capitolo 23

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Le cantine sono sempre servite, sempre usate.
I bambini si divertono a nascondersi, e gli adulti la usano per comodità.
Perchè mai l'avrebbero nascosta?

‹‹E adesso?›› -chiede Henry.

Raggiungo il tavolo e raccolgo i vari disegni sparsi.
Sono miei.
Riconosco alcuni tratti.
In alcuni è raffigurato l'albero Nashell, con le sue magnifiche foglie rosse; altri persone dettagliatamente morte; e un bambino o un uomo con occhi neri come catrame steso a terra e il cuore che pende a lato.

‹‹Dobbiamo andarcene da qui.›› -dico esausta.

Niente ha più senso.

‹‹Sono tuoi?›› - mi chiede Alex.

‹‹Pare di si. Sono sempre stata brava a disegnare, ma questi sono inquietanti, osceni.›› -descrivo diverse sensazioni.

Ne prendo un paio.

‹‹Ho trovato qualcosa!›› -sbotta Henry alle nostre spalle.

Solleva con fatica un asse, dando alla luce a un tunnell.

‹‹È una qualche specie di galleria?›› -chiede Alex intimorito.

‹‹Scendi e lo saprai.›› -comanda con freddezza e acidità Henry.

Li supero e i miei passi ricchieggiano nel buio.
Il corridoio è invaso dall'oscurità e da un odore acre, disgustoso.

‹‹Venite!›› - urlo da sotto.

Le pareti sono ricoperte da uno spessore di terra ed erba per resistere agli attacchi con il fuoco e dal tempo.

‹‹Per quale cazzo di motivo hanno costruito questo tunnel?›› -domanda Henry al mio posto.

E' la stessa cosa che mi chiedo.
Ho bisogno dei chiarimenti.

‹‹Guardate!›› -esclamo.

In lontana si vedono sfumature verticali delle luci gialle ed arancioni dei raggi solari.
Usciamo dal mondo sotterraneo.
La luce mi abbaglia e penetra come una freccia appuntita la sottigliezza del mio essere.

‹‹Ce l'abbiamo fatta!›› -mi lascio andare alla gioia.

‹‹Frena il tuo entusiasmo, brunetta. Dobbiamo trovare un modo per ritornare al castello.›› -Mi smorza Alex.

In un attimo, sottile come un battito di ciglia, non mi importa nulla come sono arrivata fin qui.
Sono diventata una guardiana.

‹‹È tutto merito tuo, sai?›› -gli mormoro accanto.

‹‹Ovvio.›› dice superbo.

‹‹Credi che sia stata una buona idea, farlo venire con noi?›› -già mi pento delle mie scelte.

‹‹Le persone sono preda delle loro frustazioni e uccidono per soliti motivi: gelosia, potere e rabbia. Lui se ne è altamente fregato e ha iniziato ad uccidere chiunque lo ostacolasse. Penso che tu abbia fatto una grande cazzata, ma di quelle giuste.›› -ribadisce.

‹‹Come va la ferita?›› -chiedo poi.

‹‹Se si è infettata, sarò il tuo incubo peggiore. Sono stato chiaro, brunetta?››

‹‹Chiarissimo.››

Dopo quella che sembra essere l'ora più lunga che io abbia mai vissuto, giungiamo al castello.

‹‹Muovetevi!›› -ringhia Henry.

Naturalmente il portone d'ingresso del palazzo e le finestre fino all'ultimo piano, restano aperte. Ad accoglierci ci sono guardie, sentinelle e il Re che si appresta a raggiungerci.

‹‹Congratulazioni.›› -si schiarisce la voce.

Varie sentinelle corrono in nostro soccorso e ci consigliano di andare dalle infermiere per un controllo accurato.
Rifiuto l'offerta e vado dritta alla mia camera.
Sorrido soddisfatta. Ce l'ho fatta!
Mi tolgo i vestiti, rimanendo completamente nuda e mi piroetto su me stessa. Apro il rubinetto dell'acqua calda e la lascio scorrere. L'acqua dovrebbe rilassare, no?
Penso che la vita sana stressi. Prendere coscienza di tutto ciò che dobbiamo fare per vivere un pò di più è il peggio che ci possa capitare.

‹‹Matt!›› -strillo sorpresa, trovandolo di fronte la porta.

‹‹Non avevo dubbi che ce l'avresti fatta.››

Gli sorrido gentile.
Forse do un giudizio troppo sbagliato alle persone.
Molto spesso non ci permettiamo di metterci nei panni dell'altro. Il nostro punto di vista è l'unico valido e ciò ci impedisce di guardare oltre e comprendere prospettive diverse.
Bisogna concederci di dubitare.

‹‹Vuoi fare un giro?›› -propone.

Annuisco sicura.

‹‹Non so cosa tu stia provando in questo momento, ma sono felice che tu stia bene››

A parte il labbro tagliato e l'animo improvvisamente invecchiato.

‹‹Difficile darti ragione.›› -dico.

‹‹Vuoi che ti accompagno in infermeria?››

‹‹Hai visto Alex?›› -porto il discorso su un'altra traiettoria.

‹‹L'altro guardiano?››

Annuisco.

‹‹Credo di averlo visto in giardino.››

Inizio ad avviarmi.
Mentre scendo le scale la testa inizia verticosamente a girare.
Le orecchie fischiano.

‹‹È seduto lì.›› -mi indica.

Sembra che la testa stia per scoppiare da un momento all'altro e con esso i miei timpani. Sono quasi arrivata a destinazione quando il buio si impossessa di me. Mi abbandono senza la forza di reagire.

Nashell: La Guardiana (#1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora