Ricominciare è un folle paradiso E.

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Devo dirle dell'Adesso party? O no?
Forse potrei invitare anche Cristian e sarebbe tutto risolto, sembrerebbe normale.
Si dai.
E se in questi giorni litighiamo senza fermarci un secondo? Se capiamo che invece di amarci ci odiamo?
Sono pazza. Mi sento proprio pazza.
Non si è fatto pregare, ma per cortesia se lo è fatto chiedere due volte. Poi ha accettato.
Insomma rimarrà a dormire qui, e io che glielo lascio fare.
Guardo fuori il tempo, sta per scendere il diluvio universale, forse è bene che rimanga, se non voglio passare una nottata come quella di ieri sera.
Ma chi prendo in giro? Non è per il mal tempo. Ho un vuoto nello stomaco quando penso a lui appena sveglio, appena si sveglierà domani mattina, si struscerà il viso mentre sbadiglierà e a me verrà a da ridere. Anzi mi viene da ridere già da ora, ed è come se mi sentissi già meglio.
Ma tutto questo non va bene, insomma mi ero promessa di tenerlo lontano, che da quel ti amo, sussurrato piano, avremmo fatto basta.
E forse sarà così, perché che cosa mi aspetto? Che questa sera quando torneremo a casa stanchi mi bacerà e faremo l'amore?
Svegliati Brown, svegliati dalle favole. Dico tra me e me.
<<Hai un ombrello?>>
<<Si, ne ho due, giù per le scale>>
Annuisce silenzioso, mentre mi metto il cappotto e mi tiro via i capelli da sotto.
Mi strigo una ciocca rimasta incastrata nell'attaccatura del cappuccio, e spero che non mi stia guardando. Sembro imbranata come non mai. Mi volto veloce, e mi sta guardando a bocca aperta, ma non appena i nostri sguardi si incrociano lui distoglie subito il suo.
Mi rimbocco le maniche del cappotto e stizzita prendo la porta, faccio passare lui e chiudo a chiave.
Mi fa passare, scendo le scale, e mi sembra di scenderle proprio da imbranata, non mi sento nei panni di sempre, anche se imbranata mi sento spesso.
Lui saltella per le scale, sembra un bambino, ma la sua faccia non esprime la stessa cosa, ha gli occhi stanchi, e sta troppo zitto per la parlantina che di solito ha lui. O almeno con me.
Prendiamo gli ombrelli, ancora non piove, ma sembra giurarci che possa iniziare presto.
Il rimbombare per le scale degli ombrelli presi dal cestello di bronzo è qualcosa di familiare, e mi gira un po' la testa, come se fossimo troppo al chiuso.
Spalanco la porta ma il sole non aiuta, perché alquanto coperto bene da queste nuvole.
Sbatto la porta vecchia e scendiamo i tre scalini che danno sul giardinetto.
Lui si mette subito il cappuccio, io mi stringo nella giacca, vado verso l'auto, verso la parte del guidatore. Ma lui mi precedete e mi chiede le chiavi.
<<Per favore, fai guidare me, sarebbe imbarazzante, non ci sono abituato>>
<<Certo deve essere stressante voler sempre prevalere>>
<<Tu ne sai qualcosa, non è vero?>>
Serro gli occhi quasi a chiuderli, è troppo vicino, dalle distanze che mi ero imposta, e mi guarda agguerrito. Non sa chi ha di fronte forse.
<<Posso guidare io?>>
<<Certo>> gli sorrido sfidandolo
<<Certo deve essere molto stressante fare l'antipatica>>
<<Non si sputa nel piatto dove si è mangiato>> faccio porgendogli le chiavi
<<Figurati, anzi, me ne andrebbe ancora>> fa senza guardarmi e aprendo lo sportello.
Rimango impalata a fissare lo sportello che si chiude
Incazzata vado dall'altra parte e salgo in macchina, e sempre più incazzata sbatto lo sportello.
<<Quindi, pensi che io sia qui al tuo volere? Mi dispiace deluderti>>
Non mi risponde, prende la retromarcia mettendo il braccio sul mio seggiolino per guardare indietro, e per un attimo, la cretina che è in me pensa che possa almeno sfiorarmi.
<<Tu non mi deludi mai>> fa accendendo le ventole per non far appannare il vetro, come se stesse dicendo che ha fame. Così. E io vorrei prenderlo a schiaffi, forte.
Alzo gli occhi al cielo e sbatto le mani sulle cosce.
Lui mi guarda soddisfatto e con un sorrisetto che non intendo guardare, posso solo farlo con la coda dell'occhio, e mi basta per andare in bestia. È così..così snervante.
<<Come cazzo fai a guidare così>> fa strattonando il seggiolino indietro mentre guida. E lo fa con gesti così naturali che mi disarma. Mi viene da volerlo nella mia vita.
<<Mi stai sfottendo?>> faccio incazzata
Ride buttando la testa indietro <<No figurati>>
<<Eddai non te la prende>>
Respiro forte, sto stronzo.
<<Tranquillo, quando la persona è zero l'offesa è nulla>>
<<Ho sempre odiato le persone che scopiazzano frasi, prova a parole tue>>
<<Ma chi cazzo ti credi di essere>> lo guardo, il suo profilo è così sicuro
<<Dai prova, ti dico se riesci a ferirmi oppure no>>
<<Non devi dirmelo te cosa va bene e cosa no>>
<<Cosa?>>
<<Cosa che cosa?>>
<<Cosa che cosa, che cosa?>>
<<Neanche a tre anni si fanno questi giochini>>
<<Quali giochini?>>
Alzo gli occhi al cielo
<<Mi fai perdere la testa>>
<<Quello pensavo fosse già successo>>
<<Odio le persone sicure di se stesse>>
<<Si, infatti l'altra sera mentre piangevi è perché mi odiavi>>
Rimango a bocca aperta <<Ma chi cazzo ti credi di essere, sul serio?>>
<<Sapevo che ti saresti incazzata>> sorride lo stronzo
<<Sono proprio una signora, mi limito, io al contrario tuo non rinfaccio niente>>
<<Cosa ci sarebbe da rinfacciarmi?>>
Che cazzo, mi sono davvero fatta un film in cui lui mi diceva "ti amo"?
<<Niente>>
Fissa la strada, vorrei accendere la radio e non sentirlo più.
<<Come sei stata in questi giorni di oblio?>>
Ma tu pensi davvero che senza di te io non viva?>>
<<In che senso?>>
<<Sono stata da Dio in questi giorni, quale oblio>>
<<Ah, sei stata bene? Infatti era molto strana la sicurezza con cui sei salita sul treno, per caso ti ha scritto Roberto quella notte? Sei proprio cambiata da così a cos..>>
<<Stai zitto Mattia non ti voglio più sentir parlare>>
<<Roberto, chi se lo sarebbe aspettato>>
È fuori di testa, rimango zitta.
<<Comunque con oblio intendevo il mal tempo che c'è stato in questi giorni, ma a quanto pare non dovevo preoccuparmi>>
Rimango di sasso, il mal tempo?
<<Sono contento che non tu ti sia accorta neanche che pioveva forte, neanche tra una scopata e l'altra ti sei accorta che pioveva?Forse non è vero che riesci a dormire tranquilla solo con me>>
Ho le lacrime agli occhi, ma lui ha già fermato la macchina è battuto lo sportello forte.
Spalanca la porta dell'autogrill e se la richiude alle spalle.
Mentre io rimango ferma, e solo le mie lacrime che scendono fanno eco in macchina.

Al sorgere del giorno, nel giro di un istante. [[Mattia e Emma]]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora