Capitolo 15 : 31 ottobre

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Mi buttai per terra e iniziai a pensare a cosa avevo fatto di sbagliato.

Mi vennero le lacrime agli occhi, una mi rigó il viso, ma non lasciai scorrere le altre, me le ascughai e mi alzi lentamente.

Non ritornai in palestra ma bensì in camera mia.

Chiusi la porta sbattendola e mi buttai sul letto a pancia in giù e con la faccia sul cuscino.

Subito dopo, entrò Claudia ridendo, ma quando mi vide, il suo sguardo diventò serio.

Si avvicinò a me e mi accarezzò la schiena.
"Hei Noe, tutto bene?"
-"si..." dissi sospirando, con ancora la faccia sul cuscino.

Menomale che non mi aveva visto gli occhi, se no avrebbe capito tutto.

"Sicura? Non sembra, come mai sei scappata?"
-"così, non mi andava e allora sono scappata."dissi cercando di essere credibile, mi tremò la voce ma per fortuna lei sembrava non essersene accorta.

"Non ci credo.
È per Lucas?"disse con tono esitante.

Feci un verso soffocato e cercai di trattenermi, solo a sentire quel nome mi metteva i brividi.
Non né volevo parlare con nessuno, volevo stare da sola, era per quello che mi ero chiusa in camera.
Ma avevo dimenticato che ci fosse anche lei.

Anche la camera metteva depressione, mattonelle bianco opaco, muri bianco sporco, vetri appannati, e polvere ovunque.

" potresti evitare di farmi domande??" dissi alzando il tono di voce.

"Ok, scusaa allora non né faccio più" disse.
Dal modo in cui l'aveva detto, sembrava offesa.

Mi alzai veloce senza guardarla negli occhi e mi diressi verso la porta.

Mi prese per un braccio e disse interrogativa " dove stai andando??"

Non mi girai neanche, e dissi "lasciami voglio stare da sola!!!"

-"ma voglio aiutarti" disse lei.
-"non mi interessa, voglio stare sa sola è chiaro?!?! " dissi ancora più arrabbiata.

La sua presa sul mio braccio si indebolì ed io me ne andai sbattendo la porta con forza.

Attraversai il corridoio, scesi le scale e uscì di corsa e mi nascosi nel bosco poco lontano dal grande giardino.

Quando mi fermai, mi rannichiai per terra e mi guardai in torno per assicurarmi di essere sola.
Dopodiché scoppiai in un pianto disperato.
A poco a poco i miei occhi iniziarono a diventare rossi e gonfi come due pomodori, ma io me ne fregai e continuai a piangere.

Dovevo sfogarmi, e forse parlarne con qualcuno, ma in quel momento sapevo che non sarei riuscita a parlare con nessuno, uno perché non me la sentivo, due perché volevo stare sola, e tre perché da quanto piangevo, non sarei riuscita a dire neanche una parola.

Piansi per ogni cosa che mi stava succedendo: Lucas che mi aveva respinta con forza, Claudia che voleva aiutarmi e io che l'avevo respinta urlandole contro, Will che non aveva capito perché fossi arrabbiata con lui, la mancanza di mia madre, un po' i voti a scuola ma neamche tanto e altro ancora.

Mi stava scoppiando la testa con tutti quei pensieri e in più piangevo come una scema.
Una piccola pozzanghera si creò affianco a me, sulle foglie secche e fredde.

Avevo anche freddo, ed ero vestita leggerissima: con la camicia bianca sottile e i leggins, come alla festa.

Mi strinsi e cercai di scaldarmi muovendo le braccia dall'alto verso basso sulle gambe e sulle braccia stesse.

Poi, dopo circa trenta minuti finì di piangere e gli occhi mi facevano ancora più male di prima, le ciglia erano diventate a stella.

Ad un tratto, sentí dei passi lenti ma regolari provenire da lontano.
Qualcuno stava venendo nel bosco.

Avevo quasi paura di sapere chi fosse e mi nascosti dietro all'albero, in modo che potessi spiare chiunque fosse.

Era un ragazzo dai capelli neri arruffati, occhi di ghiaccio e alto.

Non ebbi più paura e decisi di uscire allo scoperto.
Era Will, sembrava più sobrio rispetto a prima.

Aveva in mano una cosa con cui ci giocherellava , ma non riuscì a capire cos'era.

Si avvicinò a me e vedendomi ridotta in quel modo: occhi gonfi, viso rigato, pelle d'oca e tutta tremante.

Senza dire niente, mi strinse in un caloroso abbraccio ed io mi nascosi nelle sue braccia, appoggiando la testa al suo petto.

Restammo così per molto, ma poi ci staccammo e lui ruppe il silenzio che c'era.

"Mi dispiace Noe, sai com'è fatto.... Ma sai che ti vuole bene, ci tiene a te."
-"da cosa lo vedi? E come lo percepisci?" dissi quasi come un sussurro.

-"Lo conosco da molti anni e poi non ha mai guardato nessuna in quel modo, come guarda te.
Si vede che ci tiene, anche se non lo fa notare."

"Ah...menomale che lo conosci" dissi accennando un sorriso.

Lui ricambiò il sorriso e rispose "già... Capisco che tu ci stia male e che stai soffrendo per lui, ma dagli tempo...
Vedrai che capirà.."

"Lo spero..." dissi, chiedendomi a cosa si riferisse con " vedrai che capirà..." mi vennero in mente alcune risposte ma molto vaghe.

Lo chiami e lui si girò verso di me dicendomi " sì? "
E io risposi " come hai fatto a trovarmi?"
-"non è importante questo ora, dai andiamo a dormire."

Annuì abbassando la testa e mi feci accompagnare da lui fino alla porta della camera.

"Grazie, sembra che tu sia il primo a capirmi, e scusa per sta mattina non volevo aggrediti."
Arrossí leggermente e rispose "figurati, è un piacere per me aiutarti, e tranquilla a tutti capita una brutta giornata."

Ci stringemmo di nuovo in un abbraccio e poi se ne andò....

Il segreto di NoemiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora