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Non era mai stato così difficile superare il cancello del campus.
Colin era fermo da più di cinque minuti a guardare il cortile e le strutture senza avere il coraggio di oltrepassare la soglia.
Aveva detto a tutti di amare Harry.
L'aveva fatto davvero!
Ma nella sua testa c'erano ancora tantissime paure. E aveva anche timore per Harry.
Cosa avrebbero detto i suoi compagni di squadra? Sarebbero diventati entrambi gli zimbelli dell'università?
Ci aveva messo tanto per trovare il coraggio di uscire allo scoperto, e ora aveva ancora paura. Ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.
Una mano calda strinse la sua e sapeva che quel tocco gentile apparteneva solo ad una persona: il suo Harry. Sorrise senza guardarlo. Non voleva che nei suoi occhi vedesse quel timore.
"Abbiamo rinunciato all'auto e abbiamo camminato venti minuti a piedi per andare a lezione, e solo per farti felice. Ora potrei sapere cosa stiamo aspettando, cortesemente?"
"Scusa, volevo riflettere un po'..."
La stretta si strinse più forte, unendo le loro mani come a fonderle insieme.
"Lo so che hai fatto il gesto più coraggioso venendo alla mia partita e dicendo di amarmi davanti a tutti, ma questo non vuol dire che non devi avere più paura. Sinceramente anche io sono terrorizzato, ma non per quello che potrei trovare nei corridoi, o per quello che la gente potrebbe dire di me. Ho solo paura che tutto questo possa schiacciarti e farti pentire di tutto." Disse Harry preoccupato.
"No, no! Non pensarlo neanche per scherzo! Io non mi pentirò di nulla perché stare con te è l'unica cosa che davvero voglio. Solo che..."
"Non è facile, lo so." Lo interruppe il moro. "Proprio per questo stamattina non ho insistito per venire con l'auto, sapevo che avevi bisogno di aria prima di arrivare qui e volevo starti vicino. So che ti è costato tanto e se vuoi possiamo tenere un profilo basso. Magari non dobbiamo per forza entrare insieme e posso non accompagnarti a lezione. Possiamo andare per gradi." Dicendolo, aveva sciolto l'intreccio delle loro dita, e fu forse quel venticello freddo che colpì il palmo del biondino che gli fece drizzare la schiena e riappropriarsi della mano del suo fidanzato.
"Lo sai che ti dico? Fanculo andare per gradi, fanculo le mie paure, fanculo tutto! Ti ho fatto una dichiarazione degna di nota proprio perché non dovessimo più nasconderci, quindi sappi che voglio entrare tutti i giorni mano nella mano e voglio un tuo bacio prima di iniziare le lezioni." Disse convinto.
"Ne sei certo?" Chiese ancora Harry, perché lui ancora non ne era sicuro del tutto.
"No, ma sono sicuro di amarti e so per certo che questo mi rende felice!" Rispose con una scrollata di spalle Colin.
"Va bene, Evans." Dicendolo gli strinse ancora più forte la mano. "Sei pronto ad essere la coppia più chiacchierata dell'anno?"
Colin in risposta lo trascinò oltre il cancello.
Erano ormai dentro all'edificio, e solo il sorriso di Harry e la sua stretta ferrea gli fecero ignorare i mormorii che seguivano il loro passaggio.
"Quindi sei gay?" chiese un compagno di squadra durante il riscaldamento.
"Fino al midollo!" rispose tremendamente sincero il capitano Montgomery.
"Non me lo aspettavo..." alzò le spalle.
"Ragazzi mi dispiace non avervelo detto prima ma..." iniziò Harry, cercando di dare una spiegazione alla sua squadra.
"Va bene così, Harry. Possiamo capire le difficoltà nell'accettare e nell'affrontare una cosa simile."
"Ah... Grazie?" Non sapeva cosa rispondere. Non aveva pensato di trovare subito un supporto in tutti, e invece lo stavano sorprendendo.
Il coach Dixon si avvicinò ai ragazzi e chiese di scambiare due chiacchiere con il capitano, allora tutti si allontanarono continuando il riscaldamento.
"Come stai?" chiese il coach.
"Bene. Coach è successo qualcosa?" Chiese, sospettoso per quella domanda.
"No, assolutamente. Volevo solo dirti che se qualcuno ti infastidisce, sai, per la questione dell'omosessualità, puoi sempre rivolgerti a me, anche se ho notato i tuoi compagni molto tranquilli al riguardo." Disse abbassando di poco il tono di voce.
"Grazie coach, ma davvero va tutto bene. Anzi, mi sto anche iniziando a preoccupare per questa inusuale calma." Scherzò Harry, con un sorriso che venne pienamente ricambiato dal suo coach che gli lasciò un'affettuosa pacca sulla spalla.
Harry seguì quel gesto con gli occhi e pensò che gli sarebbe bastata una semplice pacca da parte di suo padre per sentirsi accettato e per stare davvero bene.
E invece non aveva ricevuto nulla, solo disgusto.
"Harry Montgomery e Colin Evans sono desiderati in presidenza."
La voce metallica degli altoparlanti aveva riscosso il capitano dai suoi pensieri.
Se l'era chiamata, e il suo sguardo scocciato la diceva lunga tanto da far ridere il coach.
"Devo preoccuparmi?" chiese il ragazzo rivolgendosi al coach.
"Non penso" lo tranquillizzò. "Vai, ti aspettiamo per l'inizio dell'allenamento."
E con uno sbuffo si incamminò verso la presidenza.
Colin stava sudando freddo seduto su quella conosciuta poltrona di pelle nera.
Ricordava fin troppo bene l'ultima volta che era stato convocato nell'ufficio del preside, e ricordava ancora meglio tutte le conseguenze che ne erano scaturite.
Si sentì un leggero bussare e, quando la testa scura di Harry fece capolino nella stanza, Colin si sentì improvvisamente più tranquillo.
"Prego, accomodati. Ti stavamo aspettando." Parlò sorridente il preside.
Harry annuì e si sedette accanto a Colin, sfiorandogli il ginocchio con il proprio e sorridendogli rassicurante.
"Perché siamo qui?" non riuscì a trattenersi Colin.
Il preside li studiò con sguardo dubbioso, mettendoli quasi a disagio, per poi sorridere loro teneramente.
Il preside, un uomo panciuto e simpatico, sapeva benissimo come rassicurare con un sorriso i suoi studenti.
"Volevo prima di tutto scusarmi per la sospensione, anche se tanto immeritata non è stata."
"A noi invece dispiace tanto per tutte le volte che ci siamo ritrovati in presidenza per le nostre azioni." Iniziò subito Colin.
Harry avrebbe davvero voluto ridere. Quella frase gli ricordava le volte in cui cercavano di fare i santarellini davanti al preside, scusandosi e inscenando le migliori facce d'angelo. Chissà perché Colin era sempre stato bravo in questo, ma sapeva che per la prima volta era sincero, quindi annuì anche lui.
Il preside batté velocemente le mani prima di continuare a parlare.
"So che il vostro rapporto è cambiato in questo periodo..."
Colin, se appena entrato stava sudando freddo per il timore, ora stava andando in autocombustione per l'imbarazzo.
"Ora stiamo insieme." Chiarì sfacciatamente Harry.
Il preside sorrise.
"Già, ho sentito. Non pensavo fossero vere le voci, ma poi mi sono state confermate dal coach Dixon, che è stato felice di raccontarmi nei dettagli la dichiarazione di Colin."
Tutto questo non aiutava il rossore che si stava espandendo sul viso del biondino.
"Comunque, sono felicissimo per voi, anche se ammetto che non sarei sorpreso se una mattina trovassi sul giornale che vi siete ammazzati a vicenda. In ogni caso, vorrei capire questa vostra relazione cosa comporta. Mi spiego. Posso sperare in una pausa da questi scherzi inutili e dannosi alla mia salute mentale di semplice preside?" chiese con un grande sorriso incoraggiante.
"Si, assolutamente! Non abbiamo più intenzione di continuare con questa guerra." Finalmente trovò la voce Colin.
Il preside batté di nuovo le mani. Sembrava davvero felice di aver chiuso quel capitolo, e di certo non era l'unico.
"Bene! Volevo solo sentirlo dire da voi due. Potete tornare ai vostri allenamenti." Li congedò con un gesto della mano.
Colin e Harry saltarono subito su dalle loro poltroncine e si catapultarono fuori.
"Avevo davvero paura fosse successo qualcosa!" sputò subito Colin.
"A chi lo dici! Stavo appunto dicendo al coach che le cose stavano proseguendo tranquille e puff la chiamata in presidenza" ci rise su il moro, avvicinandosi all'altro per lasciargli un bacio sulle labbra.
"Menomale che non era nulla. È stato carino, non trovi?" gli chiese Colin.
"Molto. Ma ora ti accompagno al campo e torno ai miei allenamenti" gli disse accarezzandogli una guancia.
"Non pensi che stiamo diventando troppo sdolcinati?" chiese fintamente sconvolto Colin.
Harry lo guardò dubbioso prima di lasciargli una rumorosa pacca sul sedere.
"Stasera ti lego al letto e ti scopo fino a quando non supplichi pietà, e se questo ti sembra troppo romantico eviterò di accendere la candela alla cannella."
"Sei un coglione." Scoppiò a ridere il biondo spintonandolo via con poca convinzione.
Harry gli circondò le spalle con un braccio e lo trascinò via, affondando il naso nei suoi capelli e annusando il suo profumo di lavanda.
Sì, stavano diventando sdolcinati, a modo loro, ma era solo la naturale conseguenza alla loro trovata libertà.
Quel pomeriggio, dopo gli allenamenti, Colin tornando nella sua stanza vide in lontananza una persona con la quale doveva assolutamente parlare.
"Ehi Cher, aspetta!" la raggiunse velocemente in fondo al corridoio.
"Ciao, ex-fidanzato-traditore-gay-bugiardo. Che vuoi?" si fermò con le braccia incrociate e un cipiglio accusatorio.
"Ok, me lo sono meritato, ma ora smettila! Lo so che non sei davvero arrabbiata con me."
"Sì è vero, ma non dirlo in giro." Accompagnò quelle parole con un occhiolino.
"Volevo solo chiederti come stai, cose così..."
Cher lo guardò dubbiosa.
"Sto bene, anche se sono stata umiliata pubblicamente grazie alla tua dichiarazione..."
"Beh, in realtà non mi riferivo a quello."
Cher, essendo una ragazza estremamente intelligente, anche se lo nascondeva, capì subito a cosa si riferisse Colin.
"Dimmi un po', cosa ti ha raccontato il cretino del migliore amico del tuo fidanzato?" e già dal suo tono si capiva che era molto infastidita.
"Tutto. Cher, so tutto da qualche tempo e secondo me stai sbagliando con lui."
Cher gli prese un polso e lo trascinò nella sua camera, fortunatamente vuota.
"Allora, qui si tratta di una cosa tra me e Luke e..."
"Lo so, lo so." La interruppe il biondino. "Anch'io ero diffidente quando Jason voleva metter bocca sul rapporto che avevo con Harry, ma spesso mi faceva aprire gli occhi, mi faceva capire che stavo davvero sbagliando."
Cher si sedette sul suo letto e poi si lasciò andare all'indietro, adagiando la schiena e la testa sul materasso.
"Sai, sono stata gelosa della tua dichiarazione ad Harry."
Colin si mosse piano verso di lei sussurrandole delle scuse, mentre lei scuoteva la testa.
"Non ero gelosa per te e per lui, ero gelosa del vostro coraggio." Girò la testa per guardarlo e lui si sdraiò accanto a lei, con i piedi fuori dal letto.
"Ero gelosa perché sei riuscito a mettere da parte tutto per la persona che ami, e io non ci riesco."
"Non ci hai mai neanche provato, Cher!" la rimproverò.
"Vero, ma..."
"Hai paura."
"Non ho paura!"
"Non c'è niente di male ad essere spaventati, Cher!" le strinse la mano, guardandola dritta negli occhi. "Tutti hanno paura. Io ho avuto paura, e credimi se dico che sono ancora fottutamente terrorizzato da quello che potrebbe succedere. Ma ho rischiato, e l'ho fatto perché, anche se un giorno andrà tutto a puttane, almeno saprò di essermi goduto un pezzo di vita con la persona che amo."
"Io ho paura del 'per sempre', di quelle stronzate..."
"Lo so! Io avevo paura delle stesse cose per questo sono qui per parlarti." Si alzò sui gomiti per guardarla meglio "Ascolta. Se io, che sono un deficiente patentato, sono riuscito a cacciare le palle, perché non dovresti farlo anche tu, che sicuramente ne hai più di me?!"
"Questo è certo, fifone!"
"Cher, sei la mia migliore amica, e non pecco di presunzione quando dico che ti conosco piuttosto bene"
"Beh, intimamente bene" cercò di spezzare quell'atmosfera, ma non ci riuscì.
"Cher" le accarezzò piano una guancia. "Solo tre persone al mondo sanno chi sei veramente dietro questi capelli troppo biondi e l'aria da padrona del mondo. E sai fin troppo bene che queste tre persone siamo io, tua madre e Luke. So perché hai deciso di allontanarlo dalla tua vita, ma sono passati anni, siete cresciuti, non siete più due bambini. E poi, detto francamente, lui ti ha sempre amata, quindi è stata normale la sua reazione."
"Colin, pensi che non lo sappia? Lo so fin troppo bene che mi amava, e che forse mi ama ancora, come so quello che io provo per lui. Ma come faccio... io ho paura di diventare come mia madre. Io non voglio credere di amare una persona, donargli tutto, anche la mia giovinezza e un giorno, magari tra dieci anni, svegliarmi e scoprire che non è quello che davvero voglio! Scoprire di aver buttato tutto all'aria per lui, perdermi tutte le cose belle che potrei trovare sulla mia strada."
"Tra dieci anni allora ne riparleremo! Magari tra dieci anni io sarò sposato con una donna e avrò due marmocchi e Harry sarà solo un brutto ricordo. Oppure, tra dieci, sarò con Harry nella nostra bellissima casa con un bellissimo bimbo asiatico. Mentre tu tra dieci anni potresti essere con un parigino sotto la torre Eiffel o incinta di un ragazzo incontrato in un bar. Io non lo so, tu non lo sai, nessuno lo sa! Ma tu ora puoi scegliere! Puoi scegliere il tuo futuro! Potrebbe esserci Luke al posto del parigino o del tizio sconosciuto, e immaginarti tra dieci anni incinta, sotto la torre Eiffel e sposata con lui.
Cher, è tutta una questione di scelte. Non ti sto dicendo che non sarai come tua madre un giorno. Ma ti sto dicendo che ora puoi essere quello che vuoi e con chi vuoi, e di darti una possibilità."
Cher annuì in silenzio. Colin non gli aveva detto niente di nuovo, eppure si sentiva scossa.
"Sei il mio migliore amico, lo sai?" disse Cher con un filo di voce, quasi fosse un segreto da dover sussurrare.
"Certo che lo so!" rispose rigettandosi sul letto.
"Ti posso chiedere una cosa?" gli chiese tremendamente seria.
"Dimmi."
"Harry ce l'ha davvero così grande come si dice in giro?"
Colin scoppiò a ridere dando una piccola sberla sulla pancia della ragazza.
"Daiiii, voglio saperlo!"
Colin chiuse gli occhi e sussurrò un leggero "Bellissimo."
"Voglio sapere se è grosso, non se è bello!"
"Ti dico solo che è capace di sfondarmi."
Cher lo guardò sognante: "Quando facciamo una cosa a tre?"
"Mai! Tutto mio!"
"Sei un egoista, dovresti condividere questo ben di Dio con la tua migliore amica."
"Solo se cacci le palle e vai da Luke."
"Sei uno stronzo, sai che se vado da Luke lui non mi permetterebbe mai di farlo con te e Harry."
"Potremmo invitare anche lui..."
"Vabbè, a questo punto invitiamo pure Jason e facciamo un'orgia."
"Non mi dispiacerebbe a dire il vero."
Cher lo fissò per un lungo istante, e poi sorrise perfida: "Vorrei esserci quando lo chiederai ad Harry, solo per vedere come ti spezza tutte le ossa, una alla volta."
"Non sapevo lo conoscessi così bene..." disse scoppiando a ridere.
"Due coglioni insieme! Non riesco ancora a credere che riuscite a stare nella stessa stanza senza azzuffarvi."
"Ma noi ci azzuffiamo! Solo che lo facciamo in maniera più creativa e piacevole..."
"Potrei masturbarmi immaginando voi due scopare, lo sai?" e mentre lo diceva nella sua testa già giravano immagini vietate ai minori.
"Sempre la solita ninfomane."
"Questo non cambierà mai."
"Ti voglio bene, Cher."
"Ti voglio bene, frocetto."
E per la prima volta Colin non la corresse dicendo di essere bisessuale.
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How many secrets can you keep?
FanficErano anni che,in quell'università, la squadra di calcio e quella di basket erano in guerra,il loro odio veniva tramandato di generazione in generazione. Ci sono dei segreti,però, che devono restare tali, e altri,invece, che continueranno a distrugg...