo con loro in modo da essere più tranquillo. Ma doveva tornare a scuola, e dovevo farlo anch'io, ma non ero tranquillo, ero spaventato per lei. Un giorno le gemelline erano sul tappeto ai piedi del mio letto a colorare e disegnare, quando arrivò il tizio per cambiare la porta rotta della mia stanza. Appena lo vidi salire inizia a sudare freddo, sapevo cosa succedeva quando un estraneo entrava in casa, avrei dovuto passare la sera a tranquillizzare la mia sorellina, e nei peggiori casi dovevo darle dei tranquillanti, e non sai quanto odiavo farlo. Ma stranamente Daphne non gli rivolse neanche uno sguardo, continuò a disegnare, come se il suo disegno fosse più importante di tutto il resto. Quando l'uomo andò via, mi avvicinai a lei, e vidi che aveva disegnato una casetta con me, le gemelle e la mamma, stava disegnando se stessa quando puntò i suoi occhi verdi nei miei sorridendomi. Forse è stato il momento più bello della mia vita, finalmente avevamo trovato il suo sfogo. Il disegno era orribile, giuro, ma resterà appeso nel salotto, perché è stata la nostra prima vittoria."
Harry spalancò la porta, Colin cadde all'indietro tra i suoi piedi, il moro si abbassò e lo abbracciò, poi lo trascinò dentro e lo fece accoccolare sul suo petto sul divano.
"Grazie per esserti fidato di me"
"Grazie anche te, per aver aperto la porta, per avermi perdonato e per avermi parlato di Chris."
Scoppiarono entrambi a ridere.
"Ok, basta con i sentimentalismi. Scopiamo?"
Colin a quella proposta gli diede un bacio, ma alla fine non scoparono, non fecero nulla, restarono sul divano a guardare pessimi programmi alla tv, fin quando Harry non chiese: "Qual è stata la seconda vittoria?"
Colin lo fissò un lungo istante per poi dire:"Prima o poi lo scoprirai"
Harry non era sorpreso da quella risposta, sapeva che c'erano cose che Colin aveva omesso dal racconto, proprio come aveva fatto lui stesso. Si stavano iniziando a fidare uno dell'altro, e si erano scelti per fare i froci part-time insieme, come aveva detto il biondino, e Harry si sentì quasi felice, perché il ragazzo che si stava strusciando sul suo collo, cercando una posizione comoda, non era più il suo peggior nemico, ma l'uomo che aveva scelto, ma ancora di più, l'uomo che l'aveva scelto.

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