10. // l'ultima fiamma che nella notte si spense

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Rimase nascosto in quella stanza d'hotel per tutta la giornata seguente, uscendo solo per andare a prendere qualcosa da mangiare al self service. Appena arrivato in camera aveva preso la piccola valigia di Michael, i suoi effetti personali e li aveva lasciati fuori dalla porta con sopra un biglietto con su scritto semplicemente "per Mika". Così almeno le donne delle pulizie non lo avrebbero portato via. Si chiuse in camera e rimase a fissare la città dalla finestra. Non rispose alla porta quando Michael gli chiese come stava, perché in quel momento era ancora troppo ferito per potergli rispondere. Non andò da lui la sera per controllare che tutto fosse a posto per la loro partenza il giorno dopo, anche perché si aspettava di trovare Andy con lui e lui davvero non voleva vederlo. Si presentò nella hall tre ore prima della partenza prevista e trovò Michael seduto ad aspettarlo. Prima di raggiungerlo si guardò velocemente in giro. Andy non si vedeva da nessuna parte e Federico non sapeva se esserne felice o spaventato. Per quel che sapeva, poteva essere in camera ad aspettare Michael.
"Ehi" disse Michael. Federico consegnò le chiavi alla reception e prese la sua valigia.
"Ehi" rispose.
"Come stai?".
"Bene". Va tutto bene. Ripetilo.
"Mi dispiace".
"Non importa. Hai chiamato il taxi?".
"Sì, è fuori che aspetta noi".
"Quindi torni con me?".
"Io...sì, pensava di tornare in Milano".
"Perfetto. Andiamo".
Michael ci provò a parlare con Federico ma il muso del ragazzo non gli diede molte possibilità e Federico non rispose a nessuna delle sue domande finché non tornarono a casa.
Aperta la porta di casa vennero travolti dai quattro cani e Federico non riuscì a non sorridere, perché in qualsiasi situazione loro riuscivano a farlo star bene.
"Siete tornati!" disse Tatiana avvicinandosi. Stampò un bacio sulla guancia del figlio e abbracciò Michael. "Com'è andata?".
"Bene, Parigi è sempre bella" rispose Federico. Si avviò verso la camera e cominciò a disfare la valigia mentre Michael spiegava tutto alla madre di Federico. Li sentiva sussurrare e in quel momento si sentiva lui la vittima di un incidente alla quale non si voleva dire una brutta verità.
"Fede?".
Si girò e vide sua madre. Il suo triste sguardo gli fece capire che sapeva tutto, ma anche senza le parole di Michael lo avrebbe capito. Tatiana si avvicinò e avvolse il figlio in un dolce abbraccio. Michael rimase in soggiorno con i cani. Forse quella notte avrebbe dormito lui, sul divano.

La situazione non migliorò durante la giornata. Federico gli parlava appena, Michael cercava qualche modo per farlo sorridere e un paio di volte avevano riso ai suoi strafalcioni in italiano, ma più di tanto non si sbloccò. Poi verso sera Federico preparò un piatto di pasta messicana troppo piccante e Michael cominciò a piangere.
"È troppo piccante?" chiese Federico passandogli del pane. Michael quasi lo ingoiò annuendo.
"Definitely! Oh dear Lord, cosa hai messo? Peperoncino puro?".
Stava piangendo per il troppo piccante e Federico non riuscì a non ridere. All'inizio fu molto lieve, poi quando vide Michael sventolarsi una mano davanti alla bocca quasi cadde a terra dal ridere.
"Cosa ride tu, è super spicy!".
"Scusa, scusa...ma fai troppo ridere".
Federico continuò a ridere e Michael giurò che non avrebbe mai più lasciato il ragazzo cucinare messicano.
Erano quasi tornati amici, perché il giorno dopo si parlarono, ma Michael poteva ancora vedere la delusione sotto il sorriso del ragazzo.
Quando Michael si svegliò dall'abbiocco post pranzo, trovò Federico in cucina a parlare al telefono con qualcuno e Michael si accorse solo alla fine che stava parlando inglese.
"Okay, I will tell him. See you later, bye".
Chiuse la chiamata e Michael si mise seduto sul divano, stropicciandosi gli occhi.
"Con chi parlava tu?" chiese Michael. Federico si girò, sorpreso di trovarlo sveglio.
"Con tua mamma" rispose con un sorriso. "Più tardi passa di qui. Ti aiuterà ad organizzare il tuo ritorno in Inghilterra".
"Cosa?" chiese Michael. Si ricordava le sue parole, sapeva che lo avrebbe lasciato andare, ma non si aspettava di essere cacciato via da quella che doveva essere anche casa sua. Non così presto, almeno.
"Ti avevo detto che ti avrei lasciato andare, mantengo sempre le mie promesse".
"Quindi io ora va via, per sempre?".
"Non è quello che volevi? Non aspettavi questo momento da quando ti sei risvegliato?".
"Io non pensava che tu mandava via me così presto, tutto qui".
"Non ho più motivi per provarci, hai scelto Andy, giusto?". Non avevano più parlato di Andy e Federico non sapeva cosa fosse successo, cosa si erano detti. "Hai scelto lui. Giusto?".
"Sì. Sì, io ha scelto lui".
"E lui ha scelto te?".
"Cosa vuoi dire?".
"Voglio sapere cosa vi siete detti. Sapevo che aveva un ragazzo, lo avevo letto da qualche parte. Prima di lasciarti andare voglio essere sicuro di sapere che hai qualcuno accanto".
"Io non ha bisogno di badante!".
"Non dico questo, Mik!".
Federico andò a sedersi davanti al cantante e gli prese le mani, cosa che Michael non si aspettava dato che stavano quasi urlando.
"Devo sapere che avrai Andy accanto per lasciarti andare. Devo sapere che avrai accanto qualcuno che ami e che ti ama, perché l'unico motivo per cui ti sto lasciando andare è perché so che non mi ami più".
Michael lo guardò negli occhi e non capì come potesse dire certe cose. Se la situazione fosse stata invertita non pensava che avrebbe retto come lui. Ammirava tutta quella forza che aveva e sapeva che non meritava tutto quello che stava provando in quel momento. 
Ma al cuore non si comanda, si disse e fu quello che lo portò a rispondere.
"Ha detto che vuole provare ancora. Ha paura che io lo lascia ancora una volta e prima di avere storia seria vuole essere sicuro".
"E a te va bene?".
"Sì. Va bene".
"Okay. Perfetto".
Federico si alzò e tornò in cucina. Non aveva altro da dirgli, in quel momento.
"Tua mamma arriva per le quattro. Io esco".
Prese le chiavi e se ne andò, e cominciò a pensare che forse si sarebbe comprato un nuovo appartamento. Quello era nato come loro, Michael se ne stava andando, non trovava una ragione per rimanerci.

Quando tornò trovò Joanie seduta accanto al figlio in cucina. Stavano ridendo davanti a una ancora fumante tazza di thè e Federico si pentì di essere entrato, perché sentì l'atmosfera congelarsi, quasi letteralmente, quando chiuse la porta.
"Hello Federico" disse Joanie andando a baciare il ragazzo sulle guance. Gli offrì un sorriso comprensivo. "You okay?".
"I'm fine, thanks" rispose Federico cercando di sorridere il più sinceramente possibile. Appoggiò la giacca su una sedia e salutò i cani.
Joanie cominciò a dirgli di come stavano organizzando il viaggio di ritorno e gli disse che avrebbero dovuto parlare.
"Mamma dice che tu ha cose in appartamento in Londra" disse Michael ad un certo punto.
"Oh, sì è vero" ricordò Federico. Per un momento aveva dimenticato la loro casa a Londra, forse perché nell'ultimo anno avevano vissuto quasi solo a Milano. "Allora se non è un problema verrei con te, quando torni. Così prendo le mie cose".
"Va bene" rispose Michael e velocemente tradusse la conversazione alla madre. Era strana, quella situazione.
Joanie andò via poco dopo e Federico si ritrovò ancora una volta a prepararsi il divano per dormire. Avevano parlato ancora un po' della partenza e avevano deciso che avrebbero preso un aereo entro la settimana. Michael non aveva più ragioni per restare, il suo manager lo aspettava in Inghilterra e una settimana era sufficiente a impacchettare tutti i suoi effetti in quella casa e ad organizzarsi.
"Fede?".
Il ragazzo si voltò e vide Michael fissarlo dalla porta della camera. Sembrava imbarazzato, quasi timido.
"Ti serve qualcosa?" chiese Federico.
"Meteo dice che fa freddo stanotte" cominciò Michael. "Divano è freddo. Se tu vuoi puoi dormire in letto".
Federico non se lo aspettava, non dopo più di un mese di convivenza dove l'altro aveva tenuto le distanze e decisamente non in quelle circostanze.
"Posso sopportare un po' di freddo".
"Io ho letto che tu ti ammala veloce. A me non dispiace se tu dorme vicino a me stanotte".
"Dove lo hai letto?".
"In miei diari. In un anno tu ti sei ammalato spesso".
"Ah. Sì, beh, mi ammalo facilmente".
Neanche i suoi diari erano riusciti ad aiutarlo. Quello lo convinse ancora di più che lasciarlo andare era solo la cosa giusta da fare.
"Comunque fa come vuoi ma a me non dispiace" disse Michael e sorrise. "Buona notte".
"Buona notte".
Federico rimase sotto le coperte del divano per forse troppo tempo, poi nel bel mezzo della notte si alzò e andò ad infilarsi sotto le coperte accanto a Michael. Sentì il respiro dell'uomo fermarsi per un momento e capì che era sveglio, anche se i suoi occhi fingevano di dormire.
Per un attimo pensò di scivolare ancora più vicino a quel corpo caldo e avvolgere le sue braccia attorno al suo busto, per sentirlo vicino a lui un'ultima volta, perché forse il giorno dopo lo avrebbe rimandato sul divano. Non lo fece, una vocina gli disse che sarebbe stato inappropriato. Così rimase nel suo lato del letto e girò le spalle al suo ex ragazzo, perché ormai era solo quello per lui. Prima di chiudere gli occhi e addormentarsi, una parola gli scappò dalle labbra.
"Grazie".
Michael sorrise fra sé e sé e finse di essere ancora addormentato.
Non sapeva perché gli aveva detto di andare a dormire nel letto accanto a lui, non aveva senso in quel momento, perché si stavano dicendo addio. Forse era stato proprio quello, la loro imminente separazione, che lo aveva spinto a quel gesto. Perché era Federico quello che stava per perdere tutto e glielo doveva. Doveva crearsi quegli ultimi ricordi accanto a lui, ricordare le vecchie sensazioni che lui poteva ancora ricordare. Forse era stato un gesto avventato, ma Michael pensò solo che glielo doveva, quell'ultimo momento insieme prima che le loro strade si dividessero.



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ANGOLO HEART
Fede è una patata troppo buona per questo mondo.
E me lo dico da sola. Siamo messi bene.

Bene! Direi che siamo sopravvissuti? Più o meno?
Diciamo che questa storia non l'ho scritta nel periodo più felice della mia vita e forse ne risente parecchio perché a rileggere i prossimi capitoli mi son detta da sola "Ma chi me l'ha fatto fare".
Sono consapevole di aver esagerato un po' con l'angst in certi punti e chiedo scusa, ormai la storia è scritta e finita e mi rendo conto solo con le vostre reazioni che forse l'angst è troppo. Ops. Mi farò perdonare, lo prometto. Parola di fatina!

Sto parlando troppo, chiedo scusa, oggi sono un po' fusa.
Domani e dopodomani ci saranno i capitoli dove forse ho esagerato, so get ready.

À bientôt!

- heartcremisi

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