Capitolo 21: Incubi

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Dopo quel bacio le cose tra me e il mio Cavaliere erano rimaste piuttosto indefinite. D'altro canto sarebbe stato difficile riuscire a chiarire meglio la situazione: a causa dei suoi impegni da sostituto Direttore, non eravamo riusciti a trascorrere molto tempo insieme. Quelle poche volte che passava in infermeria a trovare me e suo padre avevamo il tempo così limitato che non volevo sprecare nemmeno un minuto in discorsi complicati.

Una sera Christian venne a trovarmi piuttosto tardi. Nonostante la stanchezza che gli leggevo addosso, non aveva perso la sua solita mania di fare domande strane e decisamente personali.

– Quando ti sei accorta di essere diversa dagli altri bambini?– mi chiese infatti.

Ci pensai un po' su – probabilmente intorno ai cinque anni, quando chiesi a mia – esitai – mia madre che cosa fosse quel filo rosso che pendeva dalla sua mano e da quelle di tutti quanti quelli che mi circondavano. Mi disse che era qualcosa di speciale e che ero fortunata a poterlo vedere. Non so perché lo fece, probabilmente pensò che le mie fossero solo fantasie ma quelle parole mi sono rimaste dentro e mi hanno dato coraggio nei periodi più difficili. –

Christian mi abbracciò forte. Gli sorrisi nella spalla – e questo per che cos'è?–

– Non è colpa tua – disse semplicemente.

Lo guardai molto confusa.

– Io so di tua madre – mi confessò – non è andata via per colpa tua – sostenne con forza.

Lui sapeva, conosceva la mia paura più grande.

– Mi dispiace, è un'altra cosa che sapevo ma di cui non ti ho parlato. Pensavo che me lo avresti detto tu. –

– Prima o poi lo avrei fatto – gli risposi – grazie. –

Chris parve rinvigorito da quella mia ultima ammissione.

– Ci sono miliardi di altre cose che non sai di me– mi disse tutto felice – chiedimi quello che vuoi. –

Ci pensai un attimo. Mi sentivo una stupida ma una domanda mi premeva sul cervello.

– Jena... tu hai detto che è come una sorella ma– arrossii vistosamente – beh... lei ti ha baciato. –

– Oh! Partiamo carichi – rise lui un pochino a disagio – quando sono arrivato alla base, non stavo bene. Lei mi ha aiutato molto e ci siamo legati tantissimo negli anni. Una volta cresciuti abbiamo provato a stare insieme ma non ha funzionato. Io l'ho sempre considerata una di famiglia così lei mi ha lasciato. È stata una parentesi molto particolare della mia vita – ammise lui imbarazzato – ti prego un'altra domanda. –

C'erano ancora un paio di cose che avrei voluto sapere sull'argomento ma lasciai stare, era già stato complicato così. Decisi di chiedergli qualcosa che probabilmente lo avrebbe divertito molto.

– Ok, allora voglio vedere le tue capacità da Cavaliere. Però qualcosa di più divertente rispetto a quella specie di barriera. –

Lui rise di gusto – sei una fanatica?– mi chiese ammiccando prima di mettersi all'opera.

Mi fissò poi congiunse le mani davanti al viso – preparati. –

Quando staccò i palmi vidi letteralmente uscire dalla sua mano sinistra l'elsa di una spada seguita da una lama enorme: il suo spadone bianco.

– Wow– commentai io presa alla sprovvista.

– Sono o non sono straordinario?–

– Forse un pochino. –

***

Dopo una settimana, finalmente Livia mi annunciò che potevano dimettermi dall'infermeria.

– Se non avessi le capacità di recupero tipiche dei Membri del Destino, saresti rimasta qui molto più a lungo – mi disse – comunque cerca di stare a riposo, hai consumato quasi tutte le tue energie per chiudere quella Breccia. Una persona normale non sarebbe sopravvissuta. –

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