14-la sfida

28 5 16
                                    

CHRISTINA

Ore 18:30. Sala riunioni di Ramdar.

Dopo essermi ripresa andai a rifugiarmi dagli sguardi altrui nella prima stanza che trovai libera, per stare da sola e non pensare più a nulla. Non cercavo la solitudine perché volessi piangere, ma semplicemente perché mi stava scoppiando la testa, non riuscivo più a sopportare tutti quei sentimenti insieme.

-Eccoti! Finalmente ti ho trovata! Dove ti eri cacciata?- mi chiese il saggio, entrando nella stanza e riportandomi alla realtà.

-Da nessuna parte, perché?- chiesi indifferente distogliendo lo sguardo.

-Perché si torna ad Arem- disse lui divertito.

-Come sarebbe a dire?- non capivo il motivo della sua scelta.

-Non hai letto il quaderno con il da farsi?-ribatté l'anziano stupito.

Poco dopo.

-Se prendo quel cretino lo strangolo con le mie mani, e poi faccio fuori pure quella- continuai a ripetere senza freno, ma con un senso di sollievo nel cuore impensabile,

-Avanti muoviamoci! Andiamo!- conclusi una volta essermi messa a capo della marcia di ritorno verso la capitale.

ALESSANDRO

-Ti piace la mia stanza?- sentii gridare Arika da dietro una porta, probabilmente si stava facendo una doccia.

Non risposi, e mentre aspettavo presi una sedia e iniziai a dondolarmi come faccio solitamente nei momenti di noia, o in cui mi metto a pensare. Nel frattempo osservai la stanza, di un rosa esagerato e con un letto a due piazze tempestato di pupazzi di ogni tipo e dimensione. A terra vi era un grande tappeto a cerchi color arcobaleno, sul quale mi ero posizionato, infine vi era una balconata a cui si accedeva da una porta vetrata a due ante e un armadio in legno particolarmente rifinito.

A ripensarci la mia smania di prevedere e prevenire ogni cosa stavolta è stata la causa di tutti i mali. Mi chiedo se questo sia il modo giusto di governare un regno, dopotutto sono solo un ragazzino che finge di essere quello che non è; un imperatore saggio e sicuro delle sue azioni, che ha visto il mondo e sa come dominarlo.

Mentre ero assorto nei miei pensieri continuavo a molleggiarmi, ma dandomi una spinta esagerata con il piede caddi all'indietro, e mi ritrovai di fronte un fantastico cielo stellato, che traspariva dalla porta per il balcone. Non so per quanto restai ad osservare quello spettacolo così rilassante eppure così triste, ma credo passarono diversi minuti. Le stelle che si vedevano erano ben poche, il che non aiutava il senso di solitudine che mi opprimeva. Era come se fossi stato un cane che ha vissuto per anni con la sua padrona, ricevendo amore e affetto, ma che è stato portato via con la forza dopo aver morso egli stesso la mano che gli ha donato i suoi momenti più felici con le sue carezze, senza neppure poter chiedere il suo perdono. 

-Hey! come va?- mi chiamò Arika uscendo da quello che ebbi conferma essere il bagno -Per quale motivo stai sdraiato per terra con una sedia?- continuò, genuinamente curiosa e con ingenuità, come se non fosse successo nulla.

-Per nessun motivo ad essere onesto- ribattei alzandomi e rimettendo al suo posto l'oggetto su mi ero adagiato. Voltandomi notai che indossava una maglietta rossa fin troppo lunga con qualche perla, le quali andavano a formare un cuore. Indossava anche un paio di pantofole bianche e una tuta grigia che pareva più un pigiama, e probabilmente lo era.

-Avanti siediti sul tappeto e dammi le spalle- mi invitò mostrandomi che tra le mani impugnava un vasetto contenente una crema. Io eseguii senza che fu necessario un suo comando.

-Ora togliti cappotto e maglietta... -non la lasciai terminare la frase -Cosa?!- affermai -Quanto sei lamentoso non farti obbligare!- mi decisi ad acconsentire alla sua richiesta.

Diventare leggenda...Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora