Guardo ancora una volta i suoi capelli lisci color biondo rame e mi perdo nei suoi occhi nocciola, convinto che quello sia un addio ma non lo ammetterò, non davanti a lei. E' sempre così bella e la cosa che più amo è come non se ne renda conto. Il modo in cui quando le parli ed è in imbarazzo tira indietro la ciocca di capelli dietro l'orecchio, o l'indice che appoggia sul mento quando sta riflettendo. Amo il modo in cui si morde le labbra quando è arrabbiata. Amo persino le sue dita gelide quando mentre facciamo l'amore sfiorano il mio corpo.
Aspetto che passi i controlli e quando sparisce dietro le porte scorrevoli, mi rendo conto che è finita. Aspetto qualche minuti fermo in quella posizione, a sperare che lei torni indietro e corra da me. Sono uno stupido a crederlo possibile, uno stupido disperato.
Quando i suoi occhi si sono bagnati di lacrime, ho creduto di potermela riprendere. Per qualche istante il mio cervello ha pensato che tutto sarebbe potuto tornare come prima. Sono venuto qui nella convinzione di riportarmela a casa, eppure ho scritto quella lettera e gliel'ho infilata in tasca quando l'ho abbracciata. Ho sentito tutto il suo rammarico in quel bacio, tutta la sua rabbia nei miei confronti ed ho capito. Ha così paura di quello che prova per me, da doversi allontanare. Forse non è una reale sconfitta.
«Hey fratello, ce l'hai fatta?»
Mi giro e vedo Matteo corrermi incontro.
«L'ho salutata con un bacio e se n'è andata...» sorrido con le labbra.
«Cosa? Cazzo...»
Esatto.
Matteo si avvicina ad un tabellone dei voli in partenza. Poi lo vedo allontanarsi, punta una biglietteria.
Torna sorridente.
«C'è un volo per Dublino che parte tra cinque ore, va a riprenderla!» mi sorride.
Andare a riprenderla?
«Non posso...» sussurro.
«Se non hai soldi, ho la carta e ti pago io il biglietto!» mi sventola il portafogli davanti al naso.
«Non posso farle questo!» urlo.
«Ma che cazzo dici? Hai aspettato quasi dieci anni per capire cosa provassi per lei ed ora ti arrendi così?»
Credo che nessuno possa capirmi, ma poi guardo mio fratello e mi rendo conto che forse mi capisce meglio di quanto io capisca me stesso.
«Lei ha fatto una scelta ed io ne sono fuori!»
«Sai benissimo che ha scelto con la testa! Gli hai dato la lettera?»
Annuisco.
«Sei solo un codardo! Hai sempre avuto paura della sua reazione a quella verità. Questo ti ha sempre allontanato da lei ed ora continui a fare lo stesso sbaglio. L'hai lasciata andare in un altro stato da sola, con una verità che potrebbe distruggerla. Non credi sia stato un atto di egoismo?»
Ricevo quelle parole come un colpo in pieno petto. Ha ragione. Non ho mai avuto il coraggio di dirglielo ed ho trovato nella sua partenza la scusa per confessarglielo senza preoccuparmi della sua reazione.
«Come ho potuto...» cado in ginocchio, stremato da quella sensazione di disagio che mi invade il corpo.
«Prendi quel dannato aereo e va da lei!» urla Matteo.
Siamo chi siamo o chi decidiamo di essere?
NOVE ANNI PRIMA
Raccolgo il suo corpo dal prato. Se non avessi controllato i battiti del polso, sarei convinto che fosse morta anche lei.
La stendo sui sedili posteriori della macchina cercando di stare attento a muoverla il meno possibile.
Guido verso l'ospedale più vicino. L'adrenalina è tanta e non riesco a capire ancora appieno la gravità della situazione.
La controllo dallo specchietto retrovisore e sembra stia solo dormendo.
Ti prego fai che sopravviva.
Non riesco a far altro che pensare allo sguardo di suo fratello e a lui che a stenti mi supplica di prendermi cura di lei.
I suoi occhi che si chiudono e il suo viso che si distende, finalmente in pace.
La vista mi si annebbia. Inizio a piangere. E' morto tra le mie braccia. E' morto a causa mia. Ma che cazzo ho fatto? Ho ucciso una persona. Ora che faccio?
Entro nel parcheggio del pronto soccorso e scendo subito dalla macchina.
«Aiutatemi sta male!» urlo ai paramedici all'ingresso.
Corrono verso di me, ma sembra che tutto si svolga a rallentatore. Ci mettono troppo e lei potrebbe non farcela.
«Tu stai...» mi chiede un infermiera.
«Io sto bene... ho trovato una macchina fuoristrada...»
Racconto più o meno l'accaduto, tralasciando la causa dell'incidente. Approfitto della distrazione dell'infermiera per andarmene, ma prima devo assicurarmi che lei stia bene.
Chiedo indicazioni ad un'altra infermiera che trovo in corridoio e mi indica il reparto rianimazioni. Attendo un ora seduto su una sedia di ferro, in un corridoio freddo e asettico, poi finalmente sento dei passi. Arriva una barella e salto in piedi.
Ha la testa fasciata e una mascherina per l'ossigeno sul viso, le hanno rasato i capelli e stento a riconoscerla. Ha gli occhi chiusi, lividi. Sento un nodo in gola. Se non dovesse farcela, io non voglio pensarci. Ho promesso di prendermi cura di lei, per sempre.
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Respirami
RomanceQuesta che state per leggere non è una storia come tante. Non è la solita poesia d'amore e opposti che si attraggono. La domanda che mi accompagna per l'intera storia è se si può amare qualcuno senza starci insieme. Esiste davvero quell'amore forte...