10-ramdar

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ALESSANDRO

-Ci voleva proprio una pausa alle terme- affermò Christina, stiracchiandosi.

-Sono passati tre giorni da quando ci siamo stati- ribattei sbadigliando.

-E con questo? Quando saremo di ritorno un'altra sosta non ce la toglie nessuno- sghignazzò particolarmente di buon umore.

-Non...- mi fermai subito e cambiai frase -Certamente- sorrisi come un ebete.

-Vedo che capisci la mia filosofia- scoppiò in una risata di gusto.

-Quanto manca per arrivare dai golem?- brontolò.

-A dire il vero siamo già sul loro territorio- la confortai io.

-Attenti!- urlò di punto in bianco Ray. Io e Christina non avemmo il tempo per fare nulla che cademmo in una buca profonda qualche metro; fortunatamente i nostri angeli si unirino a noi, ma come se non bastasse uscì un gas soporifero, e ci addormentammo tutti.

-Che mal di testa!- non riuscii a non lamentarmi una volta risvegliato.
Dovetti sgranare gli occhi diverse volte prima di notare il corridoio di cristallo e le sbarre del medesimo materiale, che mi separarono da esso. Le celle non erano per niente uggiose, anzi vi era una gemma che riscaldava l'aria circostante all'angolo della stanza. L'ambiente era particolarmente illuminato e la luce si rifletteva ovunque, sotto forma di una miriade di piccoli arcobaleni.

-Basta prigioni...basta...non ce la faccio più. Perché?- iniziò a farfugliare Christina, svegliandosi.

-Stai bene?- chiesi prontamente io.

-Ale? Evvai! Allora non sono sola!- urlò eccitata.

-Non so se lo hai notato ma siamo in cella- risi, lasciandomi trascinare dal suo carattere solare.

-Uffa! non fare il guastafeste- commentò lei stizzita, dandomi le spalle e fingendosi offesa.

Non ebbi tempo di scusarmi che si aggiunsero al discorso anche Ray e Rianna. L'unione spirituale aveva ceduto quando ci eravamo addormentati, così aspettammo l'arrivo di qualcuno fino a sera, e finalmente arrivò un golem.

Era enorme, alto almeno tre metri e largo un paio.

-Avanti muoviti!- mi ordinò il gigante, con una voce profonda e pacata.

-Vengono anche i miei amici!- esclamai prontamente.

-Non sono ammesse delle stupide donne alla corte dell'imperatore!- impose con tono minaccioso.

-Dì al tuo capo che i demoni stanno arrivando qui! E che se vuole parlare con me saranno ammesse anche loro- conclusi indicando le ragazze.

Dopo aver rimuginato per qualche istante acconsetì, nonostante il suo particolare dissenso.

-Se uno questi giganti mi insulta di nuovo giuro che lo faccio fuori- mi sussurrò Christina nell'orecchio mentre andavamo nella sala dell'imperatore.

-Avanti calmati, avranno anche una mentalità un po' maschilista ma saranno degli ottimi alleati, e poi nessuno dice che devono starti simpatici per forza- balbettai, cercando di calmarla, ma lei accelerò il passo.

-Speriamo che non finisca per scontarsi con qualche altro gigante- ripetei tra me e me, sospirando.

Attraversammo una serie di lunghi tunnel, e ognuno di essi ci portò verso l'alto. Dopo circa un quarto d'ora arrivammo in cima, di fronte ad un enorme salone, con due golem a tenere le due ante della porta. All'interno della stanza non vi era nulla, se non il solito tavolo rettangolare, in cristallo, come il resto della stanza.

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