Un raggio di sole filtra tra le tende e mi disegna un piccolo disco di luce in mezzo alla fronte.
Strizzo gli occhi infastidita e mi trascino la coperta fin a coprire la testa.
Allungo i piedi verso il fondo del letto e con le dita godo trovando il lato più fresco.
Con gesto brusco, la coperta viene afferrata rivelando la figura minuta avvolta solo da una sottile camicia da notte bianca.
Apro gli occhi e lancio un grido d'allarme. Si sgranano ancora di più alla vista della zia Lexa che torreggia su di me.‹‹Sveglia dormigliona! ››
Piego le labbra in un sorriso sghembo.
Allungo le braccia per afferrare la coperta ma emetto un gemito di frustazione quando lei si rifiuta di mollare la presa.‹‹Per l'amor del cielo, stai cercando di farmi venire un colpo al cuore? ›› -borbotto assonnata.
‹‹Un colpo al cuore è la minore delle tue preoccupazioni. ››
Inizia a farmi uno spietato solletico.
Strillo e mi dimeno, ridendo e implorando di smetterla.‹‹Basta! ›› -urlo tra le risate.
Mi rigiro più volte su me stessa, finchè non mi ritrovo con il naso a mezzo centimetro dal pavimento.
‹‹Hai aspettato questo giorno da tantissimo!›› -dice attraverso le risate.
‹‹Oh, ti prego. Sappiamo tutti che faresti fuori la concorrenza per averlo tutto per te.›› -le punto l'indice accusatorio.
‹‹Beccata. ›› Rivolge i palmi verso l'alto.
Non smettiamo di ridere.
E' praticamente impossibile.‹‹Non mi dire che indossi ancora quell'orrendo pigiama a fiori. ›› -dico disgustata e storcio il naso come se riuscissi per davvero a sentire quei odori nauseabondi.
La vedo accigliarsi.
‹‹Pensavo di averlo gettato via. Come hai fatto a trovarlo? ›› -chiedo e nel mentre poggio le mani sui fianchi.
‹‹Ho le mie fonti.››
Trattengo a stento una risata.
‹‹Va bene, figlia dei fiori. Adesso devo vestirmi, almeno che tu non vuoi seguirmi sotto la doccia.››
La zia fa un'espressione disgustata.
‹‹Preferirei bruciare questo delizioso pigiama anzichè seguirti.››
Mimo una perfetta "o" e poggio una mano sul petto, proprio accanto l'ego inesistente.
‹‹Mi ferisci.››
La guardo di sottecchi.
‹‹Aspetta! ›› -la fermo. ‹‹Hai dimenticato questo.››
Afferro uno dei tanti cuscini e lo lancio nella sua direzione, per poi colpirla in pieno viso.
Si tocca il naso dolorante e mi schiocca una severa e giusta occhiata.‹‹Stronza.›› -esclama ormai fuori la camera.
Con gesto infantile le faccio la linguaccia e mi metto a strofinare le guance. È ora di svegliarsi.
Una volta sparita nel corridoio, noto un foglio di carta svolazzare vicino il bordo della finestra.
Il messaggio interrompe il mio primo sbadiglio."Dobbiamo parlare. -A"
Deglutisco e cerco di non pensare a cosa sia successo.
Albert non è mai così strano, perciò questo porta i pensieri in orride strade.Spazzolo i lunghi setosi capelli corvini finchè non sono in ordine.
Con la mamma era tutto così semplice.
Ripeteva questo movimento con tanta manualità senza procurarmi alcun dolore.
Prendo tra le mani il ritratto dei miei genitori e ripenso a quanto tutto era più facile con la loro semplice presenza.
Infondo, i genitori sono coloro che accendono i motori e fanno partire le potenzialità del seme.
Ma bisogna coltivarlo affinchè germogli.
Spezza quell'affinità e quel seme non riuscirà a generare capacità e funzionalità.
Ed è allora che qualcun'altro deve prendersene cura.
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Nashell: La Guardiana (#1)
Fantasy#1 libro della trilogia Nashell Esiste un albero le cui radici ergono in una storia più antica e contorta della verità. Un albero che ha creato tradizioni. Diventare suo protettore è un valore che si potrae da generazioni. Chiunque pagherebbe un p...