Diventare leggenda...

22-l'incoronazione

AREMIAL

Correvo. Così tante persone avevano accusato la zia Quenn di non aver salvato papà. Correvo senza meta. Lei mi voleva bene. Allora perché non l'ha guarito? E quell'odio verso gli eternal...ora comprendo quel sentimento.

Urtai qualcosa nella mia corsa disperata dal dolore e dal rimorso.

-Un uccellino smarrito- affermò uno schifoso eternal, con un piumaggio bianco sulla testa che gradualmente passava al marrone; venendo poi interrotto da un'armatura bronzea; la quale si reggeva con un paio di pezzi di ferro piegati e poco levigati, che laceravano persino le carni di quel rozzo barbaro.

Mi bloccò a terra con una zampa e mi puntò un artiglio di essa al collo -Non sei felice? Rincontrerai la tua famiglia- mi minacciò quella bestia. Il cuore mi stava uscendo dal petto. Tremavo.

"Vivi aremial" come potevo aver già dimenticato le parole della mamma.
-Ho fatto una promessa!- strinsi con la mano quel suo pugnale, a pochi centimetri centimetri dalla mia gola, ferendomi alla mano.

-Ho promesso di continuare a vivere!- urlai inferocito, stringendo la presa e
Spezzando a quella canaglia la sua grinfia. Lui si abbandonò al dolore.

-Come hai osato?- continuò a dimenarsi, voltandosi poi verso di me, iracondo, con l'intento di compiere la sua vendetta. Si scagliò contro il sottoscritto, impugnando saldamente un'ascia dalla lama logora.

Per la prima volta sentii la magia scorrere nelle mie vene. Non avevo più paura, anzi un forte senso di euforia si impadronì di me; mi sentivo un dio. Bastò un gesto della mano per scaraventare l'aggressore contro il muro.

-Un uccellino smarrito- ripetei -Muori- mi apprestai a compiere ciò che annunciai pochi istanti prima.

-Principino! Sta bene? E l'imperatrice?- mi sentii chiamare in lontanza. Ridussi il flusso energetico.

-Mamma...- strinsi i pugni e digrignai i denti al solo pensiero. Ordinai alle guardie di occuparsi del rivoltoso e mi diressi nuovamente nella sala del trono. Quei mostri l'avrebbero pagata!

Una volta a destinazione osservai i corpi degli eternal svanire davanti ai miei occhi, mentre di quello dell'unica persona che ingiustamente disprezzai per anni non rimasero che i vestiti.

-Se cerchi la forza necessaria per proteggere le persone che ami consuma la fiamma dell'odio- queste parole riecheggiarono per l'intera sala, e a me parvero l'unico vero credo. Avevo perso l'ultima persona che provava anche solo dell'affetto nei miei confronti, e anche se i suoi carnefici erano morti questo non mi bastava; la mia vendetta non si sarebbe placata così in fretta. Non avrebbero pagato solo gli eternal; avrebbero sofferto tutti quanto me.

ALESSANDRO

-Eccoti!- urlai non appena trovai Byron, in un corridoio con una valigia per le mani.

-Che vuoi?- balbettò lui, impaurito.

-Fare quattro chiacchiere- prima ancora che terminassi la frase lui accelerò il passo e si diede alla fuga.

-Aspetta non voglio farti nulla!- l'ex-imperatore si voltò, probabilmente per constatare se dicessi la verità, e si scontrò con qualcuno proveniente da alcune scale alla sua destra, il quale fece cadere il fuggiasco.

-Perché vai tanto di corsa?- borbottò Ray, quasi come una minaccia. Il fifone gattonò fino alla parete più vicina, per poi svenire.

Ray trasportò quel sacco di patate in una delle tante stanze del castello, in cui era impossibile orientarsi, e insieme decidemmo di attendere il suo risveglio. Ci trovavamo in una specie di salotto, con pareti rosse e motivi floreali che incorniciavano mobili, uscio e finestre. Vi erano due divani in pelle uno di fronte all'altro, con un tavolino di cristallo nel mezzo e un armadio in legno scuro, con sportelli di vetro, che lasciavano intravedere piatti e tazzine in porcellana.