Capitolo 4

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Quando aprii gli occhi, la luce dell'alba filtrava dalla finestrella sopra il letto. Era ancora debole. Il sole stava sorgendo, dovevano essere le sei del mattino, forse. Mi strofinai gli occhi, ero sdraiata a pancia in su. Distesi un pò le gambe per sgranchirle e poi misi a fuoco il divano. Osservai attentamente, ma di lui non c'era traccia. Se n'era andato? Dai Selene non essere paranoica, sarà in bagno. Osservai la porta scorrevole, ma di lui nessun segno. Alla fine decisi di riaddormentarmi, mi girai sul fianco per infilare le braccia sotto il cuscino, come facevo sempre.

«Oddio!» mi sfuggì.

Era sdraiato accanto a me attorcigliato nel piumino.

Ma cosa ci faceva li? Quando mi ero addormentata era sul divano e ora? Cosa era successo nel frattempo? Qualche ora fa sembrava così convinto di dormire in letti separati.

Quant'era bello però. Con gli occhi chiusi e i pensieri persi nel sonno, sembrava quasi un bambino. Morivo dalla voglia di accarezzarlo, di stabilire un contatto con lui. Strano vero? E' incredibile come uno sconosciuto possa sembrarmi d'un tratto così prezioso.

«Avevo freddo...» sussurra con la voce assonnata.

E' sveglio! Mi copro il viso con la coperta, lasciando scoperti solo gli occhi, timorosa che possa aver sentito i miei pensieri.

«Vuoi scaldarmi?» domanda sempre sussurrando.

Cosa? Ma che dice?

«Stai sognando?» gli domando.

Ride divertito. Adoro come la sua mascella si contrae quando sorride.

«Sono fin troppo sveglio...» aggiunge allusivo.

«Se è un servizietto che vuoi, scordatelo!» esclamo chiarendo.

«Cosa dovrei volere?» domanda lui.

«Hai capito benissimo...» rispondo imbarazzata.

«Invece non ho capito!» esclama lui aprendo gli occhi e guardandomi.

La sera prima con il buio della notte e le luci del locale non mi ero accorta di quanto fossero verdi i suoi occhi. Luccicavano come lo smeraldo.

«Tu hai detto...»

«So cosa ho detto!» risponde secco.

Eccolo alzare le barriere.

Spingo il piumino e mi alzo per andare in bagno.

«Ti ho vista andare via con lui...» sussurra.

Mi fermo all'istante.

«Mentre tornavo a casa ho riconosciuto la macchina sul ciglio della strada...»

«Grazie per avermi aiutata!» rispondo io precedendolo.

«Forse non dovresti ringraziarmi... prima di vedere te, ho visto lui sul ciglio della strada con un bidone in mano. Molto probabilmente è rimasto a secco, il benzinaio distava pochi metri. Avevo poco tempo.»

«Poco tempo per cosa?»

«Per portarti via da lui!»

Il cuore mi manca un battito. Per portarmi via da lui? Era geloso? Di me?

«Perché?» domando.

«Perché gli asini volano e le caprette fanno ciao!» risponde ridendo.

Mi sta prendendo in giro? Non capisco se gli viene spontaneo o lo fa apposta.

«Perché non me l'hai detto?» gli domando avvicinandomi a lui.

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