"Finalmente mi hanno dimessa!" Esulto, mentre Madison mi aiuta a scendere dalla macchina.
Avere di nuovo le stampelle è un incubo, ho ancora il segno della vecchia cicatrice, inoltre ora ne ho delle nuove!
Ma sinceramente una se ne sta aprendo, perché indovina? Sono a casa di mio padre.
"Sicura che non vuoi che venga con te?" Domanda lei guardandosi attorno.
Siamo davanti a questa piccola casa, con un giardinetto ben curato, molto moderna e colorata. E io sto morendo dall'ansia. Una cosa ormai, normale...
"Sono sicura..." annuisco.
Lei mi da una spece di pacca sulla spalla, quindi risale in macchina, mi aspetterà qui mentre io andró ad incontrare Antony, in caso accada qualcosa, anche se Albert ora è in prigione, ma non si sa mai, penso che non dormirò più come una volta, penso che farò brutti sogni per molto tempo.
Prima di avviarmi guardo il cielo, come per chiedere l'approvazione di mia madre
"Bè, se c'è un pericolo, fammi un fischio..." penso sorridendo, quindi mi avvicino alla porta e sospirando busso.
Sto tremando per l'ansia, così cerco di fare respiri profondi, ma diciamo che non ci riesco perché la porta viene aperta all'istante e io perdo un battito.
L'uomo che ho davanti l'ho già visto...si, in quel sogno, ma adesso ha delle striature grigie tra i ricci che ha in testa, indossa una T-shirt che mostra i suoi strani tatuaggi che ho sognato, ma al contrario del sogno, adesso ha un enorme cicatrice sulla guancia, che rovina il suo tenero viso.
"Grace...?" Domanda incredulo, squadrandomi con un espressione che mi ricorda molto mia madre, i suoi occhi verdi sono lucidi, e sorride.
Voglio rispondergli: si.
Ma esce qualcosa tipo: "Ehm...io?...si...bè...penso""Entra..." mi fa cenno di entrare e così faccio, ritrovandomi in un piccolo salottino.
E Dio mio, vorrei scappare.
È pieno di fotografie, alcune di lui e mia madre, alcune di lui con quegli agenti che mi avevano salvato.
Un divanetto di fronte alla televisione mi copre la visuale del tavolino da caffè lì affianco, ma ho già visto che li sopra c'è un'altra foto."Siediti pure..." sospira "Abbiamo tanto di cui parlare..."
Mi accomodo sul divano, mentre lui si posiziona davanti a me con una sedia, quindi mi guarda dritto negl'occhi.
"Quanto gli assomigli..." bisbiglia sorridendo.
Io sinceramente sono a disagio, troppe foto di mia madre.
"P-puoi s-spiegarmi t-tutto?" balbetto, facendogli storcere le labbra.
"Bè, cominciamo dal principio..." distoglie lo sguardo "...io e tua madre ci siamo conosciuti praticamente da bambini, giocavamo insieme e i nostri genitori si conoscevano. A seguire però ci perdemmo e ci rincontrammo solo tanti anni dopo.
Da piccola, Alexa, era insopportabile, ma quando ci rivedemmo, quel giorno...quando ci scontrammo, quando ci parlammo...ci fu un tale feeling, che non riesco a descriverlo.
Uscimmo insieme, mi pare, un paio di volte, poi i miei genitori dissero ai suoi che mi drogavo, lo fecero apposta, pensavano che per lei avrei smesso, infatti fu così. Ma ci volle molto tempo.
Nel frattempo era ritornato Albert, quel maledetto! Dio mio, tra di noi non c'era buon sangue sin dall'infanzia, ma lui era il ragazzo perfetto, quello che per i genitori di Alexa era il perfetto fidanzato. Quindi preferivano uscisse con lui che con me.
I suoi genitori non volevano che lei uscisse con me mentre mi drogavo, ma noi ci vedavamo di nascosto, e quando lo scoprirono me la portarono via..." è rosso in viso, come se stesse trattenendo la rabbia "...e io nel frattempo fui mandato a un centro per disintossicarmi; dopo tanto tempo tornai convinto che saremmo potuti stare insieme, ma Albert la voleva tutta per se! Inventò tantissime cavolate su di me che mi impedirono di vedere tua madre, che nel frattempo diceva di essersi innamorata di lui...
Passati diversi anni recuperammo i rapporti, ma eravamo solo amici, e lei mi invitò al matrimonio tra lei e Albert, ma io non ci andai, l'amavo troppo per vederla sparire dalle mie possibilità e sapevo che non avrei resistito a vederla sposare un altro.
Così non gli rivelai i miei sentimenti, ormai era troppo tardi, ma qualche mese dopo il matrimonio, lei venne da me piangendo. Mi disse di aver fatto l'errore più grande della sua vita, ma lo aveva fatto per proteggermi perché sennò i suoi genitori avrebbero detto al loro capo, che era anche il capo dei miei, che mi drogavo e li avrebbe licenziati perché loro si occupavano della sicurezza dello stato e ovviamente dovevano essere brave persone con bravi figli. Lei mi disse che mi amava, e io gli dissi che l'amavo..."Sorride, facendomi sorridere anche a me, l'amava tanto, ma proprio tanto.
"E diciamo che nove mesi dopo quel giorno sei nata tu..." aggiunge "...ero contentissimo, avere un figlio era il mio sogno, ma io non potevo averti, perché tua madre non era mia..."
Ecco che il sorriso si spegne.
"E ti venivo a trovare di nascosto quando eri molto piccola, ma poi quando crescesti non potevo venire, così sei cresciuta sotto gli occhi di Albert, che a seguire ha capito che non eri figlia sua e ha ucciso tua madre per vendicarsi..." due lacrime gli rigano il viso e lui si strofina una mano sugli occhi scusandosi.
E la cosa mi fa piangere anche a me.
"Quel bastardo ci ha rovinato la vita, sia a te, che a tua madre, che a me, si meriterebbe di morire..." piange "Quanto mi dispiace di non averti difeso...io sono tuo padre e non mi sono comportato da tale..."
Anche se l'ho appena conosciuto mi sembra di conoscerlo da sempre, amava tantissimo mia madre, più di quanto potessi amarla io.
"Mi sono tatuato tutte le date importanti sulle braccia..." si indica il bicipite "La tua data di nascita, il 27 agosto del 2000, e quella di quando io e tua madre ci siamo rivisti, quella di quando ci siamo detti ti amo per la prima volta..."
Ecco cosa sono quegli strani tatuaggi che a me da lontano sembravano linee a caso!
Cala il silenzio, lui ancora ha i lacrimoni, e anch'io, voglio consolarlo, così mi alzo zoppicando e lo abbraccio, lasciandolo di stucco.
All'inizio esita,ma poi lo sento rilassarsi."mi dispiace..." dice lui stringendomi forte.
"non è stata colpa tua..." piango.
"Abbiamo fatto tutti degli errori..." sussurra lui quando mi ricompongo "...l'importante è rimediare."
"A certi errori non si può rimediare..." penso a mia madre.
"Lo so, ma io voglio rimediare, voglio darti una vita serena e voglio comportarmi da genitore..."
La cosa mi fa sorridere, chissà com'è avere un padre buono.
"Vedrai che ce la farai..." dico sorridendo.
Mi prendo qualche secondo per notare che ci assomigliamo, in alcune espressioni, in alcune occhiate. Sì lui 3 mio padre.
"Abbiamo un problema..." aggiunge poi.
inarco un sopracciglio.
che problema? cosa c'è adesso?
"Io non abito a Miami, questa è la casa di un mio amico, io sono qui da qualche mese per lavoro, ma me ne devo andare..."
"Come andare?" sgrano gli occhi, ora che so chi è mio padre non posso stare con lui?
"Io abito alle Hawaii ora...da tipo 3 anni... là c'è il centro d'addestramento del F.B.I, io sono un allenatore...insegnante...istruttore, chiamalo come vuoi...ma io abito lá..."
"Quindi, mi stai dicendo, che non potrai farmi da genitore?"chiedo triste.
"Non sto dicendo questo Grace..." sorride "ti sto chiedendo di venire con me..."
N/A
Tadadadan!
-1!!
Meno un capitolo!
Sono sicura che vi sorprenderó con il finale...
Ve se ama gente!
KISS KISS
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My little infinite with you|| Hayes Grier
Fanfiction"Penso che nessuno abbia mai provato quello che provo io per te..." sussurra contro il mio orecchio. "Stai dicendo a me o alla pizza?" Ridacchio lasciandogli un piccolo bacio sul collo. "Sto dicendo a te..." sorride "sto dicendo che ti preferisco a...