16. // sensazioni sbagliate e brutti presentimenti

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Quella chiamata lo aveva decisamente scombussolato.
Quando aveva visto il nome di Mika sullo schermo era rimasto a fissare il cellulare per almeno mezzo minuto, perché si aspettava sua madre, Ax, forse perfino Elaina, e sarebbe stato meno sconvolto di leggere il nome di Giulia ma di certo non si aspettava Michael. Quasi perse la chiamata e quando terminò, si sentì spaesato.
Era ancora turbato dal fatto che Michael lo avesse chiamato per una semplice penna – poi proprio quella penna. E il fatto che avesse parlato di quel regalo a pochi giorni di distanza dal suo compleanno scatenò in Federico un circolo di emozioni compromettenti per il suo stato d'animo.
Era felice perché aveva risentito la voce di Michael, la sua vera voce, non quella registrata in televisione - perché era masochista e ancora si riguardava i live dell'ultimo X-Factor.
Era triste perché lo aveva risentito, perché si era ricordato di cosa aveva perso.
Aveva provato qualcosa di simile alla speranza perché per un momento aveva pensato che la memoria gli fosse tornata, che lo stesse chiamando per dirgli che ora si ricordava, e quando aveva menzionato la penna la speranza si era quasi accesa del tutto, ma era tutto morto con la fine della chiamata.
E ora era confuso, solo tanto confuso. Riprese il cellulare e chiamò il suo migliore amico, perché adesso era pronto a sfogarsi.
"Pronto zio, dimmi tutto!".
"Ho bisogno di parlare. Puoi venire adesso da me?".
Sentì l'amico sospirare. "Arrivo".
Non si era sfogato quel giorno e neanche nei giorni successivi, ma adesso sapeva che doveva. Si sarebbe fatto del male se fosse rimasto da solo, si sarebbe ubriacato forse, sarebbe caduto affogato nella sua tristezza e sentiva di aver bisogno d'aiuto. Ax fu veloce, nel giro di mezz'ora si ritrovarono seduti sul divano, Federico sotto le coperte e Ax che si reggeva la testa con una mano.   
"Ti ha chiamato lui?" chiese Ax.
"Sì, prima che ti chiamassi. Aveva trovato una penna e voleva sapere se fosse mia".
"Una penna? Sei serio?".
"Sì. Non si ricordava di chi fosse, non pensava fosse sua".
"Zio, ma ti stai ascoltando? Ti ha chiamato per una fottuta penna. Una penna! Andiamo, nessuno è così legato a una penna e tu non sei di certo il tipo. In due mesi di convivenza l'avrebbe notata un'ossessione del genere".
"Non sei proprio di grande aiuto, lo sai?".
"Sto solo dicendo la mia. Sembrava un po' una scusa per chiamarti".
"Io ho un altro presentimento".
Ax lo guardò e lo incitò a parlare, perché non sapeva sinceramente cosa aspettarsi, se idee normali o castelli di carta costruiti per aria.
"Quella penna gliel'ho regalata un anno fa per il suo compleanno e adesso se ne esce fuori con questa penna appena ritrovata. Il suo compleanno è appena passato, era una settimana fa".
"Aspetta. Stai dicendo che gli è tornata la memoria?".
"Non credo, me lo avrebbe detto, no? Però forse si è ricordato qualcosa".
Ax sapeva dove stavano per arrivare e sapeva dove sarebbe andata la testa di Federico e sebbene ci fosse un ragionamento sensato dietro, decise per il bene del suo amico di fermare il tutto sul nascere.
"No Fe', non cominciare con le tue pippe mentali. Probabilmente voleva solo sapere come stavi e si è inventato una scusa per chiamarti e chiedertelo".
"Perché avrebbe dovuto inventarsi una scusa per chiamarmi e chiedermi come sto?".
"Perché forse si sente ancora in colpa per quel che ti ha fatto? Ti avrà dimenticato ma è pur sempre un essere umano con dei sentimenti".
"Non per me, quello lo ha messo in chiaro prima di lasciarmi".
"Lo sai cosa intendevo dire. Poi lo sai che non ha smesso veramente di amarti, ma-".
"Mi ha solo dimenticato, lo so. Non che sia migliore come cosa".
Ax gli diede una pacca sulla gamba e Federico sprofondò ancora di più sotto le coperte.
"Lo so che lo ami ancora e so che vorresti che tornasse da te, ma se n'è andato e con lui la sua memoria. So che non vuoi che te se lo ripeta ma non si ricorda. È stata una coincidenza fortuita, non cominciare a fantasticarci sopra".
Federico quasi sparì sotto la coperta e sospirò. Si illudeva troppo facilmente, lo sapeva.
"Mi sa che hai ragione" disse.
"No zio, io ho ragione. Non illuderti, ti fai solo male".
Sorrise e annuì, la sua bocca che si lasciava scappare una soffice risata. A volte si chiedeva dove sarebbe stato senza il suo migliore amico.

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