4. // quando passato e presente s'incontrano

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Quando arrivò la famiglia di Michael, Federico vide l'uomo sorridere sinceramente per la prima volta dopo giorni. Fino a quel momento aveva sempre tenuto un sorriso sul suo viso ma non era mai stato brillante come i suoi vecchi, come i suoi soliti sinceri sorrisi.
"Hai portato nuovi vestiti?" chiese Michael quando Federico entrò in camera quella mattina.
Il ragazzo sorrise e appoggiò sul letto un piccolo borsone con dentro alcuni vestiti puliti.
"Ecco qui" rispose Federico. Michael si tolse le coperte di dosso e cominciò a mettersi seduto. "Aspetta, ti aiuto".
Michael rimase un attimo fermo quando sentì quelle parole, ma lo sguardo rassicurante di Federico gli fece rilassare il corpo e lasciò fare il ragazzo. Lo aiutò a mettersi seduto e cominciò a tirare fuori i vestiti, poi Federico si bloccò.
"Vuoi che chiami un'infermiera?" chiese improvvisamente. "Per aiutarti a cambiare vestiti, intendo".
"Uhm...forse meglio" sussurrò Michael, quasi come se fosse un bambino timido. Federico gli sorrise e uscì dalla stanza per chiamare un'infermiera e ne trovò una poco lontana da loro. La donna tornò in camera con lui, ma appena cominciò a togliere i pantaloni a Michael lui si girò ed uscì dalla camera, senza dire niente. Aspettò che l'infermiera uscisse di nuovo prima di rientrare.
"Scusa" disse Michael, seduto sul suo letto. "Io ancora non sono abituato a tutto questo".
"No tranquillo, lo capisco" rispose Federico. "Va tutto bene, davvero".
Michael ricambiò il sorriso, cercando di renderlo il più caloroso possibile ma quel tocco di colpa non riusciva davvero a toglierselo.
"A che ora arrivano mia famiglia?" chiese improvvisamente Michael.
"Tra poco, mia madre è andata a prenderli in aeroporto mezz'ora fa. Arriveranno a momenti".
"Oh, that's good".
Si poteva vedere quanto fosse agitato e ansioso e soprattutto impaziente di rivedere qualcuno che conosceva. In quel momento Federico si chiese chi sarebbe arrivato con sua madre.
"Uh...sai già chi verrà?" chiese cercando di nascondere la sua paura.
"Miei genitori con tutte mie sorelle e fratello" rispose Michael. "C'è solo mia famiglia".
"Ah, okay. Bene".
Non si ricordava l'ultima volta dove ci fosse stato così tanto imbarazzo tra loro due, in quel momento stava diventando troppo e le sue mani avevano cominciato a sudare. Se le passò velocemente lungo i jeans e cercò di guardare altrove.
"Non viene Andy" disse improvvisamente Michael. Federico lo guardò e vide il suo sguardo triste e pieno di sensi di colpa. "Lui non c'è, tu può stare tranquillo".
"Mi dispiace" disse Federico e suonava tanto falso e surreale, dirlo in quel momento.
"No, è okay".
"Lo hai sentito?".
"Mi ha solo scritto, ieri. Dice che spera che sto bene, tutto qui".
"Ah".
Federico non sapeva cosa dire, l'imbarazzo andava sempre ad aumentare e cominciava a non sopportarlo più.
"Un giorno mi puoi dire cosa è successo con lui?" chiese Michael. Federico rimase a fissarlo per qualche secondo prima di rispondere.
"Sì, certo. Ti racconterò tutto".
Michael sorrise appena e una mano sulla porta attirò la loro attenzione ed eccolo lì, il vero sorriso di Michael.
La famiglia Penniman era sulla porta, la madre che già correva verso il figlio. Federico si spostò e lasciò che l'uomo venisse travolto dall'abbraccio della madre. Vide Michael sorridere e cominciare a piangere, nascondendo il viso tra le braccia della madre, come ogni figlio ha bisogno di fare in momenti come quelli.
Federico indietreggiò e raggiunse la sua di madre che era ferma lì alla porta, un piccolo sorriso sul suo volto. Rimase un attimo con lei a guardare quella scena che si ritrovava davanti.
La madre di Michael lo riempì di baci, il padre non gli lasciò andare mai la mano, suo fratello cominciò a scherzarci sopra mentre le sorelle si preoccupavano e ridevano a turno. In tutto quel vociare Michael sorrise, spalancò gli occhi quando vide ancora una volta la pancia un po' gonfia di Paloma e quando la sorella gli confermò che sarebbe diventato ancora una volta zio, la tristezza e malinconia provata in quei giorni morì tra le loro risate.
Era una bella famiglia, lo erano sempre stati.
"Lasciamoli soli" sussurrò Federico alla madre. Tatiana incrociò il braccio col suo e si avviarono verso il corridoio, quando una voce li fermò. Girandosi Federico vide Joanie venirgli in contro, sorridente.
"Tu come stai?" chiese la donna in inglese. Era sempre stata gentile e premurosa con lui.
"Sto bene, grazie. Mi dispiace. Per quel che è successo" rispose Federico con il suo inglese un po' traballante. Era migliorato negli ultimi anni ma il suo nervosismo lo bloccava sempre un po'.
"Non è colpa tua, lo sappiamo. Vedrai che con il tempo le cose andranno meglio, c'è solo bisogno di pazienza e amore".
Amore. Federico non sapeva come sarebbero andate le cose ma quella parola in quel momento gli faceva paura e aveva perso quasi ogni suo significato.
"Si ricorderà di te" aggiunse Joanie. "E se non lo farà, imparerà ad amarti ancora. Conosco mio figlio e con te è felice".
Federico l'abbracciò, lasciandosi cadere una piccola lacrima, ma nient'altro. Non voleva crollare davanti a quella donna, non era quello il momento giusto, ma era grato per quelle parole. Joanie gli regalò uno dei suoi più bei sorrisi e poi tornò dal figlio.
Federico rimase fermo per un po', con Tatiana che gli chiedeva se stava bene, mentre la sua mente vagava nel passato. Quando Michael lo aveva portato a casa sua in Inghilterra la prima volta, Joanie aveva abbracciato la coppia con un po' troppa foga e aveva fatto in modo che Federico si sentisse parte di quella grande famiglia. Lo aveva sempre accettato, non aveva mai giudicato il loro rapporto o come fosse iniziata quella relazione. Federico si era sempre trovato bene con loro e in quel momento si rese conto di una cosa, che forse, oltre a Michael, avrebbe perso anche loro.
"Andiamo, ti offro un caffè" disse Tatiana prendendo il figlio per mano. Federico si lasciò condurre fuori dall'ospedale e per quel giorno non ci tornò più. Sapeva che la sua presenza non era più richiesta.

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