Scendo dalla macchina di Aurora dopo averla tranquillizzata sul fatto che sto bene.
Cerco le chiavi di casa nella borsa e le tiro fuori. Quando le avvicino al cancello mi rendo conto di aver pescato le chiavi sbagliate. Il mini pelouche di rana mi penzola davanti al viso con attaccate le chiavi della mia macchina.
«Cazzo!»
Ieri sera sono andata a casa di Massimo con la mia macchina e con tutto quello che è successo l'ho dimenticata li. Prima sono stata con Diego e non mi sono ricordata, poi ho trovato la scusa del passaggio per parlare con Aurora e mi sono letteralmente dimenticata della mia macchina. Domani devo andare a prenderla per forza. Ma come ho fatto a dimenticarmi di lei, merda. Mi giro verso il posto in cui la parcheggio di solito quasi pregando che mi appaia davanti agli occhi come sempre.
No, non è possibile. Come per magia la mia Opel Corsa nera risplende sotto il lampione acceso nella notte.
Non può essere. Com'è possibile? L'ho lasciata sotto casa di Massimo parcheggiata, poi sono salita e sono andata via con Diego e non sono venuta a casa per tutto il giorno. Com'è possibile che sia qui? Non è possibile. Sarà una coincidenza. Attraverso la strada quasi correndo e mi avvicino alla macchina. La targa è la mia. Con le chiavi ancora in mano disattivo subito l'allarme e apro la portiera. Mi siedo al posto del guidatore e sento uno strano odore. Chiudo gli occhi e in un istante i sensi mi riportano al momento in cui l'ho sentito l'ultima volta, quella stessa mattina. Diego. Questa macchina profuma di lui, cioè delle sue sigarette. Lui però non è mai entrato nella mia macchina.
In pochi istanti mi passano per la testa alcuni momenti di quella giornata. Diego che quella notte esce per andare da Massimo, ma che poi rientra da me. Mi addormento. Mi sveglio e lui è già sveglio, sta fumando al bordo del letto. Passo la giornata con lui. Mi accompagna a lavoro e sfortunatamente incontro Massimo.
Tu sei malato. Non sono l'unico.
Massimo non si riferiva a me.
Devo andare da lui. Accendo la macchina.
Cerco di ricordare la strada fatta verso casa sua e quindici minuti dopo mi ritrovo davanti a quel capannone. Parcheggio accanto alla sua macchina bianca e scendo dall'auto.
E' sicuramente a casa, ma sarà da solo?
Selene che stai facendo? Ti ha detto che stasera non poteva, cosa pensi di fare? Se dovesse esserci lei?
Non importa, devo sapere.
Suono il campanello. Qua fuori si gela. Siamo quasi in estate e di giorno fa caldo, ma la sera fa ancora freschino. Mi stringo le braccia al petto e le strofino. Alzo lo sguardo e cerco la luna, ma è coperta dalle nuvole. Strano, oggi è stata una bellissima giornata di sole.
Controllo il portoncino ma non si apre.
Selene ma che ci fai qua? Forse è meglio andare via. Oppure suono una seconda volta, forse non ha sentito.
Sto per suonare quando ci ripenso. Sento uno strano sentore crescermi dentro. Va via Selene. Vattene da li.
Do un ultima occhiata al portoncino, poi mi giro e vado verso la macchina. Sto per aprire la portiera quando sento il rumore metallico del portoncino aprirsi. Mi giro di scatto per vedere i suoi occhi verdi, ma resto delusa.
Mi ritrovo davanti ad una ragazza poco più alta di me, con i capelli neri lunghi e corvini e la pelle olivastra. E' bellissima, potrebbe somigliare alla principessa Pocahontas se solo non avesse il viso pieno di piercing. Sopracciglio destro, brillantino al naso, septum, labbro e chissà quanti altri che non vedo.
Indossa dei pantaloni di pelle neri, stivali da bikers e una maglietta extra large. Ma la cosa che mi colpisce e continuo a fissare intensamente sono i suoi occhi dal colore talmente scuro da non riuscire a distinguere la pupilla dall'iride. Mi perdo qualche istante in quel nero infinito.
«Ti sei persa?» domanda e mi rianimo.
«Io... no» riesco a risponderle.
Sarà lei? Certo che è lei. E' dannatamente bella. Non sono neanche lontanamente carina quanto lei.
«Stai bene?» mi domanda quasi preoccupata.
Non è una domanda scortese. Sembra solo stupita nel vedermi sotto shock.
Oddio Selene non fare casini. Vattene.
«Credo di... ho sbagliato indirizzo, scusa se ti ho disturbata!» aggiungo in fretta indietreggiando verso la macchina.
«Non preoccuparti sto aspettando che il mio ragazzo finisca di farsi la doccia. Ma sicura che sia tutto ok?» mi domanda nuovamente.
Il suo ragazzo. Doccia. Selene corri.
Sento gli occhi pungermi. Maledette lacrime.
«Ho sbagliato...» aggiungo e salgo in macchina.
Metto la retro e mentre esco dal parcheggio Diego compare accanto a Vanessa. Ha i capelli bagnati ed è come sempre perfetto. Gli passo accanto e quando mi vede colgo nei suoi occhi compassione. Sa di avermi ferita e questa è quel genere di ferita che si rimargina difficilmente.
Un conto era sapere che lei esistesse. Un conto era credere che lui stasera sarebbe stato con lei. Ma ora che ho conosciuto lei e li ho visti insieme, mi sono resa davvero conto di come stanno le cose. Come potrebbe mai lasciare qualcosa di così perfetto, per me che sono la totale imperfezione?
Se ti vuoi fidare davvero di me
fallo fino in fondo.
Guardami negli occhi
deciderai poi se aver paura.
Regalami il tuo sogno - Ligabue
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Respirami
RomanceQuesta che state per leggere non è una storia come tante. Non è la solita poesia d'amore e opposti che si attraggono. La domanda che mi accompagna per l'intera storia è se si può amare qualcuno senza starci insieme. Esiste davvero quell'amore forte...