18-la seconda prova

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ALESSANDRO

Le prime luci dell'alba, e il dolce calore del Sole sulla pelle, mi destarono dal sonno. Ricordavo l'ultimo evento della scorsa notte, ma con quella tenera atmosfera era impossibile riuscire a tenere alta la guardia. Appena trovai la forza di aprire gli occhi dovetti sgranarli diverse volte per riuscire a distinguere gli elementi che mi circondavano in quell'ambiente.

Non appena anche le sinapsi si collegarono realizzai di essere davanti alla mia tenda, di fronte ad un fuoco pressoché spento, e nel sacco a pelo. Ripensai alla scorsa notte con un po' di lucidità, ora che la avevo riacquistata, e l'arma che vidi colpirmi sembrava...

-Alla buon'ora- mi sentii chiamare da una voce femminile.

-Come ti è venuto in mente di colpirmi col manico della tua falce?- scattai in piedi.

-Avevate perso entrambi la calma, avrei dovuto lasciarvi uccidere a vicenda?- sospirò lei mentre rimetteva i vari oggetti negli zaini.

-Hai ragione, scusa- mi limitai a queste parole, poi aggiunsi -comunque sarebbe stato lui ad eliminarmi- ammettei stringendo i pugni; non che mi importasse particolarmente visto il finale tutto sommato fin troppo positivo, ma devo ammettere che mi faceva rabbia essere stato sconfitto in modo tanto eclatante.

-Avrai voglia di scherzare- ribatté Christina incredula.

-Magari- mi lamentai -Le sue armi avevano delle frasi incise, ed era come se rappresentassero un ideale da rispettare, un ideologia, così ramificata in lui da garantirgli un potere immenso, come una specie di patto-

-Glielo chiederemo più avanti- continuò lei, la quale notando il mio sguardo confuso precisò subito -Ha detto che ci ha dato la sua parola, e che quindi sarebbe venuto con noi, nonostante tutto- terminò tranquillamente, come se tra me e lui non fosse accaduto nulla.

Mi limitai a dire -Non chiederglielo, per favore- con tono involontariamente remissivo.

-Odio questa tua codardia! Qual è il problema?- mi quasi rimproverò lei.

-Il fatto è che temo di non poterti proteggere- mi sentivo frustrato e impotente, e risultava anche abbastanza evidente.

-Pensi davvero abbia bisogno della tua protezione?- si irritò la mia interlocutrice.

-No, ma sembra che tutte le mie certezze si stiano sgretolando- terminai esasperato, raccogliendo le ultime cose per continuare il tragitto verso la prossima prova.

Presto il nostro gruppo fu di nuovo riunito, ma la tensione era ancora più elevata di quando iniziammo il viaggio, così a rompere il ghiaccio fu Christina.

-Ale, posso una cosa?- annuii -Al campo, ai piedi della montagna, quando c'era anche Arika, avevi detto che sarebbero stati gli eternal a fornirci l'aria, tuttavia anche se abbiamo raggiunto quasi i 4000 metri respiro senza difficoltà, e non mi sembra di aver subito alcun incantesimo- volle spiegazioni.

-Hai dimenticato di aver dimenticato di aver attraversato una disgustosa melma blu? Vuoi altre magie?- cercai di apparire il più solare possibile, sperando che nessuno notasse questa mia ridicola pagliacciata.

-Ok! Non voglio sentire altro. Cos'erano piuttosto quelle incisioni sulle tue armi?- lei continuò l'interrogatorio, stavolta rivolgendo la domanda al terzo presente.

-Come sai di quel particolare?- ribatté Mattia, freddo come il ghiaccio.

-Gliene ho parlato io- mi intromisi. Nella mia mente pensavo "accidenti, perché glielo ha chiesto". Certo anche io ero interessato alla risposta, ma qualcosa mi impediva anche solo di rivolgergli la parola, non era rabbia, ma paura. Con una ventina di minuti della sera precedente la personalità che avevo maturato in tutti questi anni era stata come plagiata. Mi sentivo uno sconosciuto tra le mie membra.

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