«Che cosa stai facendo?» mi chiede Ryan.
«Io... stavo usando Shazam per riconoscere la canzone! Ecco...» gli mostro lo schermo del telefono.
«Perché non hai bussato e me l'hai chiesto?» mi chiede interdetto.
Esatto. Perché non l'ho fatto? Forse perché mi continui a trattare male da quando siamo atterrati?
«Non volevo darti fastidio...» sussurro.
Non risponde nulla. Resta fermo a guardarmi, abbasso lo sguardo mi sento osservata.
«Dai vieni!» esclama e mi indica di entrare nella sua stanza.
Non farlo Selene. E' tardi, tornatene a letto.
«Voglio solo farti ascoltare quella canzone, prometto che non ti salterò addosso, non è nelle mie intenzioni!» mi fa l'occhiolino.
Avanzo nella sua stanza e lui chiude la porta dietro di me.
La stanza di Ryan è poco più grande della mia. Le pareti sono bianche ed è abbastanza spoglia per dover essere la sua stanza privata. Ci sono appesi un paio di poster di band che non conosco. Sul letto c'è appoggiato un computer portatile acceso.
Ryan toglie un ammasso di vestiti da una vecchia poltrona verde e mi indica di sedermi, poi si accomoda sul letto. Qualche istante dopo parte la melodia che sentivo poco prima. Parte lenta, distinguo il suono appena accennato dei violini e poi irrompe una voce metallica e allo stesso tempo paradisiaca. Un batteria tiene il tempo alla perfezione. Appoggio la schiena alla poltrona e chiudo gli occhi. E' una meraviglia per l'udito. Quando finisce li apro e trovo Ryan a fissarmi.
«Sono gli M83?» gli chiedo.
«Li conosci?» mi risponde lui con una domanda.
«Solo alcuni dei loro pezzi, per lo più quelli di colonne sonore, ma questa non l'avevo mai sentita!» gli sorrido, quasi ringraziandolo istintivamente per avermela fatta ascoltare.
«Perché sei qui, Selene?» mi chiede, passando così alla leggera da una canzone ad un argomento così serio. Lo dice come se conoscesse il perché, come se sapesse che sto scappando da qualcosa. Sento di poter essere sincera con lui, a volte parlare con uno sconosciuto della propria vita può essere liberatorio. Lui non mi conosce, lui accetterà la mia scelta senza giudicarmi.
«Mi sono persa e ho bisogno di ritrovare me stessa. Ho bisogno di ricominciare da sola, per me!»
«Ti capisco... sono venuto in Italia per la tua stessa motivazione!» sussurra guardando fuori dalla finestra.
«Poi ho capito che non basta rifugiarsi in un altro luogo per staccarsi da qualcuno, soprattutto quando continuerai a portartelo sempre dentro di te!» torna a guardarmi e i suoi occhi mi fulminano.
Sento risuonare quelle parole come un accusa. Lui non ce l'ha fatta.
«Sei tornato da perdente?» penso ad alta voce e quasi non me ne rendo conto di averlo detto.
Scatta in piedi e viene verso di me.
«Pensi di conoscere tutto Selene? Pensi che per te sarà diverso, che ce la farai, ma non è così! Sono tornato per affrontare questa situazione ed hai ragione forse questa è una sconfitta!»
Ha il viso rosso, chiaramente alterato.
«Scusami non era mia intenzione farti arrabbiare...» sussurro.
«Ora va, tornatene a dormire!» esclama irritato, aprendo la porta della stanza.
Esco in fretta, senza degnarlo di uno sguardo e mi rintano subito sotto le lenzuola del mio letto.
Quando mi sveglio, i raggi del sole mi accecano prepotenti. Maledette finestre senza tapparelle ma solo con tendine di plastica inutilmente bianche. Il sole entra comunque, merda.
Mi rigiro nel letto, cercando di riaddormentarmi. Non ho nessuna voglia di alzarmi. Poi mi decido a dare un occhio al telefono. Sono già le nove e mezza. Devo sbrigarmi se voglio fare colazione. Mi lavo faccia e denti, mi infilo al volo un paio di leggins e una maglia e mi precipito giù a colazione.
Quando entro nel salone in cui ho cenato la sera prima, è completamente pieno. Una cameriera mi viene in contro sorridente. Ha i capelli biondi legati in una coda alta e gli occhi azzurri.
«Devi essere Selene!» esclama con uno strano accento.
Accenno un si.
«Lily mi ha detto che saresti arrivata in ritardo, quindi ti ho tenuto da parte un tavolo!» sorride divertita. Lily è così carina nei mie confronti, forse non me lo merito.
«Grazie»
«Come colazione preferisci la Continentale o no?» mi chiede.
Ho stranamente fame e sono in questa bellissima città, forse dovrei iniziare ad adattarmi, partiamo dalla colazione.
«Andrà bene la Irish!» le sorrido.
Qualche minuto più tardi Andy, così ha detto di chiamarsi, mi porta la colazione. Uovo con bacon, fagioli e uno strano tortino di spinaci, il tutto accompagnato da salsiccia e salse.
Guardo il piatto non convinta, ma quando inizio a mangiare mi rendo conto che la colazione salata non è poi così male come credevo. Mi dà la giusta carica per iniziare la giornata.
Salgo e mi fermo alla Reception alla ricerca di Lily, per darle il buon giorno e ancora una volta ringraziarla. Ma non c'è nessuno. Vengo attratta da varie guide e cartine che trovo su una libreria. Inizio a sfogliarle, intenta a cercare la meta di oggi. Voglio svagarmi almeno un giorno e fare la turista, da domani cercherò lavoro.
«Non dovresti cercarti un lavoro?» sento una voce alle mie spalle.
Ryan mi guarda con uno sguardo divertito, come se mi avesse colta in flagrante a rubare delle caramelle. Socchiudo gli occhi infastidita.
«Lasciala in pace Ryan!» sussurra Lily, spuntando dietro di lui.
«Ti è piaciuta la colazione?» mi chiede lei, poi si avvicina e mi indica dei posti da poter visitare oggi sulla cartina.
«Potresti andare alla fabbrica della Guinnes, ti piace la birra? Oppure a visitare il Museo degli Scrittori, sai è qua vicino o la statua di Oscar Wilde. Se vuoi fare shopping ti consiglio questa traversa di O'Connel Street...» continua Lily tempestandomi di informazioni.
Ryan si avvicina pericolosamente e mi ruba la piantina dalle mani.
«Ho già deciso dove andremo oggi, questa puoi lasciarla qua!» esclama lui guardandomi.
Ha deciso cosa? Andremo chi? Io con lui dopo ieri sera non vado proprio da nessuna parte e poi come si permette di decidere dove portarmi?
«Esatto! Ryan ti farà da guida!» sorride Lily entusiasta, come faccio a dirle che non accetto l'offerta di suo figlio che mi porta in giro per Dublino?
«Ehm ecco, io in realtà avevo già deciso dove andare...» sussurro.
Ryan mi guarda accigliato e Lily si intristisce.
«Ma accetterò che tu mi faccia da guida, oggi...» aggiungo sentendomi quasi obbligata.
Ryan mi guarda come mi ha guardato sull'aereo, quando mi ha stretta tra le sue braccia. E' uno sguardo premuroso, affettuoso. Sento una strana sensazione. Merda, sono nella merda.
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Respirami
RomanceQuesta che state per leggere non è una storia come tante. Non è la solita poesia d'amore e opposti che si attraggono. La domanda che mi accompagna per l'intera storia è se si può amare qualcuno senza starci insieme. Esiste davvero quell'amore forte...