Capitolo tre

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Louis se ne stava tranquillo, seduto sulla veranda di casa a guardare un punto indefinito.
Indefinito proprio come il luogo in cui avrebbe voluto vivere.
All'improvviso si ricordò,stranamente,di una citazione di Charles Bukowski:

"Ero attratto da tutte le cose sbagliate: mi piaceva bere,ero pigro,senza dio,senza idee politiche,senza ideali.
Vivevo nel nulla;la mia era una non esistenza e a me andava bene così.
Tutto questo non faceva certo di me un personaggio interessante.
Non volevo essere interessante, era troppo faticoso. Quello che volevo veramente era uno spazio facile,indefinito,dove vivere tranquillo. Volevo essere lasciato in pace."

Già, Louis voleva essere lasciato in pace.
Se fosse stato un licantropo,basandoci sui suoi sciocchi libri,probabilmente sarebbe un omega.
Un omega è un lupo solitario che vive girando per il mondo senza il suo branco.

Forse tutto quello di cui Louis aveva bisogno era semplicemente un branco,tutto qui.

Vagando con la mente si ritrovò a pensare a quello strano ragazzo incontrato la mattina nel bosco.
Che ci faceva lì tutto solo?
Forse voleva andare a drogarsi in pace?
Probabilmente sì.
In effetti era un tipo strano e un po' misterioso.
Come faceva a sapere che Louis aveva solo suo padre poi?

Le sue riflessioni furono interrotte dalla voce di Mark.

"Louis! Che ci fai lì? Dovresti essere a scuola."
Gli chiese scendendo da una macchina grigia mai vista prima.

Spostando lo sguardo verso il retro di questa notò che,con un gancio,la macchina di suo padre era attaccata a quella grigia.

Lo sportello del lato del guidatore si aprì e dalla macchina scese il ragazzo a cui,proprio poco prima,Louis stava pensando.

"Harry."
Disse confuso fissandolo.

"Hey Louis,che coincidenza."
Rispose sorridendo il riccio.

Mark li guardò confuso e senza proferire parola entrò in casa.

"Perché le nostre auto sono attaccate e mio padre è appena sceso dalla tua?"
Domandò Louis senza esitare.

"Tuo padre ha forato e gli ho dato un passaggio, tutto qui."

Il ragazzo dagli occhi blu si avvicinò alla sua macchina bianca e chinandosi piano cominciò a scrutare le ruote una per una.
Erano tutte squartate e su ognuna di queste c'erano cinque tagli che sembravano graffi fatti da una mano.

Un po' confuso si rialzò spostando il suo sguardo su Harry,che approfittando della distrazione di Louis,si stava pulendo i polpastrelli delle dita annerati sul giaccone.

"Perché hai le dita macchiate di nero?"
Chiese il più piccolo avvicinandosi all'altro.

Harry aprì la bocca per rispondere,ma dal portone di casa si affacciò Mark.

"Louis,credo che tu mi debba delle spiegazioni. Parlerai un'altra volta con il tuo amico."

Il diretto interessato annuì,e dopo aver salutato Harry con la mano,entrò in casa.

"Che c'è papà?"

"Volevo discutere del tempo."
Disse sarcastico.

"Oh,è una giornata fredda."
Bisbigliò Louis insicuro.

"Lou, hai marinato la scuola. Perché? C'è forse qualcuno che ti ha preso di mira?"

"Non mi sentivo bene."

"Ti prego,se c'è qualcosa che devi dirmi,fallo senza problemi."
Lo pregò il padre.

"Ho detto che non mi sentivo bene."
Insistette Louis.

Mark sospirò rassegnato e cominciò in silenzio a preparare il pranzo.

"Io non ho fame."
Disse Lou per poi dirigersi in camera sua.

Nell'ultimo periodo Louis stava diventando davvero troppo magro.
Aveva il viso leggermente incavato e aveva per fino perso le sue rughette d'espressione.

Mark,preoccupato per questo,entrò poco dopo nella stanza di suo figlio e restò a fissarlo in silenzio.

Dopo circa un minuto prese parola
"È per colpa dei tuoi incubi che sei tornato ad essere così?"

"Così come?"

"Non lo so di preciso, so solo che il mio bambino non si comporterebbe mai in questo modo.
Cosa è successo al mio bambino?"

Louis avrebbe tanto voluto rispondergli che il suo bambino stava crescendo, ma gli avrebbe mentito.
Lou non stava crescendo,anzi si sentiva bloccato nel tempo,proprio come un eterno Peter Pan.
Lui continuava a sognare il suo futuro e a nascondersi nel suo mondo magico.
Forse però, se sul serio sarebbe dovuto restare bambino per sempre,avrebbe dovuto imparare a convivere con sé stesso.

Visto che non arrivava nessuna risposta,Mark continuò
"Ho un'idea. Potrebbe aiutarti."

"Dimmi."

"Potresti tornare a fare l'animatore alle feste dei bambini."
Mark sorrise dolcemente,come per incoraggiare Louis,che scrollò le spalle indifferente

"Va bene, papà."

Padre e figlio tornarono al piano di sotto, e per la prima volta da tempo,Louis fece un pasto completo.
Anche se cercava di celarlo, il solo pensiero di passare del tempo con qualcuno,che come lui, crede in tutto ciò che sente lo rallegrava molto.








































Salve! Vorrei sapere cosa ne pensate della storia fino ad ora♡

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