capitolo 5

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Ci sono persone che sono legati ad un elastico per capelli; altri legati con la propria madre o padre; altri legati con la cannuccia condivisa con il ragazzo che piace; e altri che sono semplicemente legati da pensieri costanti, ricordi.
Io non so più a cosa sono legata.
Inconsapevolmente il mio sguardo ricade sulle mie mani fragili.
È assurdo, lo so.
Quel tocco con la pantera non aveva niente a che vedere con una forza di coraggio.
Quel calore non proveniva dalla paura.
Quel contatto visivo non aveva nulla a che fare con me.
La mia anima, ogni cellula chiedeva quel tocco.
Era una scintilla.
Mi sono lasciata coinvolgere, ed è stato magnifico.

‹‹Vuoi che inizi io o vuoi che ti spinga a parlare?›› -domanda nervosa la zia.

Sono passati esattamente tre minuti da quando abbiamo fatto ritorno a casa.
Uno dei posti, cui mi piace stare, è la cucina.
Dalla finestra il panorama è molto tranquillo, quasi magico, mi piace ,nei giorni di pioggia, starmene seduta a guardare fuori e godermi la pace dell'acqua che annaffia ogni cosa.
Ci sono, però, dei momenti in cui la odio.
Questi momenti.
La zia che rimane seduta sulla sedia e mi punta contro il suo sguardo severo.

‹‹Cosa vuoi che ti dica? Nulla cambia il fatto che sono uscita dal recinto.›› -dico.

‹‹Non cambia nulla? Hai disubbidito ai miei oridini! Mi hai lasciato questo misero biglietto, e pretendi che io ti perdono su due piedi?›› -sventola in aria il biglietto che le ho lasciato.

‹‹Io..››

‹‹Sai il pericolo che hai corso?›› -mi urla.

‹‹Tu e la mamma siete convinte che lì fuori ci siano mostri pronti ad uccidermi. Papà era l'unico che fantasticava con me. So che ho disubbidito, ma tu cosa ne sai dei veri pericoli che ci sono li fuori?›› -sbotto.

La zia rimane basita.

‹‹Tu non hai nessuna idea di cosa si nasconde nell'ombra!›› -dice duramente.

‹‹Allora spiega! Mi avete sempre impedito di vagare anche solo con la mente. Cosa c'è di tanto pericoloso? Perché, sai, io non sono mai stata in pericolo.››

Mai veramente.

‹‹I tuoi genitori sono morti!›› -strilla.

Deglutisco e ricaccio indietro le lacrime.
Il mio punto debole.

‹‹Io non pretendo che tu mi perdoni, ma Anne sta morendo. Dovevamo fare qualcosa, e Albert ha trovato un modo.›› -continuo.

Siamo stati impulsivi e stupidi.
Ma non mi pento di questo.

‹‹Quando sono morti i tuoi genitori, ho promesso loro di averti protetta.››

Ed ecco qui il punto fatale.
Io e la zia non abbiamo mai avuto un grande rapporto durante gli anni.
Lei era sempre impegnata ed io passavo il mio tempo con i miei genitori o con Anne, nei giorni in cui loro partivano.
Dopo l'incidente ha dovuto abbandonare le sue quotidianità per prendersi cura di me.
Ha dovuto lasciare la sua casa, i suoi hobby, i suoi interessi per me.
E abbiamo creato un legame solido ed emotivo.
Come ho fatto a non accorgermi che tutto questo ha creato del risentimento?
La zia ha letteralmente buttato al vento il suo futuro.
Le ho rovinato la vita.
Ho distrutto i suoi sogni.
E io non faccio che complicarle tutto.

‹‹Ti ho abbandonata.›› -sussurro.

Io sono l'unica cosa che le sono rimasta, e io me ne sono andata.
L'ho abbandonata.
Come ho fatto ad essere così egoista?

‹‹Si, lo hai fatto. Mi hai lasciata qui senza che io potessi darti un aiuto. Mi hai deluso perché credevo di potermi fidare. Ma sei la mia unica nipote, la mia unica famiglia e sono dannatamente fiera. Tua madre ha dato alla luce un essere sopra ogni aspettativa, ma consapevolmente stupida. Tu non uscirai piu dal recinto, intesi?››

Nashell: La Guardiana (#1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora