9. // storie raccontate al vento

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Si sentiva un bambino agitato, come se stesse per prendere un aereo per la prima volta. Aveva i biglietti e passaporti in mano e si sentiva finalmente bene. Stava tornando nella sua amata Parigi, un posto un po' più famigliare, e anche se il motivo era il dover ricordare una vita passata, almeno tornava in un posto che conosceva.
"Quanto manca?" chiese Michael e Federico sospirò per l'ennesima volta.
"Mancano ancora venti minuti all'imbarco" rispose Federico e Michael si morse il labbro.
"Scusa".
"Tranquillo, ci sono abituato".
"Davvero?".
"Sì. Fai sempre così quando andiamo in un posto che adori. Dopo un po' smetti, però".
Michael non riusciva a non stupirsi di quanto quel ragazzo lo conoscesse così bene. Avevano passato insieme così pochi anni e lui sapeva riconoscere così tanto di lui. Era tenero, era romantico, ed era amore, ma questo non bastava a fargli ricordare il suo passato.
I venti minuti passarono molto in fretta e l'ora e mezza di volo forse anche di più, e dopo appena due ore dalla partenza erano già in hotel.
"Possiamo fare giro per città?" chiese Michael appena si sistemarono nella loro camera. Michael aveva accordato per una camera sola con due letti separati, prenderne due avrebbe complicato un po' le cose.
"Vuoi che venga con te?" chiese Federico. Michael lo guardò storto e confuso.
"Non vuoi venire?".
"No, cioè sì mi farebbe piacere. Magari volevi stare un po' da solo".
"Oh, no. Mi farebbe piacere avere te. Posso mostrare te città!".
Gli aveva già fatto da guida. Non quella loro prima settimana a Parigi, quella l'avevano passata più che altro tra lenzuola e ristoranti, ma ci erano ritornati e lui gli aveva mostrato quella bellissima città.
"Mi farebbe piacere".

Fu uno strano pomeriggio, quello. Michael lo portò quasi negli stessi posti della volta prima, gli raccontò cose simili sui monumenti e sulla storia di Parigi, e quasi prese lo stesso gelato.
Federico si ritrovò molte volte a fissare Michael mentre parlava. Si vedeva che andare via da Milano gli aveva fatto solo bene, era più felice, sorrideva di più, non era così in imbarazzo.
Quella mattina delle tazze e del caffè Federico se ne era andato in un parco a pensare, perché quella situazione cominciava ad essere un po' troppo pesante. Aveva bisogno di pensare, di capire. Michael non dava segni di ricordare e molto probabilmente non avrebbe ricordato quegli anni perduti. Lui poteva farcela, poteva ricominciare da capo e farlo innamorare di lui ancora una volta, ma Michael? Michael non sembrava disposto a ricominciare. Era ancora legato a quella sua vita passata, una vita che pensavano di aver lasciato indietro. Per un momento Federico pensò che forse non erano proprio destinati a stare insieme, perché avevano avuto una possibilità ed erano stati catapultati indietro, al punto di partenza, a quella vecchia vita. Federico rimase un intero pomeriggio a pensarci e prese la sua decisione solo entrando in casa. Non sarebbe stato lui a forzare Michael in una relazione che non voleva. Non riusciva a pensare ad andare avanti senza di lui ma non lo avrebbe fermato se lo avesse voluto lasciare.
Così eccolo lì, seduto in un bar a Parigi a mangiare gelato mentre ascoltava Michael parlare metà italiano e metà francese. Avevano un'ultima chance, un'ultima speranza che ricordasse almeno un momento passato insieme, perché se lo avesse ricordato, allora avrebbe saputo che in qualche modo Michael sarebbe tornato da lui.
"Oh, scusa. Io ha parlato troppo in francese".
"Ti viene naturale, eh?".
"Oui! È mia lingua come inglese. Ti va di vedere Tour Eiffel dopo?".
Federico sorrise e appoggiò la coppetta di gelato ormai finita sul tavolo.
"A dire la verità, era proprio lì che volevo portarti".
E Michael ricordò, non il perché, non il passato, ma la foto. Quella foto di quel loro momento speciale, la loro prima foto da coppia, la loro prima settimana a Parigi come coppia.
"Ah. I see. È stato momento importante per noi, vero?".
"Sì, molto. Forse anche il più importante".
Si fissarono per diversi minuti, Federico che cercava di non crollare sotto quello sguardo dispiaciuto di Michael.
"Comunque possiamo andarci anche adesso, alla Tour Eiffel" disse Federico dopo un po', cercando nelle tasche la sua fidata sigaretta elettronica. La tirava fuori solo quando Michael non c'era, perché sapeva che non gli piaceva, ma in certe situazioni proprio non poteva non fare due tiri.

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