23. // la notte che portò le risposte

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L'abitudine di chiudersi in bagno ogni volta che aveva una crisi cominciava a diventare troppo ripetitiva. Era rimasto chiuso tra quelle fredde mura per troppo tempo e Matteo bussava ogni dieci minuti per chiedergli come stava e per dirgli che ormai il thè si era raffreddato.
Gli aprì la porta dopo un'ora, quando quella sua nausea si era trasformata in un pesante mal di stomaco e nel giro di cinque minuti si era ritrovato a rimettere il pranzo. Quello bastò a nascondere la vera causa del suo stato emotivo e fisico a Matteo, perché l'ultima cosa di cui aveva bisogno era farlo insospettire e rispondere alle sue domande, domande che sapeva sarebbero state troppo difficili per lui. Non aveva le risposte, né a quelli che potevano essere suoi dubbi, né per quelli che potevano essere di Matteo.
Quella notte Matteo decise di rimanere a dormire da lui, perché se si fosse sentito ancora male almeno avrebbe avuto qualcuno ad aiutarlo.
"Scusa, non dovevo tenerti fuori al freddo così a lungo" disse Matteo quando spensero la luce. Federico gli lanciò un sorriso tremolante e scosse la testa.
"Non è colpa tua, sai che mi ammalo facilmente" rispose Federico.
"Anche troppo facilmente. Stai un po' meglio?".
"Un po' sì, sta passando. Domani dovrei stare meglio, a volte mi capitano questi mal di stomaco da una giornata".
"Spero proprio che questo sia uno di quelli".
Federico chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalle braccia del ragazzo, che pian piano si era avvicinato a lui.
"Ora dormi, meglio se riposi" sussurrò Matteo e Federico si addormentò nel giro di qualche minuto. La sua mente aveva bisogno di una piccola tregua, aveva affrontato troppe crisi quel giorno. Federico si svegliò qualche ora dopo e aprendo gli occhi vide Matteo disteso accanto a lui. Era notte fonda, la luna era alta nel cielo e il freddo era quasi sopportabile, in quel momento. Scivolò fuori dalle coperte e dopo aver preso il cellulare, andò a chiudersi in bagno.
Erano le quattro del mattino, questo voleva dire che a Londra erano le tre. Federico guardava fisso il nome di Mika sul suo cellulare e il suo dito temporeggiava sul tasto verde.
Aveva bisogno di risposte, perché cominciare una relazione mentendo era il peggio che poteva fare, e doveva delle risposte a sé stesso e a Matteo.
Lì si chiese che cosa sperasse di ricavare da quella chiamata che aveva intenzione di fare. Cosa voleva da Michael? Voleva una confessione o solo chiarezza? Aveva paura, era ovvio, perché qualsiasi tipo di risposta avrebbe ricevuto gli avrebbe fatto rivalutare la sua attuale relazione e lì si chiese se sarebbe stato disposto a lasciare Matteo per tornare da Michael, sempre ammesso che fosse quella l'intenzione del cantante.
Stava bene con Matteo, non poteva negarlo, era una ventata d'aria fresca e gli piaceva davvero. Ma se pensava di costruirci un futuro assieme? Quello ancora no, perché stavano insieme da troppo poco tempo e non si era ancora innamorato di lui. Gli piaceva pensare che sarebbe rimasto, che avrebbe trovato un posto nel suo cuore, ma aveva bisogno di tempo. Sapeva di non essere innamorato, ancora non lo aveva sentito quel sentimento. Non era stato come con Michael. Con lui era bastata una stretta di mano per innamorarsi, sebbene a quel tempo ancora non lo avesse realizzato appieno. Bastò questo a fargli capire che nessuno avrebbe mai occupato il suo cuore come aveva fatto Michael e che sebbene lui ci avesse provato, a smettere di amarlo, non lo aveva mai veramente fatto. Sentì quel sentimento riaffiorare, sentì l'amore che aveva provato per Michael uscire da quel cassetto che pensava di aver chiuso a chiave e urlargli di ricordarsi di lui.
Federico sospirò e si maledì per aver già ceduto a quel sentimento che aveva provato a dimenticare. Non aveva ancora parlato con Michael, non sapeva veramente cosa stesse succedendo e se davvero volesse tornare da lui. Poi, per un attimo, pensò a sé stesso. Lui era disposto a tornare da Michael? La logica gli urlava di sì, che aveva aspettato quel momento per troppo tempo, ma il suo cuore chiedeva anche tregua, perché aveva sofferto, e tanto, per colpa di quell'uomo. Prima di decidere, prima di immergersi in quel mare di pericolose possibilità, doveva capire.
Il suo pollice andò a schiacciare il tasto verde e tremando si portò il cellulare all'orecchio. Era seduto sulla vasca da bagno e la sua mano libera lo teneva saldo ad essa.
Cinque squilli dopo, la voce assonnata di Michael rispose.
"What the hell...Fede? Sei tu?".
"Mika. Ciao". Sentì il cantante sospirare pesantemente. Lo aveva di sicuro svegliato.
"Che succede? Sono le tre de notte".
"Sì, scusa, so che è tardi ma non riuscivo a dormire".
"E perché tu chiama me?".
"Perché ho letto la tua intervista su Vanity Fair".
Michael ci mise un po' a mettere a fuoco la situazione e tutto quello che riuscì a dire fu un semplice "Ah".
"Già, ah".
Per qualche secondo rimasero in silenzio e Federico poté quasi sentire la paura nel respiro dell'altro.
"Hai delle idee di merda, comunque" riprese Federico. "Dire alla stampa che hai lasciato Andy e che ti ricordi qualcosa prima di dirlo a me".
"Io-lo so, scusa. A dire la verità un po' speravo che tu non leggessi subito l'intervista".
"Volevi che non lo venissi a sapere? Che cazzo Mika, avevo tutto il diritto di saperlo".
"Te lo avrei detto prima o poi, davvero. Stavo cercando momento giusto per chiamarti e dirti tutto, ma non sapevo bene quando".
"Sarebbe stato carino dirmelo prima che uscisse l'intervista. Non è bello scoprire certe cose per caso".
"I know, ma è successo un casino. Hanno anticipato uscita di intervista e non mi hanno lasciato il tempo di avvisare te. Appena mi hanno detto di intervista ho deciso che ti avrei chiamato e stavo pensando di chiamarti domani pomeriggio".
"Ti saresti risparmiato questi problemi se me lo avessi detto subito. Perché diavolo hai aspettato così tanto?".
"Io...all'inizio io pensavo che non ti importava più di me".
"Sei serio? Mik, come puoi anche solo pensarlo? Okay, mi hai spezzato il cuore ma questo non vuol dire che non mi importi più niente di te. Ho provato per due mesi a farti ricordare qualcosa di quei quattro anni e adesso che ti è tornata la memoria improvvisamente pensi che non me ne importi più niente e non me lo dici? Sono passati quasi sei mesi da quando ci siamo lasciati ma Mik, ti ho amato per praticamente tutti e quattro gli anni. Non smetti improvvisamente di preoccuparti per le persone da un giorno all'altro dopo tutto questo tempo".
"Lo so ma io ti ho visto con quel ragazzo e ho pensato che eri felice, che non avevi più bisogno di me. Meritavi di essere felice dopo tutto questo casino che ho fatto. Poi te l'ho detto, volevo aspettare momento giusto".
Federico sentì il suo cuore uscirgli dal petto e quasi lo vide schiantarsi sul muro del bagno. Non aveva negato.
"Quindi ti ricordi davvero? Ti...ti è tornata la memoria?".
"Non è tornato tutto. Io non ricorderà mai tutto".
"Però qualcosa ti è tornato?".
"Sì. Piccoli momenti, molti sono cose con te".
"La penna. La penna era un ricordo, vero?".
"Yeah. Ti ha ricordato per la prima volta lì".
Federico fece mente locale e quando si rese conto che Michael aveva cominciato a ricordare qualcosa tre mesi prima, sentì le sue gambe cedergli e fu solo felice di essere già seduto. Sarebbe caduto a terra con decisamente poca grazia.
"Mika, sono passati tre mesi. Perché cazzo non me l'hai detto quella volta?".
Stava piangendo, non se ne era neanche reso conto, ma la sua roca voce colma di singhiozzi glielo aveva fatto notare e non ci pensò neanche ad asciugarle via.
"Io non ero sicuro prima. Pensavo fosse cosa provvisoria".
Federico si rese conto di quanto seria fosse quella conversazione e che non potevano averla per telefono nel cuore della notte, con lui che si nascondeva chiuso in un bagno dal suo ragazzo. Dovevano parlarsi, vedersi, sentire le parole uscire dalle proprie bocche e non da un apparato telefonico.
"Possiamo vederci, Mik? Non riesco a parlarti per telefono".
"Sì, è meglio".
"Vengo io da te? Forse diamo meno nell'occhio a Londra".
Si sentì male a quelle parole, perché sapeva che decidendo di andare da Michael avrebbe perso Matteo. Se gli avesse mentito sul suo viaggio, Matteo prima o poi lo avrebbe scoperto. Se gli avesse detto la verità, lo avrebbe perso comunque.
"Okay. Va bene".
Chiuse la chiamata promettendogli di scrivergli il prima possibile il giorno del suo arrivo e sospirando si mise il cellulare in tasca.
Quella situazione gli risultò assurda e per un attimo pensò di aver sognato tutto ma il suo riflesso allo specchiò gli mostrò solo quanto vere fossero tutte quelle lacrime. Se le pulì velocemente e dopo qualche secondo di respiri profondi, uscì dal bagno. Il suo cuore saltò un battito quando trovò Matteo con le braccia conserte e lo sguardo fisso sul pavimento. Federico cominciò a sudare freddo e quando i suoi occhi trovarono quelli feriti di Matteo, i sensi di colpa lo invasero come una cascata.
"Non ti ho visto a letto" cominciò Matteo. "Pensavo stessi male".
"No, io..." cominciò Federico ma non andò avanti. Non sapeva quanto avesse sentito.
"No. Non stavi male. Dovevi parlare con Mika, non è vero?".
Quando Federico non rispose, Matteo scoppiò a ridere. Era una risata triste e nella notte echeggiò ancora più amaramente.
"Da quanto lo senti?".
"Stanotte era la prima volta" rispose Federico, perché se aveva la colpa d'aver mentito, non aveva la colpa d'aver tradito. Matteo non ne sembrò convinto. "Matteo, davvero. L'ho chiamato io adesso per la prima volta".
"Perché l'hai chiamato? È successo qualcosa?".
"Ho...ho scoperto che gli è tornata la memoria. Non tutta, solo qualcosa".
"Ah. Capisco".
Federico guardò il suo ragazzo, che forse non era più il suo ragazzo, e vide qualcosa svanire. La purezza della loro relazione, quella genuinità che aveva trovato nelle sue parole, la magia che li aveva circondati fino a quel momento, tutto quello stava pian piano svanendo e tutto per colpa sua. Erano stati bene insieme, si era davvero sentito felice con lui.
"Forse avremmo dovuto fare le cose con più calma" disse Matteo. "O forse avrei dovuto capirlo fin da subito che contro il grande Mika non c'era speranza".
"Non pensavo sarebbe tornato indietro".
"Forse non lo pensavi ma di sicuro lo speravi. Ci hai almeno provato a dimenticarlo?".
"Sì e ci ero riuscito, con te!".
Si avvicinò al ragazzo e non pensò di essere invasivo o che fosse inopportuno, allungò le braccia e avvolse il suo viso tra le mani.
"Non ero abbastanza per dimenticarlo completamente, però" riprese Matteo.
"Eri abbastanza per me".
"Ma non ero Mika".
No, non lo era e lui lo sapeva ma avrebbe preferito che Matteo non ne avesse sentito il peso.
Matteo prese le sue mani e le abbassò. Rimase a fissarlo per diversi minuti, e Federico non capì le sue intenzioni. Forse era il suo modo per dirgli addio.
"Mi dispiace" sussurrò Federico.
Fu un secondo, un secondo dove riuscì a prendere aria e si ritrovò le labbra di Matteo sulle sue. E già lì sentì qualcosa di diverso in quel bacio, perché era bastata anche solo una chiamata a cambiare qualcosa nella sua vita. Federico ricambiò il bacio, perché glielo doveva, perché forse ancora lo voleva. Le mani di Matteo andarono ad avvicinare il viso di Federico ed entrambi chiusero gli occhi.
Matteo voleva ricordare quel bacio come ultimo.
Federico semplicemente glielo doveva.
Quando si staccò, Matteo tornò in camera e scivolò sotto le coperte.
Federico lo seguì e quando si svegliò il giorno dopo, Matteo era già andato via. 



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ANGOLO HEART
Ciao Matteo, è stato bellissimo scriverti.
Mentre voi festeggiate, o forse no, io vado a piangere in un angolo per aver fatto soffrire il mio Matteo. Sì, non sono sempre rose e fiori per me. Soffro anche io. Infatti adesso mi immagino Matteo nel suo appartamento tutto triste che annega il suo dolore in triste musica, disteso sul letto con il gatto in braccio. Ow, Matteo. Mi dispiace.

Il prossimo capitolo è uno dei più importanti, darà una svolta decisiva alla storia, staremo a vedere se positiva o negativa. Il mio angst-ometro è rotto al momento, solo perché soffro ancora per Matteo.

Ma i nostri patati si sono sentiti e si stanno per incontrare! Almeno questa sarà una gioia per voi? E devo dire, non vedevo l'ora di raggiungere questa parte della storia. Chissà come sarà per voi.

Bom, io torno a lavorare, buon pomeriggio a tutti voi!
A domani ♥

- heartcremisi

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