Ogni ora che passa mi sento sempre di più mancare la terra sotto i piedi, mi mancano le sue mani intrecciate alle mie, e il ricordo mi manda in bestia.
A tratti barello per la stanza, non so dove andare a battere la testa.
Non ho più neanche voglia di canticchiare la canzone scritta da lui, anche se ho deciso che dovrà essere nel mio disco, per questo domani salirò a Milano.
Un po' lo odio, anzi tanto. Anche se la colpa non è sua. Un po' lo odio, forse tanto perché anche se non è colpa sua, i suoi occhi mi avevano promesso tanto.
Dormi Emma, che lui starà realizzando il sogno della sua vita, dormi Emma, che lui è su quel palco a cantare, lui sta bene.
Dormi Emma, perché non puoi farci niente, dormi Emma, caccia indietro le lacrime e sii felice, come ti hanno insegnato a sorridere, che su quelle labbra una risata ci sta d'incanto.
Dormi Emma, che domani mattina le idee saranno più chiare, meno confuse, non sentirai più gli occhi pesanti, non sentirai la mancanza della sua bocca sul tuo collo appena vi svegliate insieme.
Dormi Emma, perché domani è un altro giorno.
E se ci provassimo?Mi sveglio piangendo, come una bambina, con la voglia di strappare le lenzuola, di battere il cuscino in ogni dove fino alla fine delle mie forze.
Mi sveglio con la rabbia addosso, col peso nello stomaco, con le mani che mi tremano.
Con la voglia di spaccare tutto, sull'orlo del precipizio, di questo stupido gioco che è la vita che si sta prendendo gioco di me.
Non ero io che stavo giocando? Le carte in tavola cambiano, forse ero io troppo presa a non accorgermene, forse troppo ingenua per una vita così amara.
Sento un tremolio in tutto il corpo, fremo dalla rabbia, dalla malinconia, dall'impotenza.
Vado in cucina. Anche Francesca si prende gioco di me a non esserci?
Ma forse è meglio così, forse è meglio che non abbia visto la scena di me che prendo la credenza e butto tutto per terra, i cocci schioccano sul pavimento, ed io troppo tardi mi rendo conto che sono scalza.
Mi accascio per terra e inizio a singhiozzare.
Con le mani tra i capelli, quasi a volerli strappare.Ho urlato fino allo sfinimento, fino a che la voce non ce l'ha fatta più, mi sono addormentata anche credo, o almeno in quanto spero di non essere svenuta.
Ho preso poche cose, le ho messe nella borsa, mi sono truccata, mi sono raccolta i capelli, mentre le dita andavano per conto suo, e gli occhi non guardavano nello specchio. Non so neanche in che condizioni sono, non lo voglio sapere, voglio solo partire.
Scendo le scale, e qualcuno sembra essersi ricordato di me.
Prendo dalla borsa svogliatamente il telefono ma appena vedo che è lui me lo metto veloce all'orecchio, come a cercare la sua voce, un po' di sollievo.
E lo trovo.
Rimango zitta, con gli occhi pieni di lacrime a quel <<Pronto>>
Come se volesse dirmi sono "pronto" a ricominciare, mentre spero in un "sono pronto a non lasciarti più".
Rimango zitta per far si che non si accorga delle mie lacrime, che anche non volendo scendono giù, e continua a chiedermi se ci sono.
<<Si>> mi esce veloce
<<Come stai?>>
<<Benone>> ma la voce mi tradisce e lui è subito pronto ad un "Piccola" che mi sussurra nella cornetta, lento.
Scoppio in singhiozzi, mentre mi porto le mani verso gli occhi e inevitabilmente le chiavi mi battono nel viso.
<<ehieheiheiheiehiehi>> mi dice dolce
<<No Mattia, io così non ce la faccio, dimmi cosa vuoi>>
<<Che ci vediamo, dove sei?>>
<<Sto andando a Milano>>
<<Okay..>> poi resta zitto, lo sento respirare e per una frazione di momento smetto di singhiozzare <<Troviamoci a metà strada>>La radio non mi aiuta, anzi peggiora la cosa, trasmettendo canzoni smielate delle quali manderei a quel paese gli artisti.
Gli occhi che da giorni non sento che sono miei, sono annebbiati, e vedo doppia la strada.
Non so se ho il magone allo stomaco perché potrò rivederlo o perché davvero finirà tutto, per sempre.
Senza rimpianti, senza rimorsi, senza sorrisi, più niente di niente.
Le macchine sfrecciano veloce, a tratti vanno con i miei sbalzi d'umore, e attacco a piangere e poi a ridere insieme, ascoltando una stupida radio.
Sarà un addio, un saluto veloce, e sarà incessantemente sofferto.
Oppure sarà lento, le sue mani tra i miei capelli, li sento già, e sarà indolore, ce ne faremo una ragione.
Ora non mi importa, ho solo bisogno delle sue braccia, attorcigliate al mio collo, come se io fossi un pezzo perfetto di lui, o almeno che riesce a farmi sentire così, lo fa sempre.
Dopo due ore sono tra le sue braccia, attaccata al suo cappotto nero, col suo profumo, mi rintano in lui, come se davvero potesse proteggermi da tutto, mentre le lacrime salate arrivano alla mia bocca.
<<Resta con me stanotte>>
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Al sorgere del giorno, nel giro di un istante. [[Mattia e Emma]]
FanficL'amore che non si può dire.. Un bene che va oltre la pelle. Non scelto, Baci rubati e dati di nascosto, Una verità che sa di sale, meglio di una stupida bugia.. Che qualcuno non vuole ancora vedere, ma che esiste. L'amore non ferisce, non deride...