capitolo 53.

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« perche Cameron è un prigione?»

Chiedo scioccata, con le lacrime agli occhi.

« ecco..»

Inizia Nash, ma viene bloccato da Dylan che fa eruzione nella stanza.
Corre verso di me e mi abbraccia forte.

« stai bene? Ti sei svegliata finalmente»

« si sto bene, ma ora voglio sapere che cosa è successo a Cameron»

« ecco, Cameron, dopo che Dylan è venuto a darci la notizia che tu sei andata a Londra in un colleg, lui se ne andato. Si è chiuso in camera per due giorni e non usciva, non mangiava, non apriva nemmeno le tapparelle, beveva soltanto.
Il terzo giorno è uscito ed è andato in un pub. Penso fosse già ubriaco, ma ha continuato a bere e poi è andato a casa di tuo padre. Non so che ha fatto ma poi è andato da Kol. Ha buttato giù la porta della sua casa e ha iniziato a picchiare Kol con una mazza da baseball. Dopo aver finito con lui, ha preso la sua macchina ed è andato a cazzo per le strade, investendo una ragazza che è in coma ora. Qualcuno ha chiamato la polizia e Kol lo ha denunciato e lo hanno condannato a un anno di carcere. Volevamo liberarlo pagando la cauzione ma costa tantissimo»

Racconta velocemente.

Non posso crederci che Cameron, lo stesso Cameron, abbia fatto tutto questo.
Il Cameron che è contrario a tutto questo.
Il Cameron che non ucciderebbe una mosca.
Il mio Cameron.
Cameron.

« PERCHE CAZZO TU NON HAI FATTO NIENTE?»

chiedo riferendomi a Dylan.
Lo s benissimo che lui poteva procurarsi dei soldi.

« Cass, non potrebbe fare niente la cauzione è di 300000$ è tantissimo »

Dice Nash.

« uscite tutti di qui, voglio star sola «

Per kia fortuna escono senza fiatare.
Inizio a piangere ininterrottamente, mentre i singhiozzi si fanno più udibili.

« È TUTTA COLPA MIA »

urlo togliendomi tutti i fili che ho attaccati al corpo.
Mi vesto velocemente ed esco dalla camera.

« CASSANDRA CHE STAI FACENDO, TORNA QUI »

qualcuno mi urla dietro ma non lo ascolto.
Esco dall'ospedale e chiamo un taxi.

« all'aeroporto più vicino »

Ordino velocemente, guardandomi dietro, dove tutti cercano di vedere dove sono.

In venti minuti arriviamo all'aeroporto ed esco senza pagare, mentre il taxista mi urla dietro i peggio insulti in una lingua mai sentita.

Entro dentro l'edificio e prendo un biglietto. Fortuna che  avevo dei soldi in tasca.
Velocemente corro e riesco a prendere velocemente l'aereo.
Mi siedo e aspetto che l'aereo decolli.
Appoggio la testa sullo schienale.
Cerco si riprendere fiato.
Cameron, sto arrivando.

«Il nemico del mio migliore amico»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora