Capitolo 34 : Febbraio

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Erano le quattro di notte del 4 febbraio, ed io non riuscivo a dormire, le lacrime si erano fermate anche se per poco, ma in conpenso era ritornato il dolore atroce alla gamba per quella volta che ero caduta.

Perché sapendo che avrei potuto cadere, mi ero nascosta sulla cima di un'albero?

Ero in corridoio ma barcollai e mi accasciai a terra con una smorfia.

Mi massaggiai piano la gamba cercando di resistere.

Ad un tratto vidi un ombra venirmi incontro. Era mio padre...

"Papà..." Sussurai sottovoce.

-"Noemi devi resistere!! Prima o poi finirà tutto." Disse cercando di rassicurarmi.

"Tutto cosa? " chiese la mia vocina interiore, mai I miei pensieri furono distratti da una domanda che mi spiazzó totalmente.

"Te lo ricordi il braccialetto regalato da tuo Cugino?"

"Quello con le lettere N & C ?" Chiesi.

-"si vai a prenderlo e non lasciarlo mai in giro, è importante" Esclamó lui.

"Perché era importante? Cosa significava? " Chiese di nuovo la mia vocina interiore.

Andai in camera e frugai dappertutto, alla fine vidi una luce bianca, probabilmente era di mio padre che me lo stava indicando, era dentro alla valigia in una tasca.
Lo presi e me lo misi, ma fui invasa da una dozzina di domande riguardo alle lettere del braccialetto, e al motivo del perché me l'avevano regalato.

"Ti daró solo un indizio: quelle lettere si riferiscono ai nomi di due persone....unite fra loro..." Disse con un tono strano che non riuscí a decifrare.

"Ok ma...cosa c'entro io??" Chiesi instintivamente.

Ma poi capí la N si riferiva al mio nome, ma l'altra?? A Claudia? No non puó essere perché se no lo avrebbe avuto anche lei o comunque lo saprebbe.

"Papá... A cosa si riferisce l'altra lettera? " dissi titubante.

"Lo scoprirai." E detto questo se ne andó.

Ma perché se ne andavano via sempre tutti?? Nessuno che era in grado di rispondermi.

Tornai in camera e mi promisi che l'indomani avrei frugato tra le cose di Mamma per capirci qualcosa.

* * * *

POV'S CLAUDIA:

Erano le cinque meno venti, ed io non facevo che rigirarmi e rigirarmi nel letto.

Pensai a Noe, la mia compagna di stanza e migliore amica, mi mancava.
Era passato solo un giorno e giá sentivo la sua mancanza, il letto vuoto, la sua parte ordinata ed ero abituata a fare tutto con lei.

Ci alzavamo verso le sette e quaranta, camminavamo svogliatamente con il pigiama addosso per andare a fare colazione, le corse per arrivare in orario a lezione, il pranzo insieme e tutte le cavolate che facevamo ogni volta, I pianti disperati e cosí via.

Lei era una parte di me, la parte pazza di me e se l'era portata via tornando a casa.

Subito dopo essere andata via, mi pentí di tutto quello che le avevo fatto: l'avevo tratta male, insultata e non l'avevo neanche salutata.

Piansi come una disperata, volevo che lei tornasse, volevo che non fosse successo niente, volevo stare con lei.

Dopo almeno mezz'ora che piangevo, decisi di andare a sedermi sulle scale che dividevano il dormitoruo femminile da quello maschile.

Il segreto di NoemiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora