7. // cuori spezzati tra fumi bollenti

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Non fu il solito chiarore dei primi raggi di sole a svegliarlo, e neanche i cani che chiedevano attenzioni di prima mattina, ma fu il forte aroma di caffè che aleggiava nell'aria a fargli aprire gli occhi quella mattina. Aveva un forte mal di testa, la sera prima si era addormentato in un silenzioso pianto che Chewie aveva provato a fermare con i suoi baci. Non era proprio riuscito a calmarsi, si era concesso un piccolo momento dove piangere e crollare almeno un po', anche se in silenzio.
Il suo aroma preferito lo riportò alla realtà e si chiese come mai il suo naso lo stesse sentendo. Si mise seduto e il suo occhi finirono in cucina. Si passò la mano più volte sopra i suoi occhi e pensò di essere ancora addormentato quando vide Michael intento a versare caffè in due grandi tazze.
Federico era confuso, sorpreso, non sapeva cosa sentire. Chewie si accorse del padrone sveglio e con il suo abbaiare riportò l'attenzione su di lui.
"Oh, sei sveglio" disse Michael sorridendo. Abbassò subito lo sguardo sulle tazze bollenti e il suo sorriso venne mascherato da imbarazzo.
Federico si alzò e raggiunse il cantante con passo lento e zoppicante dal sonno. Michael prese una tazza e andò ad appoggiarsi al bancone dietro lui. Federico sorrise, leggermente, e subito abbassò la testa per nasconderlo, o forse gli morì subito in viso quel sorriso, perché dopo la scena della sera prima, tutto si sarebbe aspettato tranne Michael che preparava il caffè.
"Hai fatto il caffè".
"Sì. Io ha visto che tu beve sempre caffè la mattina. Pensavo era giusto fare caffè per te oggi".
"Fosse giusto, non era".
Federico si morse il labbro e appoggiò la tazza appena presa. Aveva quell'abitudine, correggere il suo italiano, e nell'ultimo anno non era quasi mai servito, ma era un'abitudine che tornava istintivamente.
"Giusto. Imparererò italiano di nuovo".
Sì, doveva proprio impararlo di nuovo. Federico annuì con la testa e cominciò a bere il caffè quando, guardando Michael bere il suo, non riuscì a non farsi scappare un sorriso.
"Tu sorridi" notò Michael e a sua volta gli regalò un sorriso. "Io pensava che dopo ieri tu non sorridi più".
"Sorrido per la tazza" disse Federico. Michael lo guardò confuso e i suoi occhi viaggiarono tra le tazze tra le loro mani. "Stai usando la mia preferita".
"Oh" disse Michael e cominciò ad agitarsi. Federico si sarebbe sentito in colpa, in altre situazioni, ma un caffè non bastava a fargli dimenticare le parole della sera prima. "Uhm, scusa. Non sapevo".
"Non importa. Ti sto solo informando. Non ho problemi a bere da altre tazze".
Sotto sotto gli piaceva l'idea che avesse scelto di bere proprio dalla sua tazza preferita, perché il suo Michael sapeva quanto l'amasse. Era una semplice tazza blu con qualche disegno strano che ricordavano tanto dei cani. Era semplice, ma era la sua preferita.
"Mi dispiace" disse Michael.
"Davvero, non importa, non è la fine del mondo, è solo una tazza".
"No, per ieri sera".
Federico abbassò lo sguardo, bevve un sorso del suo caffè e scosse leggermente la testa.
"Anche a me" sussurrò. Con uno scatto si alzò dal bancone sul quale si era appoggiato e girò le spalle a Michael. I suoi passi lo portarono al bagno e la sua mano libera andò a chiudere la porta, sbattendola quasi in faccia a Melachi che aveva cominciato a seguirlo.
Per un momento si era illuso. Non voleva ammetterlo ma per un momento si era illuso. Quando aveva visto Michael che versava caffè in quelle tazze – perché quella che era toccata a lui era la tazza che avevano comprato a Parigi la loro prima settimana da coppia – aveva pensato davvero che il suo Michael fosse tornato. Ma ancora non era tornato, c'era ancora un intruso nella sua mente e lui doveva cominciare ad accettarlo. Si sedette sulla vasca da bagno e rilasciò un profondo respiro.
Le parole di Michael della sera prima rimbombavano ancora nel suo cuore e non riusciva a cancellarle, neanche per cinque minuti, neanche per stare bene almeno per un po'.
Michael sentiva di non poterlo amare perché il suo cuore amava ancora Andy.
Era una situazione assurda, continuava a ripeterselo, e aveva paura di dove stavano andando, perché un'idea ce l'aveva. Scacciò subito quei pensieri e pensò che non era ancora arrivato il momento di arrendersi. Lui non si arrendeva facilmente, lottava per le sue battaglie e se perdeva lo faceva con dignità e coraggio. Eppure in quel momento gli sembrava di combattere una battaglia persa fin dall'inizio.

Michael non sapeva come comportarsi. Si sentiva spaesato, era a casa sua e tutto quello che voleva fare era prendere un aereo e tornare da Andy.
Andy. Il suo Andy. Gli mancava quel sorriso, svegliarsi avvolto dal suo abbraccio, i suoi biondi capelli che si arruffava sempre, quei baci che gli lasciava sulla spalla quando pensava che lui fosse ancora addormentato.
Aveva il cellulare perennemente in mano, sperando di vederlo illuminarsi e leggere il suo nome. Aveva ancora il suo numero in memoria, forse dopo nove anni si era quasi abituato ad averlo, anche quando gli aveva detto addio. Non gli aveva ancora scritto. Era più di un mese che aveva perso la memoria e da Andy aveva ricevuto un solo messaggio con su scritto "I hope you are well". Nove anni di relazione e tutto quello che riceveva era un fottuto "Spero tu stia bene". Forse era per questo che ancora non gli aveva scritto, era arrabbiato, ma aveva bisogno di lui.
Federico era fantastico. Era un ottimo amico, una persona meravigliosa, ma non era Andy.
In quel momento, con quella porta del bagno chiusa e una tazza bollente in mano, in quel momento sentì la sua mancanza ancora di più.
Prese il cellulare e sperò che il suo ex ragazzo non ignorasse completamente il suo messaggio, come aveva fatto lui nelle ultime settimane. 

to: Andy
I need you. Can we meet?

Era corto, era breve, ma era tutto quello che riuscì a scrivere. Premette invio senza neanche pensarci perché sapeva che sarebbe crollato se ci avesse ragionato su.
Andò a sprofondare nel cuscino in camera sua – loro, a dire il vero, ma non voleva ricordarlo – e rimase a fissare il cellulare.
Sentì Federico uscire dal bagno, prendere le chiavi e la porta di casa chiudersi. Lui rimase disteso, a fissare quello schermo, e non sentì nessun sentimento dentro il suo cuore che lo spingesse a rincorrere Federico. Si sentì solo in colpa ma non era una situazione che poteva gestire in altro modo. Si aggrappò al cuscino e rimase a fissare il vuoto per un tempo indeterminato, non seppe dire se minuti, secondi oppure ore. Il tempo sembrava non contare più per lui.
Chiuse un attimo gli occhi e pensò a cosa aveva perso.
Quattro anni.
Era assurdo a pensarci, aveva perso quattro anni della sua vita, aveva perso emozioni vissute, ricordi, non ricordava i volti delle persone che aveva incontrato, i suoi fan, le sue canzoni. Era strano aver perso così tanto.
Sentì uno zampettare sul pavimento e alzando appena la testa vide le sue due cagnolone appoggiare il muso sul fondo del letto per chiedere il permesso di salire. Michael rise e fece segno alle due di salire. Non ci misero molto ad ubbidire e nel giro di poco si ritrovò immerso dai loro baci. Almeno aveva ancora loro, non avrebbe retto senza quel qualcosa di famigliare che apparteneva al suo presente, o meglio, a quella sua vita passata. Melachi andò a sporgere il muso oltre il letto e cominciò a scodinzolare e quando abbaiò Michael si sporse in avanti per vedere cosa desse fastidio al cane. E poi, eccole lì, quelle due piccole palle di pelo che erano troppo basse per saltare sul letto. Michael sorrise, le prese una alla volta e le mise sul letto. Chewie e Gue cominciarono subito a giocare con le altre due e Michael cercò di calmarle, non voleva fare troppo casino su quel letto.
Si mise nuovamente seduto e rimase a fissarle per un po'. Non pensava che Melachi e Amira avrebbero fatto così facilmente amicizia con altri cani. Erano brave, era riuscito ad educarle bene, ma erano sempre un po' gelose di Michael, come era giusto che sia. Eppure in quel momento, con Chewie che andava ad accoccolarsi vicino alla sua pancia, le altre due rimasero in disparte a riposare, senza neanche un accenno di ringhio per il chihuahua. Forse le aveva educate troppo bene.
Si lasciò trasportare dalla stanchezza e ben presto in quel letto non vi fu nessuno che non fosse addormentato.
Dopo circa tre ore la luce del cellulare lo svegliò e stropicciandosi gli occhi, finalmente sorrise.

from Andy:
Yes.



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ANGOLO HEART
Io vado a nascondermi.
Ah no aspetta, sono già abbastanza lontana (fiuuu!).

Okei, so che molti di voi mi odieranno (o probabilmente tutti) per questo capitolo e per come l'ho fatto finire, ma è andata così. 
Quindi sì, mi dispiace ma Andy tornerà. Ho ho ho. Quando però non ve lo dico ancora, si scoprirà man mano.

Un giorno scriverò una storia normale, ve lo prometto. Con una quantità limitata di angst, la dose giusta di fluff e con una bella trama. Un giorno. Me lo metto come obiettivo da raggiungere entro fine anno (e siamo solo all'inizio di questo nuovo, haaa).

A domani bellissime persone che mi sopportano ♥

- heartcremisi

AmnesiaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora