Capitolo ventiquattro

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Dopo l'abbraccio, grazie al quale Louis si tranquillizzò, i due decisero di andare a casa del riccio.
Di sicuro Des avrebbe riportato lì Gemma.

Mano nella mano Harry e Lou iniziarono a camminare per il bosco,luogo in cui era situata la vecchia casa della famiglia Styles.

Approfittando del silenzio,Louis cominciò a pensare a tutto ciò che stava accadendo alla sua vita nell'ultimo periodo.
Probabilmente chiunque altro al suo posto avrebbe deciso di fare le valigie ed andare via,ma il ragazzo dagli occhi blu preferiva viversi la vita come veniva.
Ed è così che bisogna fare,gli diceva sempre sua madre,buttarsi,agire d'impulso,cavalcare l'onda senza riflettere troppo o rimuginare e farsi domande. È così che la gente si sposa, fa figli e va avanti,perchè coglie l'attimo,perché sente che in quel momento non potrebbe essere più felice e non si chiede come sarebbe se tutto finisse domani,non pensa alle conseguenze di un divorzio,di un tradimento o di un lutto.
Prende quello che c'è, giorno per giorno: sole,pioggia,brezza o tempesta. E lo affronta un minuto alla volta,con coraggio e pazienza.
Così fanno gli adulti, e Louis in quel periodo della vita lo stava diventando.

L'adolescenza di Louis non finì quando fumò la sua prima sigaretta a diciassette anni. Nè quando si ritrovò senza suo padre,a dover affrontare tutto senza una figura forte come quella di Mark. Nè quando compì diciotto anni.
Finì quando,malgrado per l'ennesima volta pensasse che il mondo non funzionasse,per la prima volta accettò di farne parte,ed era solo grazie ad Harry se lui riusciva a sentirsi parte del mondo.

Senza rendersene conto,si ritrovò davanti ad una grossa villa dispersa fra gli alberi,che quasi sembrava abbandonata.
Dava l'impressione di trovarsi a rivivere in uno di quei decenni in cui il mondo girava attorno ai sovrani ed aveva anche un non so cosa di macabro.
A Louis piaceva quel posto.

"Ecco qui,siamo arrivati."
Comunicò Harry,lasciando poi la mano del più piccolo per andare ad aprire il portone.

Insieme entrarono in casa e a passi felpati Har si diresse in una stanza buia.
Un po' titubante Louis lo seguì,cos'altro poteva fare infondo?

"Gem? Sei tu?"
Chiese la voce tremante di una donna.

"No mamma,sono io. Sono Harry."
Rispose gentilmente il riccio.

"Oh, sono talmente debole che non riesco neppure a riconoscere l'odore dei miei bambini."
Mormorò la donna mortificata.

La luce nella camera si accese,illuminando la stanza che poco prima Louis poteva solo immaginare.
Era una stanza di medie dimensioni,completamente tinteggiata di grigio e piena di candelabri e quadri inquietanti alle pareti.
Al centro di questa stanza c'era un grosso letto matrimoniale,al suo interno se ne stava sdraiata una donna dai lunghi capelli neri,la quale sembrava non passarsela molto bene.
Quest'ultima spostò lentamente lo sguardo su Louis e sorrise.

Nè Harry né l'altro si sarebbero mai aspettati un sorriso.

"Tu devi essere Louis."

"Come fai a saperlo mamma?"
Domandò Har.

"Il tono della tua voce era allegro, troppo allegro. Proprio come il tuo tono quando da bambino mi chiedevi di poter andare a giocare con Louis mentre lo osservavi da lontano."

Harry arrossì di colpo e fulminó la madre con lo sguardo,scatenando una piccola risata da parte di Louis.

"Salve signora."
Salutó gentilmente quest'ultimo.

La donna rispose con un semplice sorriso.

"Come ti senti?"
Harry si sedette sul bordo del letto e poggiò una mano sulla fronte di sua madre.

"Sto bene tesoro, non preoccuparti. Comunque io mi chiamo Anne."
Aggiunse la seconda parte rivolgendosi a Lou.

Louis, leggermente a disagio per la situazione,si limitò ad annuire senza un vero motivo.

"Dove sono tuo padre e Gemma,Har?"
Anne tossì.

"Gemma ha avuto qualche problema con Louis e così è andata via. Papà l'ha seguita,credevo fossero tornati a casa."
Spiegó Harry, continuando ad accarezzare la fronte della madre.

Il ragazzo più piccolo sorrise,intenerito dalla dolcezza e dalla premura dell'altro.

"Immagino che tipo di problemi,quella ragazza è sempre stata testarda. Proprio come tuo padre. Sempre a cercare di rimandare l'inevitabile. Ormai non c'è niente da fare per me e loro dovrebbero averlo capito."
Anne sospirò,nel suo tono c'erano tanta paura e rassegnazione.

"Non dire così mamma,parleremo con Peter. Non vorrai davvero arrenderti?"
Il riccio si morse il labbro inferiore nervosamente,mentre Louis si limitò a guardare la scena in totale silenzio ed imbarazzo.

"Che senso ha vivere in un letto per il resto dei miei giorni? Preferisco morire ora e smettere di causare sofferenza ad altre persone come lui."
La donna indicò Louis,il quale abbassò lo sguardo.

Tutti e tre restarono in silenzio e l'aria in quella stanza cominciò a diventare davvero pesante.

Louis odiava andare a trovare qualcuno che stava poco bene,non sapeva mai cosa dire e si sentiva perennemente in colpa per essere in piena salute. Se quel qualcuno poi era la madre del suo ragazzo,la cui vita dipendeva assolutamente dall'uccidere Lou o non farlo, la situazione diventava ancora più complicata.

"Perché non fai del tea al nostro ospite?"
Anne ruppe il silenzio creatosi.

"Ottima idea. Louis vuoi venire con me?"
Chiese Harry, capendo che lasciare Lou da solo con sua madre avrebbe solo peggiorato la situazione.

Il liscio annuì e a passo spedito si recò in cucina con Harry.


















Ho intenzione di fare una Anne larry shipper, vi piace l'idea? Ahahah

A presto♡

As handsome as the nightDove le storie prendono vita. Scoprilo ora