Capitolo 33: Addio

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Rimasi in infermeria solo dieci giorni.

Le mie ferite erano così gravi che pensavo sarei morta eppure si erano rimarginate più facilmente del previsto, il risveglio totale dei miei poteri mi aveva ironicamente resa più forte.

In molti erano venuti a farmi visita: Keller, Leo e Livia erano stati i primi e con loro anche alcuni abitanti della base con cui non avevo mai parlato. Era una fiumana di persone che mi porgeva gli auguri e mi ringraziava per quello che avevo fatto. Alcuni mi chiesero persino scusa per aver dubitato di me e ci fu anche chi tentò di aggiornarmi assicurandomi che Damian era in prigione e che ci sarebbe rimasto per un bel po'.

Subito dopo essere stati medicati erano passati a trovarmi anche Teo e Sophie, mano nella mano mi avevano portato dei bellissimi fiori bianchi e mi avevano abbracciato a lungo.

Xandra, coperta di fasciature, era venuta a porgermi gli auguri di buona guarigione con molto garbo.

La piccola e dolce Susy era venuta un paio di sere a piangere con me, per ore, mentre Reimar ci vegliava guardando insistentemente fuori dalla finestra. Riuscii perfino a stringere la sua mano senza farmi mandare a quel paese, la stretta che mi diede di rimando per un veloce secondo mi scaldò il cuore.
Anche il signor Loi venne a darmi un bacio sulla fronte e permise a Manu di dormire con me per non farmi stare sola.

Non parlai mai, con nessuno di loro.

Nemmeno quando Teo provò a tirarmi su con una delle sue battute o quando Manu fece smettere di piovere solo per me.
Non pronunciai nemmeno una parola, non avevo più motivo di dire nulla.
Tutto ciò che mi permetteva di sorridere e stare semplicemente attaccata a questa Terra non c'era più.

Volevo solo annegare nel mio dolore.

Volevo solo stare sola.

Da sola per sempre.

L'ultima visita, la più inaspettata, fu quella di Jena. Venne a trovarmi un pomeriggio e parlò molto, più di quanto non avesse mai fatto con me.

– Sai, lui è rimasto seduto davanti al portale per tutta la notte e tutto il giorno successivo al vostro esilio – mi confessò sedendosi su una sedia di fianco al mio letto – nessuno riusciva a convincerlo a smuoversi di lì, era stato lui a decidere di bandirti, eppure continuava a ripetere che qualcosa non andava. Si guardava la mano sinistra e diceva che decisamente qualcosa gli stava sfuggendo. Poi semplicemente ha riunito tutti i Membri del Destino e ci ha detto che vi avrebbe seguito visto che era certo che tu avessi mentito. Non sapeva perché, non sapeva fino a che punto eppure è entrato nel Limbo e noi tutti lo abbiamo seguito. –
– Perché siete andati con lui? Il Limbo non è un posto proibito per voi?– le chiesi parlando per la prima volta dopo giorni, faticavo a trattenere le lacrime. Strano che ne avessi ancora.
– Anche se sono sempre stata ostile nei tuoi confronti, in realtà capivo. So che cosa vi legava e so che nulla, se non quello che è successo, avrebbe potuto separarvi veramente – mi rispose con le lacrime agli occhi – Chris è, era, uno di noi come lo sei tu. Siamo una famiglia e in famiglia ci si sostiene nel bene e nel male. Quando finalmente vi abbiamo raggiunti e abbiamo visto Mildred e l'Entità abbiamo capito tutti che Christian aveva ragione: tu non ci hai mai traditi. –

Fissai il bellissimo viso di quella ragazza che non avevo mai conosciuto veramente, grandi occhiaie le contornavano gli occhi ed era molto pallida.

– Come fai ad esserne così certa?– le chiesi sussurrando. Ero così... stanca.

– Tutti conoscono la storia dell'Entità, vedendo le tue condizioni era chiaro come il sole quello che avevi fatto. Nessuno di noi può vedere il destino ma a modo nostro lo percepiamo e il tuo stava svanendo. Così Chris...–
– Mi ha salvato la vita – conclusi.

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