Capitolo 7

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Continuava a fissarmi. I suoi occhi non lasciavano la presa. Non ero ancora molto convinta di quello che avevo appena sentito.

«Hai perso la lingua?» mi domandò.

Non riuscivo a parlare. Avevo un milione di pensieri che vagavano per la mia testa senza meta.

«Dì qualcosa...» sussurrò.

Gli domandai la prima cosa che mi venne in mente.

«Lei lo sa?»

Mi riferivo chiaramente alla sua ragazza.

Aprì la bocca per parlare, ma ci ripensò perché non disse nulla. Chiuse gli occhi e alzò lo sguardo verso il cielo.

«Sapevi che il tuo nome in greco significa Luna? Non trovi buffo che ogni sera mi basti alzare lo sguardo al cielo per ricordarmi di te?»

Non riuscivo a capirlo. Non lo trovavo buffo, era la cosa migliore che qualcuno avesse mai detto in merito al mio nome. Per molti era strano, inutile e addirittura alcuni pensavano fosse un nome straniero. Ma questo modo di accostare me alla Luna non me l'aveva mai fatto notare nessuno.

Mi sentivo appagata, in estasi. Quando ero vicina a lui, era come se il mio corpo si nutrisse di quello che emanava il suo. Forse era pura follia.

«Ho sempre vissuto la mia vita giorno per giorno. Ma quello che so per certo è che lei è sempre stata al mio fianco quando io ne ho avuto bisogno. Mi ha dato molto più di quanto io darò mai a lei...»

Quell'affermazione mi spiazza. Ricevo il colpo meglio di quanto pensassi. Non ha nessuna intenzione di lasciare lei per me, perfetto. Si è già rimangiato quello che mi ha detto pochi minuti fa? Ho bisogno di te. Voglio che tu faccia parte della mia vita. Com'è possibile?

«Cosa vuoi da me?» gli domando, sento il nervoso nascere.

Torna a guardarmi, finalmente.

«Non lo so...»

«Ti rendi conto di cosa mi stai chiedendo? Vuoi stare con me, ma sei fidanzato! Questa cosa non ha senso!» urlo mettendomi le mani in faccia.

Sento qualcosa crescermi dentro. Sono furiosa. Sono incazzata con me stessa perché sono qua ferma a farmi prendere in giro per la seconda volta da lui. Sono incazzata perché gli ho dato modo di avvicinarsi a me. Sono incazzata con lui, perché mi ha appena confessato che non lascerà mai lei.

«Infatti non ce l'ha!» urla e tira un calcio ad una bottiglia di vetro per terra, che va in frantumi contro il marciapiede.

Sento uno strano peso sul petto, come se qualcosa mi stesse schiacciando. Me ne devo andare. Devo andare via da lui.

Apro la portiera della macchina, quando mi sento afferrare dal braccio. Mi giro a guardarlo. Vorrei supplicarlo di lasciarmi, ma non ne ho la forza.

«Non sarei dovuto venire... andrai da lui?» mi domanda.

«Certo!» rispondo secca.

Mi lascia il braccio.

«Buon divertimento!»

Il suo viso passa dall'essere nervoso e tirato, ad un ghigno strafottente. So a cosa starà pensando. Crede che andrò a letto con Massimo, ma non è così. Vorrei urlargli in faccia che non farò sesso con lui come invece si aspetta, ma in questo momento sono troppo arrabbiata per rassicurarlo, perché è questo che vuole.

Salgo in macchina e sbatto la portiera. Sento gli occhi pungermi. Selene non ricominciare. Possibile che ogni volta che vedi Diego tu debba piangere?

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