Cadevo e cadevo, giù nel buco oltre la botola.
Giallo in un mare di nero.
Paura, vuoto, morte.
Cadevo nel buio sempre più vicina a quegli occhi gialli che sapevo mi attendevano sul fondo.
Sarei morta a causa di quegli occhi, sarei scomparsa da questo modo.
Non potevo fare nulla, se non continuare a cadere nell'abisso più terrificante di tutti.
"Ti aspetto" sentii dire ad una voce roca nascosta nel vento "segui il Filo, io ti aspetto Curatrice".
***
Mi svegliai e prima ancora di aprire gli occhi sentii che qualcosa non andava. Il mio corpo non andava, le mie palpebre non si sollevavano.
– Questa scoperta è sensazionale, le sue capacità vanno ben oltre quello che avevamo immaginato – una voce ovattata si fece strada verso le mie orecchie ma non riuscii a riconoscerla – ci tornerà ancora più utile ora– aggiunse con soddisfazione.
Cercai di capire dove mi trovavo: ero distesa, quello era certo, distesa su qualcosa di morbido ma scomodo allo stesso tempo. Provai di nuovo ad aprire gli occhi ma non ci riuscii. Nessun muscolo del mio corpo mi obbediva. Era come se la gravità o qualcosa del genere, mi schiacciasse impedendomi di muovermi. Come ci ero finita lì? Che diavolo era successo?
– Sommo Mael! Nina è quasi morta la notte scorsa – sentii dire a una seconda voce molto più piacevole e familiare – come può pensare a queste cose mentre è ancora incosciente?! – chiese su tutte le furie.
Provai ad aprire nuovamente le palpebre, dovetti usare tutta la forza che avevo in quel momento ma finalmente, molto lentamente, ci riuscii.
La prima cosa che vidi, una volta messo a fuoco ciò che mi circondava, fu un soffitto immacolato formato da tante piccole rifiniture quadrate. La seconda cosa che vidi fu il viso arrabbiato di Chris che se ne stava a pochi passi da me di fianco al letto in cui ero evidentemente ricoverata e fronteggiava un uomo anziano vestito in modo elegante. Non si erano accorti che mi ero svegliata.
Ci trovavamo in una stanza molto simile a quelle d'ospedale: asettica e pulitissima, con pochi mobili e completamente bianca. Un finestrone lungo e rettangolare, che dava su un corridoio molto simile a quello della base, era piazzato esattamente di fronte a me e permetteva a chi passava di controllare dentro.
– Capisco le tue preoccupazioni, d'altronde la ragazza non doveva nemmeno essere lì o sbaglio?– chiese l'anziano sconosciuto con fare accusatorio mentre Chris abbassava lo sguardo – non riceverai alcun richiamo solo perché, grazie a te e alla tua bravata, abbiamo fatto delle scoperte molto interessanti – aggiunse – ma noi Sommi ci aspettavamo molto di più da un Cavaliere del tuo calibro – disse prima di voltarsi e uscire dalla stanza.
Lasciò Christian lì in piedi, rigido e impotente. Con fatica allungai la mano per sciogliere i pugni in cui si erano chiuse le sue per la rabbia. Non appena sentii il mio tocco sussultò.
– Nina!– esclamò sorpreso – come stai?–
– Bene– risposi praticamente di riflesso – ma cosa è successo?– chiesi nella confusione più totale, ricordandomi della Breccia e della battaglia.
– Mi hai fatto prendere un colpo – esclamò lui stringendomi forte la mano – stai bene veramente? Poco prima che chiudessi la Breccia un Predone ti ha quasi toccata ma la signorina Reami mi ha detto che non hai ferite visibili. –
– Dove... – provai senza riuscire a finire la frase. Non avevo alcuna energia, ero come svuotata.
– Siamo all'infermeria della base, hanno deciso di ricoverarti qui perché non ti svegliavi. Senti dolore da qualche parte? Riesci a muoverti?–
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Filo Rosso
FantasíaMolte leggende sostengono che ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci collega con la nostra vera ed unica anima gemella. E se esistesse qualcuno in grado di vedere quel filo? E se ci fosse più...