Non pensi mai che possa veramente succedere a te. Sì, certo, ci sono quelle volte dove ti dimentichi di salvare un lavoro di tre ore e la corrente salta proprio mentre stai per chiudere tutto, facendoti imprecare contro il mondo per il lavoro perso. A volte ti capita anche di dimenticare la patente a casa e l'unico posto di blocco di tutta Milano lo becchi proprio tu a venti metri da casa. In quelle occasioni un "Perché proprio a me" ti scappa, è naturale. Ma ci sono situazioni dove dimenticare può portarti alla più grande delle catastrofi e lì sì che pensi che non stia veramente succedendo a te.
"Fede, hai preso gli inviti?".
Federico sbiancò improvvisamente e la sua presa al voltante si fece ancora più stretta.
"Ehm...".
"Fede!".
"Li ho lasciati sul tavolo! Mi hai messo fretta, continuavi a dire che eravamo in ritardo!".
"E lo saremo ancora di più adesso! Ti avevo chiesto una cosa sola. Torna indietro, ci servono inviti per party".
"Quanto sei scontroso stasera".
"Sei stato tu a insistere per andare a questa festa, io volevo stare a casa".
"A questo punto potremmo anche rimanerci".
Ed era bastato dimenticarsi due pezzi di carta bianchi a far diventare nero il suo mondo.
Rumori, fischi acuti e dolori pungenti al petto lo riportarono alla realtà. Fu tutto troppo lento e troppo veloce, i suoi occhi non riuscivano a mettere a fuoco la situazione. Sentiva voci esterne, straniere e quando qualcuno bussò al finestrino i suoi timpani ritornarono a funzionare.
"State bene?" chiese un uomo, la sua voce che rimbombava contro il finestrino. Federico sentì le sue gambe muoversi e con una mano abbassò l'airbag scoppiato. Era stordito, il dolore scorreva lungo tutto il corpo ma non sembrava aver niente di particolarmente rotto. Annuì appena all'uomo e il suo cuore cominciò a battere all'impazzata quando si ricordò dell'uomo seduto accanto a lui.
Si voltò e i suoi occhi videro solo la testa di Michael appoggiata al finestrino. Era fermo, come paralizzato.
"Mik?" sussurrò Federico, la voce strozzata dal dolore. Allungò un braccio e si aspettò che il libanese saltasse su dallo spavento al suo tocco, ma il corpo non si mosse e Michael non rispose.
"Mik? Mika, svegliati. Abbiamo fatto un incidente".
Freneticamente prese a muoverlo e quando gli girò la testa, tutto quel che vide fu sangue scorrergli lungo la guance.
"Mika! Mika, svegliati. Mik, ti prego. Mika!".
Il caos cominciò a sovrastare le sue suppliche urlate e la strada si riempì di passanti curiosi. Il camionista scese dal suo trono e cominciò ad urlare scuse, che proprio non aveva visto arrivare la macchina, che pensava di aver più tempo per frenare. Un passante cominciò a parlare freneticamente al telefono con qualcuno che doveva essere il pronto soccorso mentre altri si accingevano a soccorrerli. Federico non capiva più niente."Quindi fammi capire una cosa, Freud. Domani vai in centro a Milano all'inaugurazione della nuova scuola materna e non hai pensato ad invitarmi?".
"Non pensavo ti interessasse".
"Cazzo Mika, ti ho aiutato con la fondazione per cercare soldi per costruire quella scuola!".
"È diverso, sarà un evento pubblico con la stampa, non saremo solo noi due a casa".
"Quindi è per questo che non mi hai invitato? Perché la stampa ci vedrebbe insieme e si confermerebbero i gossip che stiamo insieme, no?"
"Sei tu quello che non vuole mai uscire insieme a me perché vuoi tenere ancora tutto segreto!".
"Ma magari questa poteva essere l'occasione giusta! Devi sempre decidere tu per noi, vero? Non pensi mai a consultarmi ma notizia flash, Mika: in questa relazione siamo in due".
Michael lasciò cadere il libro che aveva in mano sul divano e guardò il suo ragazzo che si era improvvisamente alzato.
"Sei serio? What the hell, Fede! Hai sempre detto che volevi aspettare e a me è sempre andato bene. Non mi hai mai detto di essere pronto, per questo non ti ho invitato!".
"Però potevi chiedere, no?".
"Avresti detto di sì?".
"Non lo so, è questo il punto! Tu non chiedi mai!".
"Perché so come la pensi su questa relazione!".
Federico si sentì tremare e strinse i pugni lungo il fianco, la rabbia che ribolliva nella sua gola.
"Quindi pensi che per me tutto questo sia un problema? Una specie di sbaglio?".
"Non ho detto questo".
"Sì invece, cazzo. Stiamo insieme da quanto, otto mesi? E ancora pensi che mi sia pentito di tutto questo".
"Non ho detto questo! E non l'ho mai pensato, in tutti questi mesi volevo solo sapere se questo era qualcosa che volevi davvero, non pensavo eri pentito".
"Io volevo tutto questo, e tu?".
Michael lo guardò, un po' spaventato per il verbo passato, un po' per quella domanda.
"Che vuoi dire?".
"Questo è già il terzo evento a cui partecipi senza di me. Ti sei pentito di aver cominciato questa relazione?".
"Tu non puoi essere serio".
"Sì invece. Perché non vuoi rispondermi? Sei pentito?".
"Ho rotto una relazione di quasi nove anni per stare con te! Come fai a dire che sono pentito?".
Federico non rispose, rimase a fissarlo e fu preso da una serie di emozioni negative.
Michael si alzò in piedi e aspettò una risposta che non arrivò mai.
"Perfetto, se pensi questo non ho motivo di restare" disse Michael. Alzò le braccia in segno di resa e afferrò al volo la sua maglia appoggiata su una sedia.
"Mi tolgo subito dai piedi".
Quando Federico vide la porta di casa chiudersi, lì ebbe veramente paura di non rivederlo mai più.
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Amnesia
FanfictionIn un futuro prossimo dove Fedez e Mika stanno insieme e insieme cercano di affrontare le conseguenze che ha portato un incidente stradale in cui sono stati coinvolti. WARNING: questa storia sarà prevalentemente angst, in alcuni punti forse troppo a...