capitolo 2

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Finalmente è l'ultima ora e poi me ne potrò andare e la prima giornata di scuola muova sarà conclusa.
L'ora prima, a matematica, l'ho passata con gli occhi che mi pizzicavano perchè  la professoressa assomiglia tanto a mia madre. Bionda, occhi chiari, un po' più bassa, ma da un dolce e placido sorriso che scalda il cuore. Come potevo stare tranquilla? Il mondo ce l'ha con me e mi invia anche persone che assomigliano a mia madre così da farmi soffrire ancora di più. Appena suonata la campanella sono corsa fuori e finalmente sono tornata a respirare normalmente e ora eccomi in questa aula molto grigia  con qualche carta geografica che addobba le pareti.
Mi siedo dietro a Cloe che non ha fatto che parlare dei ragazzi stra-fighi che frequentano questo corso durante tutte le ore precedenti, devo ammettere che ha i suoi punti deboli questa ragazza.
Mi guardo attorno, tra i banchi vuoti e prego di non avere qualche strana visione di mia madre o qualche spettro venuto a punirmi. Per il momento non vedo nulla, posso respirare.
L'aula è semi-vuota, ci siamo solo io, Cloe, tre ragazze che ridacchiando in un angolo osservano la finestra e un ragazzo, che non è per niente carino,quindi mi chiedo cosa si sia bevuta Cloe per dirmi tutte quelle cose.
Con il suono della campanella arrivano gli altri alunni, e uno dopo l'altro entrano anche cinque o sei ragazzi che vanno a sedersi ai loro posti tranquillamente, tra di loro c'è anche Benjamin che mi fa cenno con la testa per salutarmi e io abbasso lo sguardo imbarazzata. Non va bene per niente che qualcuno mi saluti, nessuno mi deve conoscere.
"Buongiorno ragazzi" saluta il professore entrando. Ammetto che mi verrebbe da ridere nel vederlo. Tutto ingobbato, gli occhiali sulla punta del naso aquilino e la camicia infilata malamente nei pantaloni. Stringe nella mano destra un libro e nella mano sinistra una tazza con qualcosa di fumante al suo interno. Appoggia le sue cose a rallentatore, nessuno lo osserva, tutti stanno per i fatti loro, credo di essere l'unica ipnotizzata dalla sua poca voglia di sbrigarsi.
Lentamente si siede alla cattedra e scruta con i suoi piccoli occhi chiari la classe. Fa davvero impressione il suo sguardo, a malapena si distingue la pupilla dell'iride. Posso dire che sta bene nella sua aula, grigia come lui.
Si passa la mano destra tutta rangrizzita tra i due peli bianchi che ha in testa, mi chiedo quanti anni abbia e perchè ancora insegni!
Nessuno ancora presta attenzione a lui, tutti sono tranquilli e chiacchierano.
"Oggi interrogo!" La sua voce rauca, come se firmasse da secoli attira l'attenzione di tutti.
"Oh no!" sento una ragazza dietro di me farfugliare iniziando a sfogliare nervosa le pagine del libro.
Il prof comincia a guardare uno dopo uno gli alunni alla ricerca della sua prima vittima. Fissa per un attimo i suoi occhietti su di me e io mi senti trasalire. Le mani mi sudano, cosa vuole da me? Non può interrogarmi, sono nuova, strano poi che non mi abbia fatto le solite moine che si fanno ai nuovi arrivati.
"Signorina Western...interrogata!"la  ragazza dietro di me tira un sospiro di sollievo, dall'angolo sinistro della stanza si alza una ragazzina minuta, con dei capelli neri e lunghissimi, con degli occhiali più grandi della sua faccia, serenamente va vicino alla cattedra e il professore sorride, sembra già che voto dargli.

"Poi..." il prof torna a guardarci, sospira indeciso ma viene interrotto da qualcuno che bussa alla porta e entra senza avere il permesso.
Il professore scocciato distoglie lo sguardo dai suoi alunni e fulmina con i suoi occhi bianchi il ritardatario.
"Signorino Grier, alla Buon ora" ogni parola è tagliente come un rasoio, ma il ragazzo non sembra essere intimorito.
Osservo il signorino Grier, ma più che guardarlo inizio ad ammirarlo per la sua bellezza.
Capelli di un marrone scuro, con degli occhi azzurri,di un azzurro più intenso del mio, magnifico e profondo. Mi mette a disagio la sua presenza e quando per un secondo incrocio il suo sguardo annoiato, mi sento mancare. Lui senza ascoltare i rimproveri dell'insegnante va a sedersi in ultima fila, o almeno credo. Lo sento sbuffare e mi chiedo come faccia ad avere tutto questo coraggio.
"Allora dove eravamo rimasti...ah si...il prossimo interrogato sarà..." sogghignando punta i suoi quattrocchi su di lui, ne sono sicura "Signor Grier...venga pure..."
Come volevasi dimostrare.
Il suo ghigno stampato in volto è davvero inquietante, i suoi denti gialli confermano che sicuramente fuma da secoli,non vorrei sentire il suo alito, credo svenirei.
"non ho studiato, mi spiace..." dice il ragazzo con non chalache.
"Aggiungiamo un altro asterisco alla sua media allora!" ride amareggiato. "Sa Signorina Wilson..." guarda me e davvero inzio a tremare, credevo che avrei avuto pace, ma qui vogliono proprio che si sappia di me "...nella mia materia, un asterisco ti abbassa di un voto, se non sei preparato te ne becchi uno,quindi se fossi in lei studierei, ma guardando la sua cartella, lei è poco più avanti di noi nel programma, potrei già interrogarla, ma oggi mi sento buono quindi si rilassi..." e il professore serra le sue labbra sottili emettendo un leggero sospiro.
Sospiro anche io, sto morendo dentro, quanto vorrei che mamma fosse qui a dirmi di rilassarmi, ma non può, ormai non c'è più.
Già inzia a tremarmi il labbro inferiore e scacciò via il pensiero, ma non è vero, ci penso per tutta l'ora che infatti passa in un lampo, è quando suona la campanella mi fiondo fuori dalla classe. Neanche saluto Cloe, mi vergogno della mia maleducazione, ma credo che capirebbe se sapesse...no non lo dovrà sapere, domani mi scuserò e non dirò niente della mia vita.
Mi dirigo verso l'uscita con i palmi che sudano per lo stress. Sono quasi uscita ma una voce maschile mi fa tremare il corpo.
"Non farti intimorire dal prof, si diverte a spaventare i nuovi alunni..."riconosco questa voce,è Benjamin.
Inspiro e mi blocco, mucchia di ragazzi sfrecciano affianco a me e anche io vorrei correre via, ma devo rispondere. Mi giro e lui mi sorride.
"Non mi ha intimorita mi ha terrorizzata" ammetto, ma lui non mi prende sul serio, perchè ride.
"Già, lo immagino, senti mi dai il tuo numero? Io non vado bene in storia e visto che sei più avanti nel programma potresti darmi una mano, non ti prometto di pagati però!" ridacchia.
Sono incredula, ma cosa vuole da me?  Ma che chieda aiuto a chi frequenta questa scuola già da tempo.
"Guarda non me lo ricordo a memoria, te lo darò un altro giorno" faccio per andarmene.
"Non è vero, dai dammelo, non mangio mica eh!" Sogghigna.
"Te l'ho detto, non me lo ricordo a memoria..."
"Si ma chi ci crede! Non ti lascerò andare finché non me lo darai" si fa stranamente serio, mi sta mettendo ansia.
Sono stremata, così gli do questo maledetto numero e poi scappo a gambe levate così finalmente esco da scuola, dove trovo nel parcheggio zia Madison pronta che mi aspetta.
Salgo in macchina ripensando a un po' tutto quello che è successo oggi. Che roba assurda, tutte a me.
"Ehy!" mi saluta zia Madison.
"Ehy..." rispondo senza nenche un po' di gioia.
Lei se ne accorge, infatti corruga le sopracciglia.
"Come è andata?" mi chiede preoccupata.
"Bene, penso..." scrollo le spalle. Non è vero niente, mi hanno notata troppe persone, temo sapranno a breve che sono figlia di un mostro.
"Mi fa piacere..." mente spudoratamente e mette in moto la macchina " senti, domani puoi prendere l'autobus? Pensi di farcela? Altrimenti rimedio qualcuno che possa portarti..."
"Si c'è la farò, tranquilla" le rispondo
"Molto bene, solo che ti dovrai svegliare 15 minuti prima okay?"
"Certo" annuisco, quando ci allontaniamo da questa scuola?
Quando arriviamo a casa sua mi affogo nella torta salata preparata dalla zia e poi me ne vado in camera a dormire fino all'ora di cena, dove mangio poco e niente per poi andare a fare una veloce doccia. Voglio solo dormire, non voglio fare altro, magari sogno mia madre, ma ciò non accade, non la posso vedere nemmeno nei miei più bei sogni.

My little infinite with you|| Hayes GrierDove le storie prendono vita. Scoprilo ora