30. // quando torni a chiamarla famiglia

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Federico rotolò da una parte all'altra del materasso e sbuffò pesantemente. Il silenzio regnava in quella casa che era troppo grande per una persona sola e troppo affollata quando qualcuno veniva a trovarlo. Si fece rimbalzare con la schiena sul materasso e neanche quello lo divertì.
Si stava annoiando.
Erano appena le tre del pomeriggio, era troppo presto per uscire con i cani e per una volta nella vita non aveva niente da fare. Aveva provato a leggere un nuovo libro, perché quello vecchio era finalmente riuscito a finirlo, ma non lo aveva preso, così si era fatto un thè. Dopo averlo finito aveva passato un'oretta su internet ma si era annoiato ancora di più e in quel momento neanche un film lo attirava.
L'unica cosa che lo avrebbe fatto star meglio era Michael e Michael era partito da cinque giorni.
Erano a metà dicembre e Michael era tornato in Inghilterra per sistemare alcune cose e per passare del tempo con la sua famiglia. Il Natale si stava avvicinando e c'erano spese da fare. In quel momento Federico non trovò divertente neanche l'idea di cominciare a fare l'albero di Natale, perché da solo era deprimente. Michael adorava addobbarlo, invece, e poi lui era più alto, la punta doveva metterla lui. L'albero c'era, lo aveva preso due giorni prima, ma lo aveva lasciato in un angolo del soggiorno ed era ancora tutto spoglio. Pensò al fatto che gli mancassero ancora diversi regali da comprare ma in quel momento l'idea di uscire per negozi gli fece piacere l'idea di fare niente su quel materasso. Federico sospirò pesantemente, con drammaticità, come se fosse su un palco davanti a una platea a recitare la parte del ragazzo solitario.
Gli mancava Michael.
Cominciò a contare i puntini sul soffitto, puntini neri quasi invisibili, e lì si rese conto che stava delirando. A salvarlo fu il suo cellulare che squillò quando i puntini divennero una mandria di formiche pronte ad attaccare quegli altri puntini invisibili lì accanto. Quasi cadde dal letto per prendere il cellulare dal comodino.
"Mik!" rispose mettendosi seduto.
"Ciao Fede! Come stai?".
"Male. Molto male. Tu come stai?".
"Come male? Ti sei ammalato? Che hai?".
"Mi manchi. E mi annoio. Mi annoio perché mi manchi. Quando torni?".
"Oddio Fede, io pensava tu fosse ammalato grave! Mi hai fatto spaventare!"
"Potrei ammalarmi, però. Mi annoio".
"Oh, boy. Sei come un bambino. Io torno domani, riesci a resistere ancora un giorno?".
"Certo. Basta che torni".
Cominciò già in quel momento a contare in minuti quanto mancasse al suo ritorno.

Come promesso, Michael tornò il giorno dopo. Cosa che non aveva detto, si era portato dietro metà famiglia. Sua madre, Fortuné e Zuleika lo avevano seguito, ma non si sarebbero fermati a lungo, solo qualche giorno. Federico così preparò le due stanze degli ospiti che avevano e spalancò gli occhi quando vide tutte le valigie che si erano portati dietro.
"Ma ti sei portato tutto l'armadio che avevi a Londra?" chiese Federico quando Michael gli disse che tre delle sei valigie erano sue.
"Sì" rispose Michael e Federico lo guardò male. "Che c'è? Io ho bisogno di tanti vestiti".
"Quanto tempo pensi di stare lontano da Londra, scusa?".
"Non so, finché non dobbiamo tornarci".
Federico corrucciò lo sguardo, ancora più confuso, perché aveva usato il plurale, perché si era portato quasi tutti i suoi vestiti e molti dei suoi effetti personali.
"Cosa?" chiese Federico perché un'idea ce l'aveva ma voleva evitare di fare qualche gaffe. O di sembrare insistente, o di immaginarsi strade che non avevano intrapreso insieme.
"Beh, questa è ancora casa nostra, no? Io pensavo di tornare a vivere qui" rispose Michael con una tale semplicità che Federico si sentì travolgere da un uragano di felicità.
"Davvero?" chiese.
"Sì. So che non ti ho chiesto ma mi sembrava normale. Stiamo insieme adesso, no?".
Ed era la prima volta che ne parlavano, che lo dicevano davvero, perché anche dopo la loro discussione sulla canzone non avevano mai detto di stare veramente insieme. E adesso era reale, stava tornando tutto come prima e Michael aveva riportato a casa loro quel che mesi prima aveva rimosso. Era tornato a casa.
"Certo" fu l'unica risposta che Federico riuscì a dare prima di fiondarsi tra le sue braccia. Michael sorrise e strinse la sua piccola figura tra le sue braccia e lì si sentì veramente a casa.

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