Mi svegliai nel mezzo della notte, piangendo. Non mi capitava da moltissimo tempo di sognare mia madre, pensavo di essermi dimenticata il suo profumo dopo tutti quegli anni. Mi misi a sedere sul letto asciugandomi il viso con le dita. Mi alzai piano cercando di non fare rumore e scesi in salotto.
Le foto di quando ero piccola erano tutte lì, in perfetto ordine. Mio padre aveva davvero tappezzato la stanza in modo esagerato. Presi in mano la fotografia che Chris aveva notato qualche tempo prima.
La me stessa bambina mi sorrideva felice con la coroncina di fiori in testa, ignara di come il suo mondo stava per perdere un pezzo. Quella foto l'aveva scattata lei, la mia dolce e fragile mamma che alcuni mesi dopo era andata semplicemente via.
Mi piaceva la notte, mi piaceva il suo silenzio ma in quel momento tutto quello che avrei voluto fare era urlare. Rompere quel vuoto, rompere quel muro che mi opprimeva il cuore. Mi raggomitolai sul divano chiedendomi se avrei pianto per sempre.
Qualche ora dopo mi svegliai totalmente indolenzita, mi ero addormentata in salotto con la foto ancora tra le braccia. La consapevolezza del perché ero lì mi colpì con forza. Presi un respiro e mi feci coraggio. Mentre risalivo a dormire in camera mia mi dissi che per poter andare avanti dovevo sigillare tutti quei pensieri in una stanza della mente, e così feci.
Quel mattino mi svegliai per la terza volta in poche ore con due occhiaie da spavento e la stanchezza nelle ossa.
"Oggi c'è la gara" mi ricordai "che felicità!" pensai sarcastica e priva di energia mentre scendevo in cucina a fare colazione. Il pensiero che avrei dovuto correre davanti a tutte quelle persone, la maggior parte delle quali mi odiava, mi fece aggrovigliare lo stomaco.
Mio padre era sicuramente più agitato di me: erano solo le 7 e mezza del mattino e già girava per la cucina con la macchina fotografica che gli ciondolava dal collo e la telecamera in mano, tutto intento a riprendermi mentre facevo colazione. Sembrava proprio uno di quei turisti che scattano foto a qualsiasi cosa o persona si pari loro davanti.
– Allora Nina – stava dicendo mentre zumava sulla mia faccia assonnata – sei carica per il festival dello sport?– chiese tutto entusiasta.
– Giornata dello sport – lo corressi io – papà, non puoi spegnere quell'aggeggio? Sto praticamente dormendo nella tazza dei cereali – aggiunsi stancamente.
– Ok – rispose lui mogio pigiando il tastino rosso e mettendo in pausa il video – mi rifarò alla gara. –
Guardai l'orologio.
– È meglio che vada, sono in ritardo. Le gare iniziano alle 11 ma prima devo andare all'assemblea d'istituto – presi la borsa senza aspettare una risposta. Gli baciai alla svelta la guancia sentendo il contatto ruvido con la sua barba e scappai fuori dalla porta urlando – ci vediamo dopo!–
In realtà non ero proprio in ritardo, ma avevo una gran voglia di uscire di casa presto. Sentivo il bisogno di vedere Chris anche se non avevo idea di cosa dirgli o di come avrei reagito vedendolo. Forse gli avrei raccontato perché avevo dormito così male quella notte. Mi diedi della stupida. Nemmeno lo conoscevo e già volevo dirgli tutto, gli avevo confidato fin troppo e forse non era affatto un bene.
Mentre rimuginavo tra me e me, il mio sguardo si soffermò sul piccolo parchetto isolato che stavo costeggiando. Era un fazzoletto di erba appena tagliata al centro del quale sorgevano uno scivolo e due altalene sgangherate circondati da quattro panchine sporche che formavano un quadrato intorno ai giochi. Non c'era nessuno fatta eccezione per un'anziana signora, con lunghi capelli bianchi e un vestito blu notte, seduta su una delle panchine.
Lo spiazzo intono ai giochi era completamente circondato da alberi e cespugli che si infittivano sempre di più come a voler proteggere la signora. Più che un parco sembrava un minuscolo bosco nel bel mezzo della città. Nelle vicinanze non c'erano né negozi né bar, solo palazzi e casette di periferia. Quel posto mi era sempre piaciuto, ci andavo quando ero piccola con mio padre anche se non era molto frequentato. Mi soffermai qualche minuto ad osservare le foglie degli alberi che oramai si stavano tingendo dei colori dell'autunno.
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Filo Rosso
FantasyMolte leggende sostengono che ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci collega con la nostra vera ed unica anima gemella. E se esistesse qualcuno in grado di vedere quel filo? E se ci fosse più...