Prologo

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Osservo la bambina con gli occhi azzurri che ride felice, sta guardando la madre che cercs di tenere a bada il fratellino scalmanato che lancia il suo peluche per terra ridendo come un pazzo. Sembra stremata, il padre, invece, sta cercando disperatamente un posto dove incastrare il suo bagaglio a mano.
Temo che da un momento all'altro getterà in aria quello zainetto e inizierà a sbraitare. Eppure non lo fa, sbuffa, ma in qualche modo sistema il suo bagaglio e si siede di fianco alla moglie e le stringe la mano. Inziano a ridacchiare esausti e i bambini sorridono. Sembrano tutti felici, molto felici.
È così una famiglia? Sembra così bella.
Non credo io proverò mai questa emozione.

Sto sudando, questo aereo è cosi oppressivo, mi sento come quel signore con una pancia enorme che sta faticando a passare tra i sedili davanti a me.
La voce robotica che annuncia che a breve il volo Chicago a Miami inizierà mi fa rabbrividire. Non ho mai voltato, e non avrei mai pensato che la prima volta l'avrei fatto con la mia esistenza andata in frantumi.
Come può la vita cambiare così velocemente da un giorno all'altro? Come può tutto andare a rotoli in così poco?
È bastato un giorno per mandare la mia vita a puttane; e quel giorno lo ricordo come se fosse solo ieri.

Ero entrata in casa dopo scuola tutta felice, avevo preso A in biologia, mia madre sarebbe stata così orgogliosa di me, lo sarebbe stata tantissimo, ma quando entrai lei non c'era, c'era solo zia Mary. Lei veniva raramente da noi, ero io ad andare da lei di solito, soprattutto quando non ne potevo più di stare a casa immersa nei casini.

"Zia! Che ci fai qui? Dove è la mamma?" chiesi "Ho preso una..."
Mi fermai, sentivo come se non fosse il momento di parlare.
Lei era cupa, aveva una smorfia sul volto che tuttora mi fa rabbrividire, stava lì, in soggiorno, immobile, le braccia strette attorno la vita, per tenere insieme tutti i pezzi del suo corpo.

"Grace" Lei mi guardò con il labbro inferiore tremolante "Mi dispiace..."
Sentivo il cuore battere forte, il sangue caldo che mi saliva alle guance, le orecchie che sembravano tapparsi e stapparsi a ogni battito. Il mio respiro si fece pesante, me lo sentivo, ma non volevo crederci.

"Cosa è successo?" Sbiascicai, la vista mi si stava offuscando a causa delle lacrime che promettevano di uscire a momenti.

"Lui...morta" capii solo quelle due parole perchè il mondo mi cadde addosso.
Mi inginocchiai per terra, il freddo del pavimento si impossessava delle mie ossa, divorando ogni mio muscolo e nervo. Tremavo, sentivo quel dolore che mi spaccava la schiena e avrei voluto tanto essere morta io al posto suo.

Mio padre ha ucciso mia madre. Quella mattina, mentre io non c'ero. Ha aperto la porta d'ingresso, camminato in salotto, preso un coltello in cucina e mentre mia madre puliva la sua camera da letto gli ha inflitto 23 coltellate, eppure secondo lui non erano bastate. 3 colpi di pistola e poi si è vaporizzato nell'aria. Svanito.

La nostra non era mai stata la famiglia perfetta, ma andavamo avanti, certo, i litigi erano all'ordine del giorno, ma in fondo io pensavo si volessero bene. Invece un anno fa i miei divorziarono, ma purtroppo il mio orribile padre non l'ha mai accettato, nonostante lo avessimo cacciato di casa, lui sembrava non se ne fosse mai andato, veniva a casa nostra e ci picchiava,ma lo faceva in modo da non lasciarci lividi, così non potevamo chiedere aiuto, ci urlava contro, ci insultava, ma poi spariva e insieme a lui anche il dolore delle ferite.
Mia madre lo aveva denunciato e per un po' avevamo avuto pace, sembrava ce l'avessimo fatta, ma lui lo aveva promesso, aveva promesso di ucciderci. Parole fredde come una lama di coltello, pronunciate spesso al telefono o anche dal vivo.
"Io vi uccido bastarde" sussurrava a volte dal citofono, che suonava ripetutamente finché non rispondavamo.
Lui aveva mantenuto la sua promessa e io non riuscivo a mantenere la mia, ovvero, andare avanti.

Ora eccomi qui, diretta verso Miami per scappare dalla mia vecchia vita, per salvarmi, per sopravvivere, anche se preferirei rimanere a Chicago per affrontare lo stronzo.

"Come stai piccola?" Mi chiede zia Mary cogliendomi di sorpresa. Il tipo pancione si è seduto e ride con un ragazzo della sua pancia. Almeno lui ora è riuscito a trovare respiro.
Mia madre avrebbe sicuramente fatto amicizia con quell'uomo, era fatta così, sempre gentile e disponibile. Sempre pronta a far togliere l'imbarazzo e mettere le persone a loro agio. Questo pensiero mi fa male.
"Mi manca tanto..." sospiro con gli occhi che mi pizzicano per le lacrime.
"Mi dispiace piccola, anche a me manca" dice dolcemente "ma la vita deve andare avanti..."

Mia madre, non ha avuto neanche una degna sepoltura e non le ho detto neanche addio, la polizia ha detto che per questioni di sicurezza mi devo trasferire lontano da Chicago immediatamente, in questo modo potranno concentrarsi su mio padre che è scappato e non si sa dove. Mi vogliono tenere nascosta a tutti i costi, a loro non importa di come mi senta. Andare da una zia della quale ho solo qualche vago ricordo dell'infanzia e abbandonare tutto quello costruito a Chicago per loro deve essere semplice.

"Vedrai che dalla zia Madison starai bene, Miami è un bel posto e lei ha una casa molto grande, appena avranno trovato tuo padre verró a prenderti,te lo giuro" sussurra Mary con un filo di voce. Come se le parole le si bloccassero in gola, un po' come quando si mente e non sei convinta di quello che dici.

Probabilmente fa fatica pure lei a crederci, come potrò tornare a sorridere? Come farà la mia vita ad andare avanti?

"Spero che lo trovino presto" trattengo un singhiozzo "altrimenti non riavrò una vita normale..."

Mia madre mi ha insegnato tutto, ma non come a fare a vivere senza di lei.

Quello sopra è il trailer ^
Capitolo coretto🔥

My little infinite with you|| Hayes GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora