Capitolo 24

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Faceva dannatamente freddo quella mattina e la palestra era ghiacciata. Era al suo terzo giro di campo e ancora non riusciva a prendere calore.
Sbuffò dalla rabbia.
I calciatori si erano dati alla pazza gioia a riempirli di scherzi quella settimana e davvero aveva creduto fosse tutta colpa della vendetta di Colin, ma Luke gli aveva assicurato che era stato già tutto organizzato mesi prima. Ai bastardi non era bastato farli andare in giro completamente nudi per l'università, no, quello scherzo era solo per fargli credere che si erano vendicati del brutto scherzo fatto prima dell'estate. Volevano che credessero che era tutto finito, per poi ripartire con tantissimi scherzi stupidi, ed erano giorni che non gli davano tregua.
C'erano state le ruote bucate di tutte le auto e del pullman che doveva portarli ad una partita fuori casa, e a causa di questo imprevisto erano arrivati tardi e non avevano avuto il tempo di fare riscaldamento prima di giocare. Poi avevano staccato l'acqua calda negli spogliatoi, e sono stati costretti a lavarsi con l'acqua ghiacciata prima che qualcuno di competente andasse a sistemare tutto. E, quel giorno, erano arrivati in palestra e avevano trovato il riscaldamento rotto. E il tecnico sarebbe arrivato solo dopo qualche giorno, quindi si ritrovarono a fare allenamento al freddo e al gelo.
Non potevano neanche lamentarsi visto che i calciatori facevano tutto l'anno allenamento nel campo scoperto, quindi sarebbero passati anche per quelli che non sanno stare un po' al freddo.
E non sapevano proprio cos'altro aspettarsi.
"Ho messo le calzamaglie, vi rendete conto? Questa ce la pagano, vero?"
Harry si girò ridendo di cuore alla vista dei suoi compagni con calze e tute pesanti, sembravano pronti per andare sulla neve.
"Certo che ce la pagano!"
Scosse la testa e superò tutti correndo, doveva riscaldarsi il prima possibile, non voleva morire congelato.
Quella settimana non aveva visto Colin, si stavano di nuovo evitando e il biondino aveva avuto la decenza di non accompagnare la fidanzata alle lezioni, ma non l'aveva neanche incrociato per i corridoi e non era mai con i suoi compagni di squadra a ridergli in faccia dopo gli scherzi.
Meglio così.
Gli era costato tantissimo, quel giorno, lasciarlo lì solo e in lacrime, ma davvero voleva fargli capire quanto gli stava facendo male.
Ma ora era stanco di stare male, di piangersi addosso, e di sperare in un cambiamento.
Si era reso patetico e ridicolo ai suoi occhi, e tutto questo non era servito a nulla, solo a farlo soffrire ancora e non gli andava più.
Era pronto a riprendere in mano la sua vita, fingendo di stare bene finché non sarebbe stato bene davvero.
Era arrivata l'ora di respirare sul serio, era finito il tempo di sentirsi soffocare da quella mancanza.
Vide Luke affiancarsi a lui.
"Harry, fatti venire presto in mente un'idea, non ho intenzione di ricevere queste sorprese tutti i giorni."
Il moro sorrise in maniera bastarda.
"Ci penserò."
Luke si mise davanti a lui correndo all'indietro.
"Perché quel sorrisino? Che succede?"
Harry lo scartò e lo superò, per poi girarsi e dire semplicemente:" Pensavo solo a come vivermi la mia sessualità."
E Luke fermò la sua corsa guardando la schiena del suo amico allontanarsi e poi tutte le schiene dei suoi amici che lo stavano sorpassando.
Finalmente l'amico aveva deciso di lasciarsi alle spalle quell'amore che gli aveva portato solo sofferenze, doveva essere felice per questo, eppure non lo era.
Sapeva bene che quella era solo una maschera che si stava costringendo ad indossare per non cadere di nuovo in quel dirupo che era il suo amore.
Il ragazzo di ghiaccio era tornato.
Con tutti i suoi tormenti.



"Che dici di alzarti?"
Colin si tirò le coperte fin sopra la testa ed evitò di rispondere.
Jason si sedette sul letto e accarezzò quell'ammasso di coperte dove credeva ci fosse la testa.
"Hai fatto la cosa giusta, se non ti senti pronto ad affrontare tutto questo."
Colin abbassò piano le coperte, mostrando gli occhi un po' gonfi e rossi.
"Mi sento uno schifo lo stesso."
Jason accarezzò i suoi capelli biondi.
"Lui capirà, Harry è una persona intelligente, sicuramente anche lui si sente in colpa per come si è comportato, ma è passata una settimana, Colin, devi reagire, non puoi saltare altri allenamenti, sei il capitano se non l'avessi dimenticato."
Colin sotterrò di nuovo il viso sotto le coperte.
"Domani. Lo giuro, domani vengo alle lezioni e agli allenamenti."
Jason lo guardò preoccupato. Non sapeva più come convincerlo a farlo uscire dalla loro camera.
Colin, sentendo la presenza dell'amico ancora seduto sul suo letto, spostò di nuovo le coperte.
"Jason, non ti preoccupare, domani mi alzo. E grazie."
Jason gli sorrise.
"Ti voglio bene, ricordatelo e basta."
Colin rise più forte.
"Per sentirti dire che mi vuoi bene devo stare una settimana a letto e piangere l'oceano Pacifico, buon a sapersi."
Risero insieme.
Jason calciò via le sue scarpe e si accoccolò sotto le coperte con l'amico.
"Se tu resti a letto, ci resto anch'io. Domani, però, ci alzeremo."
E Colin per poco non scoppiò a piangere davanti a quel gesto così pieno d'affetto.
"Ah e domani mi aiuti anche a fare la tinta, che ne dici del verde? L'ultima volta l'ho avuto per pochi giorni e..."
Colin smise di ascoltarlo, l'avrebbe aiutato e preso in giro come sempre.
Il suo amico tornava a colorarsi i capelli e lui ritornava ad essere il capitano della sua squadra.
Domani.
Il giorno dopo, tutto sarebbe tornato alla normalità.
Se così poteva chiamarsi quella vita che non voleva affrontare e che, ormai, non sentiva più sua.


"Conosci quello con il berretto blu?"
"Chi?"
"Quello là giù, ci sta guardando in modo strano."
Luke si girò, e dando una veloce occhiata al locale buio fece incrociare gli occhi con quelli scuri di Logan Mars, prima di scoppiare a ridere.
"Davvero non sai chi è?"
Harry alzò le spalle.
"Non sono solito venire in locali gay, come ben sai. Piuttosto perché tu lo conosci, devi dirmi qualcosa?"
E alzò un sopracciglio in fare ammiccante.
Luke lo spintonò amichevolmente, prendendo un altro sorso della sua birra.
"Lo conosco perché è Logan Mars."
Harry lo guardò aspettando che continuasse.
"Davvero neanche il nome ti dice niente?"
Harry sbuffò.
"Me lo vuoi dire o no chi è?"
Luke si gustò un altro po' lo sguardo scocciato dell'amico prima di dargli la risposta.
"Ci guarda in modo strano perché viene con noi all'università, primo anno, e..." battè le mani a ritmo di tamburo sul tavolo "è il nuovo giocatore di palla a nuoto".
Harry pensò due cose: 1- non aveva mai visto quel ragazzo in vita sua, e ne era sicuro.2- palla a nuoto, quindi come minimo fisico da dio.
Finì in un solo lungo sorso la sua birra, fece l'occhiolino a Luke che alzò gli occhi al cielo, e si avvicinò al bellissimo Logan, che aveva appena tolto il berretto lasciando liberi lunghissimi capelli color cioccolato.
"Ciao."
Logan gli sorrise e abbassò di poco gli occhi.
"Ciao."
"Logan Mars, giusto?"
Logan alzò di scatto la testa, mostrandosi sorpreso che quel bellissimo ragazzo conoscesse il suo nome.
"Harry Montgomery conosce il mio nome, wow."
Conosceva il suo nome. Harry per poco non gongolò.
Poi Logan guardò verso Luke e scoppiò a ridere.
"Ovviamente tu non sapevi della mia esistenza, è stato il tuo amico a dirti il mio nome vero?"
Beccato.
Harry sorrise in maniera accattivante.
"Vero, ma ora sono qui pronto a conoscerti e posso offrirti una birra per scusarmi del fatto che non conoscessi il tuo nome."
Logan gli sorride.
"In realtà dovrei ringraziarti, se non conoscevi il mio nome significa che non hai ascoltato le voci che girano per il campus, quindi grazie."
Harry era confuso.
E poi era stato così concentrato su Colin e il suo dolore che non aveva avuto il tempo di ascoltare cazzate.
"Perché che si dice in giro?"
Logan si guardò intorno a disagio.
"Si dice che sono gay e che sono stato espulso al liceo perché mi hanno beccato in atteggiamenti intimi con un mio professore nella piscina dell'istituto."
Harry fischiò divertito.
"Beh, se sei in un locale gay significa che non sono solo voci di corridoi, giusto?"
Logan rise.
"Effettivamente è tutto vero, ma..."
"Ma è la tua vita privata e avresti preferito rimanesse tale" lo interruppe Harry.
Logan sorrise sorpreso.
"Si, è proprio così. Ma anche tu e il tuo amico siete in un locale gay, questo significa che..."
"...che io sono gay, e Luke è qui come sostegno. In realtà aveva paura ci provassi con qualche brutto ragazzo quindi è venuto per assicurarsi che scegliesse bene" finì la frase Harry.
"Tu gay? Oddio non ci credo."
Harry lo guardò un po' prima di sfiorare con le dita quei capelli lunghi fino alle spalle, trovandoli soffici e profumati.
"Potrei darti motivi per crederci"
Logan capì al volo le intenzioni di Harry e sorrise.
Non capitava tutti i giorni di avere Harry Montgomery nel proprio letto.
"Ho la macchina nel retro."
Harry si abbassò e parlandogli nell'orecchio gli sussurrò:" Non so se ci arrivo in macchina"
Logan saltò giù dallo sgabello su cui era seduto e prendendolo per mano lo trascinò nel primo bagno libero.
Harry lo schiacciò sulla porta chiusa e lo baciò.
Le sue labbra sapevano di menta e birra, un sapore completamente diverso da quello di Colin.
Si impose di non pensare al biondino.
Affondò le mani nei capelli del compagno e se lo tirò ancora più vicino, prima di scendere ad abbassargli i pantaloni, doveva dimostrare di essere gay, ma in realtà, stava solo provando a dimostrare a se stesso che poteva andare avanti senza degli occhi verdi trapiantati nella sua mente.


"E' facilissimo rimorchiare i maschi, peccato che ci ho messo ventun anni a scoprire di essere gay!"
Luke non riuscì a trattenere le risate.
"Basta che ora andiamo via, già due persone ci hanno provato con me e mi si è quasi spezzato il cuore a doverli rifiutare" disse con espressione fintamente addolorata.
"Potresti provare..."
Luke rise ancora più forte, per poi dire: "Nei tuoi sogni".
Uscirono dal locale con un sorriso luminoso sulle labbra.
"Allora quel Logan, che dice?"
Harry si accese una sigaretta mentre si avviavano all'auto.
"Diciamo che non mi dispiacerebbe rivederlo."
"Ti posso fare una domanda?"
Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, quindi annuì piano.
"Farai coming out?"
Harry entrò in macchina e aspettò che l'amico si mettesse comodo per guardarlo dritto in faccia.
"Non farò una conferenza stampa per dire che sono gay, ma ammetto che se Logan si presentasse lunedì mattina e mi piantasse la sua lingua in gola non mi farei problemi. Mi sono sempre trattenuto per Col...Evans, ma ora che lui non è più un problema, posso essere ciò che sono senza preoccupazioni."
Luke gli sorrise timidamente.
"Sono fiero di te."
E Harry esplose in un sorriso sincero.
Anche lui era fiero di se stesso, non si sarebbe più nascosto, ma lo stesso non aveva fretta.


Era la seconda partita in casa dall'inizio delle lezioni e Cher non si era fatta vedere.
Ci era rimasto male, le era sempre piaciuto averla lì tra il pubblico a tifare per la sua squadra, ma soprattutto per lui, ma di certo non era sorpreso.
Riuscì a fare un canestro e mentre tutti i suoi compagni gli battevano il cinque e lo abbracciavano chiuse gli occhi immaginandosi lo sguardo fiero di Cher, quello che gli riservava sempre dopo un punto o un buon passaggio. Se tutto quello che stava succedendo tra loro lo stava portando a non averla neanche quelle poche ore di partita in palestra, beh, non era più sicuro di aver fatto la scelta giusta.
Subito dopo la partita, fece una doccia al volo e corse in camera di Cher.
La trovò stretta in jeans chiari e maglioncino nero e truccata di tutto punto, era intenta ad indossare i suoi tacchi vertiginosamente alti, quando la sua compagna di stanza aprì la porta.
Lei fece quasi finta di non vederlo, si tirò i capelli su e li legò con un elastico, per poi prendere la borsa e annunciare di dover uscire.
Luke bloccò la sua uscita, sotto gli occhi divertiti dell'amica di Cher.
"La smetti di fare finta che non esisto?"
Il grissino biondo guardò in maniera torva la compagna e poi rivolgendo un'occhiata fugace a Luke disse solo: "Ho un impegno, ci vediamo un'altra volta".
Luke la spinse fuori la porta, per poi chiuderla.
"Parliamo per strada, che ne dici?"
Lei sbuffò.
"Luke che vuoi ora?"
Lui avvolse un braccio intorno la sua vita e la strinse un po' vicino, quanto aveva desiderato fare quel gesto.
Lei subito lo allontanò e lui rise piano, senza rimanerci male. Non poteva aspettarsi diversamente da quel piccolo disastro biondo.
"Ti stanno bene i capelli legati"
Lei continuò a sbuffare dirigendosi al giardino ovest del campus.
"Non ti ho chiesto come mi stanno i capelli, ti ho chiesto che vuoi?"
"Te. Mi sembra abbastanza ovvio."
Lei si bloccò sul posto.
Luke aveva appena detto di volerla con una semplicità disarmante.
Doveva solo dire -anch'io ti voglio- e vivere per sempre felici e contenti. Ma era davvero così semplice?
Lo guardò fermo qualche passo avanti a lei, mentre sorrideva e giocava con il piercing al labbro.
"Ehi Cher."
La voce di Morgan la riportò alla realtà.
"Ehi."
"Ti aspettavo, quando ho visto che non arrivavi ho deciso di venire nella tua stanza, ma eccoti qua."
Nessuno nel campo di 300 metri ignorò lo sguardo assassino che il povero Morgan ricevette da Luke, ma Cher fece finta di nulla.
"Eccomi qua. Scusa ma sono stata trattenuta, possiamo andare."
"Non abbiamo finito, Morgan tu e Cher vi vedrete un'altra volta."
Il povero ragazzo non sapeva che fare. Da una parte non voleva far saltare la sua bella serata con Cher, dall'altro non voleva mettersi contro Luke, sapendo bene chi fosse.
Cher si arrese, non aveva assolutamente voglia di fare scenate e tanto meno discutere nel corridoio, quindi sorrise a Morgan e gli promise di vedersi la sera dopo.
"Contento ora? Sono tutta tua" disse sarcasticamente.
Luke la fulminò con lo sguardo.
"Non sei tutta mia come io vorrei."
E Cher sentì tutti i suoi organi interni sciogliersi, ma come faceva a dire quelle cose con così tanta facilità?
"Mi dispiace per te, ma ho un ragazzo, non posso essere tua come vorresti."
Luke le fece una risata in faccia.
"Ti prego, lo sanno tutti che state insieme Dio solo sa per quale motivo, quindi lascialo."
Erano ancora fermi alla fine del corridoio, e lei decise di uscire fuori in giardino.
Si appoggiò al primo albero e incrociò le braccia al petto.
"OK, Luke, metti caso lasciassi Colin, cosa succederebbe?"
Luke le si avvicinò, invadendo il suo spazio personale.
"Prima di tutto diventeresti la mia ragazza, e staresti solo con me"
Lei sorrise amaramente.
"E i miei amanti?"
"Li uccido tutti, semplice."
Lei rise piano, e Luke la guardò come si guarda l'arcobaleno dopo una tempesta.
"Luke, Luke, Luke, ma quando la smetterai?"
"Di volerti? Mai."
Cher abbassò lo sguardo e strinse i denti.
"Smettila Luke!"
"Ma di fare cosa?"
"Di volermi cambiare!"
"Non ti voglio cambiare, ti voglio solo mia, è diverso, perché ti amo!"
"Allora smettila!"
"Ancora? Di fare che?"
"Di amarmi!"
Luke scoppiò a ridere.
"CI sto provando da anni, non funziona così cara mia. Non mi sveglio una mattina e decido di non amarti. Forse tu non meriti il mio amore."
"Lo chiami davvero amore questo? Mi hai abbandonata! E perché? Perché sono una puttana. Beh, caro mio, sei innamorato di una puttana, fattene una ragione!"
Assurdo, tutto quello era assurdo.
Due secondi prima stavano parlando come due persone civili, e ora lei gli rinfacciava ancora una volta quella storia.
"Ti ho chiesto scusa per quella cosa, ora basta!"
Cher lo guardò ferita.
"Io non posso stare con una persona che mi considera una puttana, te ne rendi conto vero?"
"Allora fammi pensare il contrario, molla tutti e stai con me."
"Hai ragione, forse io non merito il tuo amore."
Luke si avvicinò velocemente e le incastrò le guance tra le mani.
"Guardami e dimmi che non provi nulla per me, solo allora uscirò dalla tua vita."
"Non posso e lo sai. Sai bene quello che provo per te, ma ne vale la pena? Tu non mi vuoi per quella che sono e..."
"Io ti amavo a sedici anni per quello che rappresentavi per me, un'amica, una sorella, la bambina che si sporcava di fango, ora invece sono innamorato di te per quella che sei, una donna che ha sbagliato nella vita e ha paura dei cambiamenti, ma io sarò tutto quello che desideri, non ti abbandonerò mai più."
Le si allontanò un po'.
"Luke,no... io non credo di aver mai sbagliato, ed è per questo che non potremmo mai stare insieme. Tu chiami sbagli quelle che per me sono state scelte meditate. Io ho scelto di essere quella che sono e se a te non sta bene, io non posso farci nulla."
"Fammi capire, io e te non staremo mai insieme perché tu vuoi continuare a scoparti il mondo?"
"No, non è solo quello. Il fatto è che tu vuoi fare di me una donna onesta che deve espiare i suoi peccati, io invece, mi vedo come una donna che ha scelto di essere quella che è, senza costrizioni. Se tu vieni qui e mi dici che mi ami, ma vuoi cambiare tutta la mia vita, non mi sta bene. Capisci che intendo? Non sono i miei amanti il problema, io vivrei benissimo senza di loro, ma non è quello che voglio, non ora almeno."
Luke capì.
Cher sarebbe stata sua solo quando lei l'avrebbe deciso.
La domanda era solo una in quel momento: Era pronto ad aspettare?
Aveva aspettato praticamente tutta la vita, ed era davvero troppo tempo.
Lei gli si avvicinò e appoggiò le sue labbra sul quelle fredde e morbide di Luke.
Un bacio. Casto e puro.
Proprio come quello che si erano scambiati la loro prima volta.
Ma in quel momento non avevano sedici anni, non erano i Luke e Cher ragazzini.
Ora erano un uomo e una donna che volevano essere liberi di fare le proprie scelte, e non riusciva a condannare Cher per quello.
Stranamente aveva capito il suo ragionamento. Era come quando ti dicono che fumare fa male e dovresti smettere. Sai che hanno ragione, eppure non riesci a smettere, ma poi un giorno ti svegli, e senza che nessuno ti dica nulla decidi di non fumare più. E ci riesci, ci riesci davvero a toglierti il vizio, e capisci che non hai mai ascoltato gli altri perché tu non eri pronto, e che quando lo sei stato, smettere di fumare non ti è sembrato poi così difficile.
La capiva.
Ma lui era stanco di aspettare.
La allontanò piano.
"Ti capisco Cher, ma io non posso aspettarti."
"Non potrei mai chiederti questo."
Lui annuì piano.
Stava per andarsene, quando decise di dirle un'ultima cosa.
"Quando deciderai di essere la donna che ama solo un uomo, cercami, magari penserò ancora di essere un uomo che ama solo una donna."
E lei sorrise, e la presa come una piccola promessa.
"Lo farò."
Si sorrisero un'ultima volta, e poi Luke andò via.
Forse aveva fatto l'errore più grande della sua vita a lasciar andare via Luke, ma non era pronta a tutto quello. E il fatto che Luke l'avesse capita la fece sorridere come una stupida per tutto il tragitto per arrivare in camera.


Colin era appoggiato alla porta di un'aula, fissando incessantemente Harry parlare con Logan Mars.
Tutti a scuola conoscevano la storia di quel ragazzo e quando giorni prima li aveva visti vicini dire che gli era venuta una crisi isterica era dire poco, molto poco.
Si stava sforzando di leggere il labiale visto che era troppo distante per ascoltare, e di avvicinarsi non ci pensava proprio.
Si stavano ignorando, come giusto che fosse, e a lui andava bene, era stato lui a decidere tutto, ma Harry e Logan no! Li vedeva parlare, ridere, scherzare, una volta li aveva visti andare via in auto insieme, e solo l'idea che Harry lo portasse a casa sua, in quella casa che era stata il loro nido d'amore, gli faceva salire il sangue al cervello.
"Che stai facendo?"
Sussultò sentendo la voce di Jason.
"Nulla, nulla, che dovrei fare?"
Jason subito notò Harry e Logan e guardò preoccupato l'amico.
"Smettila di tormentarti, andiamocene via da qui."
E lui davvero avrebbe voluto andarsene, lasciarsi alle spalle quel quadretto così felice che gli calpestava il cuore, ma quando vide la mano di Logan appoggiarsi al petto di Harry, le sue labbra avvicinarsi al suo orecchio sussurrando qualcosa che fece ridere il moretto, e poi avvicinarle pericolosamente alle labbra di Harry, beh, si ritrovò all'improvviso accanto a loro a spingere via Logan dal corpo di Montgomery, e non felice, gli suonò pure un calcio sugli stinchi e uno allo stomaco.
Solo l'idea che Logan potesse baciare Harry nel corridoio, avanti a tutti, davanti a lui, l'aveva fatto reagire come un animale.
Harry lo scaraventò al muro, e invece di riempirlo di imprecazioni e incazzarsi, come lui immaginava, lo vide accasciarsi a terra per soccorrere Logan.
E proprio in quel momento, Colin capì che la loro storia era davvero finita.


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