Capitolo 20

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Controllo il biglietto. Fila 17 posto D. Incredibile, questo è destino e continua a prendersi gioco di me.

Tengo in mano il telefono e ci arrotolo le cuffie. Infilo il bagaglio a mano nel porta valigie sopra la mia testa e mi siedo al mio posto, tenendo addosso la giacca in cotone per il volo.

«Signorina le è caduto qualcosa!» esclama il signore seduto dietro di me. Lo guardo e capisco subito che ce l'ha con me. Gli sorrido per ringraziarlo e mi indica per terra. Guardo e vedo un foglio bianco. Ricordavo di aver messo il biglietto del volo nel bagaglio, quando ho tirato fuori il telefono, ma forse mi sbagliavo. Tiro su il biglietto e mi rendo conto che non è il biglietto aereo. E' un foglio ripiegato in quattro. Lo apro e mi si gela il sangue. E' una lettera.

Se stai leggendo questa lettera, significa che sono riuscito a incontrarti prima che tu partissi e allo stesso modo significa anche che tu te ne sei andata.

Mi guardo intorno smarrita e sorrido stupidamente. Maledetto. Deve avermela infilata nella tasca della giacca quando mi ha abbracciata. Sapeva che non sarebbe riuscito a fermarmi, ma è venuto comunque.

Guardo la lettera ed è abbastanza lunga. Vorrei trovare il coraggio per fermarmi e smettere di leggerla. Ma non posso.

Conoscendoti ti starai facendo mille domande. Come facevo a sapere della tua partenza? Sono certo che tu l'abbia già capito: Aurora.

Quando questa sera il mio telefono ha squillato e sul monitor è comparso il tuo numero, ho creduto di poter morire dalla paura che avevo di rispondere. Avevo paura di quello che avresti potuto dirmi, ma soprattutto avevo paura che se avessi sentito la tua voce sarei potuto crollare.

Ho risposto e la tua amica mi ha avvisato che saresti partita oggi.

Alzo lo sguardo verso la Hostess che sta mimando le varie fasi di sicurezza in caso di caduta dell'aereo, con tanto di giubbottino di salvataggio infilato.

Maledetta Aurora. A Dublino sfrutterò il wifi dell'aeroporto per insultarla via whatsapp.

Sono le tre di notte e sono ancora sveglio, nel mio letto a pensare a te. A pensare a noi, perché io ti amo.

Ora ti starai chiedendo perché allora ti ho fatto questo? Mi sono tenuto dentro la verità per molti anni. Ero terrorizzato dal fatto che potessi sapere. Volevo aspettare il più possibile ed essere sicuro che dopo che avresti saputo, non mi avresti lasciato. Ma quella sera Vanessa ha minacciato di dirti tutto, se l'avessi lasciata. Mi dispiace ma non ho avuto scelta.

Chiudo la lettera. Ho letto abbastanza. Che figlia di...

Mi tremano le mani. Inizio ad essere terrorizzata da quello che potrei scoprire. Qual è questo grande segreto. Perché ha così paura a svelarlo? Fanculo.

Riapro la lettera.

Ma ora ho capito che te la devo, questa verità.

Ed è da codardi farlo in questo modo, ma non riuscirei guardandoti negli occhi.

Ho finto di non sapere chi fosse tuo fratello, ma lo conoscevo. Frequentavamo la stessa scuola.

Sento uno strano nodo in gola. Conosceva mio fratello? Ho uno strano presentimento e sento che quello che sto per leggere cambierà la mia vita. Ma soprattutto temo che cambierà il mio modo di vedere Diego.

Avevo sedici anni e quella sera rubai le chiavi della macchina di mio padre. Avevamo appena litigavo, capitava spesso. Io volevo lasciare la scuola per la danza, ma lui ovviamente non lo accettava. Così presi la sua macchina.

Basta, non voglio continuare.

I motori dell'aereo iniziarono a girare alla massima potenza. L'aereo era pronto per il decollo.

Ero arrabbiato con il mondo. Volevo solo andarmene e smettere di pensare.

Mi ritrovai su una strada composta da due corsie divise da una riga continua. Volevo mettermi alla prova. Sorpassai la prima macchina, poi quella dopo. Non conoscevo la strada, era notte e al sorpasso successivo mi ritrovai di fronte una macchina, che per evitare di venirmi addosso sterzò.

Il mio corpo venne attraversato da un unico spasmo. Non riuscivo a tenere ferme le mani, che continuavano a tremare. Mi si appannarono gli occhi e proprio mentre l'aereo decollò, iniziai a piangere. Sentii un dolore acuto al centro del petto, proprio all'altezza del cuore.

Non poteva essere.

Ti tirai fuori per prima dalla macchina e respiravi ancora. Cercai di tirare fuori anche tuo fratello, ma non riuscii. Era incastrato e perdeva molto sangue. Mi capita spesso di sognarlo ed è terribile, ma è la giusta punizione che mi merito.

Prima di spegnersi mi fece promettere che mi sarei dovuto prendere cura di te.

Doveva amarti molto. E' strano ma quella notte fu come se un po di quell'amore che provava per te, lo passò a me. Ti portai in ospedale e ti salvai la vita, dissero i medici. Ma come potevo  presentarmi da te e guardarti negli occhi sapendo di essere stato la causa della morte di tuo fratello?


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