capitolo 9

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La porta bussa da svariati minuti.
È tutto così paradossale.
Sono impantanata fino al collo in qualcosa di piu grosso di me e non posso farci niente, non posso semplicemente metterlo a tacere e fare finta che non è accaduto nulla.
È intrinseco dentro a me, profondamente radicato nella mia natura.
La magia scorre nelle mie vene, che sia giusto o sbagliato.
Muovo nuovamente i polpastrelli vicino allo stoppino della candela ed esso genera una piccola fiamma.
È tutta la notte che provo a fare questo gioco pericolosamente ingarbugliato, e ogni volta riesco nell intento.
Accolgo il calore e mi lascio semplicemente inebriare distaccando ogni pensiero ed emozione nociva.

‹‹Lo so che sei in casa. Apri la porta, Liv.››

Perché mi chiama così?
Soffio sulla candela e ripeto il movimento.
Se cedo sarò costretta a raccontargli tutto, e non posso permetterlo.
Ho promesso alla zia e ai suoi amici fanatici di chiudere la bocca.

‹‹È stata tua zia a dirmi che sei voluta rimanere a casa, quindi o ti è capitato qualcosa di brutto o sei eccessivamente annoiata. In entrambi casi sfonderó la porta, perché sono davvero preoccupato.››

Alb è sempre stato così bello, e non solo fisicamente.
Lui è bello perché è spontaneo, intelligente, curioso, premuroso.
Non usa tattiche per piacere alle persone, è bello perché quando guarda lo fa con attenzione, è bello perché i suoi abbracci e le sue carezze sostituiscono di gran lunga le parole.
È bello perché è sempre presente.

‹‹Perché hai aspettato così tanto? ›› -mi domanda una volta che faccio scattare la serratura.

‹‹Ero in bagno.›› -mento.

‹‹Sei una pessima bugiarda.›› -mormora.

Sospiro.

‹‹Alb, non c'è nulla per cui preoccuparsi.››

‹‹Allora mi vuoi dare delle spiegazioni su cosa ti è capitato ieri?››

‹‹Non è stato niente.›› -continuo a mentire.

‹‹Almeno dimmi perché mormoravi il nome dell'albero Nashell.››

‹‹Perché ultimamente ho la sensazione che qualcosa non va in me.››

‹‹Cosa vuoi dire?›› -Chiede.

Come faccio a mentirgli, a nascondergli la verità.
È umanamente impossibile.

‹‹So che non devo, ma devo confessarmi.››

‹‹Confessarti? E su cosa?›› -domanda curioso.

‹‹La zia sostiene che la voce che sento nella mia testa sia dovuta alla parte più nascosta del subconscio che tenta in tutti i modi di risalire allo scoperto. Ma non le credo. È l'albero a parlarmi. ››

‹‹L'albero Nashell? E come è possibile?›› -domanda sempre più confuso.

‹‹Non ho la benché minima idea. L'unica cosa che sono sicura è che ha bisogno del mio aiuto.››

Alb fissa un punto indefinito con la fronte corrotta.
Riesco a vedere i meccanismi girare.
Quando dicevo che è intelligente, è vero.
È sempre stato il primo della classe, il primo a finire i progetti scolastici e il primo a interessarsi della storia civile.

‹‹Conosci la leggenda dell'albero, vero?›› -domanda infine.

Nonostante io non abbia detto nulla, è riuscito a venirne a capo.
Annuisco.

‹‹E se fosse vera? Forse tu sei stata predestinata per trovare la Prescelta, o forse lo sei tu.››

Sgrano gli occhi.

‹‹Prescelta? Non dire sciocchezze, io non ho poteri.››

Non voglio intromettere Alb in qualcosa di complicato e oscuro come questo segreto.

‹‹Ma spiegherebbe la voce che tu hai detto di sentire.››

Gli prendo la mano e sento come se piccoli universi nascono e muoiono nello spazio con il solo contatto tra il suo dito e la mia pelle.

‹‹Probabilmente la zia ha ragione, dopotutto ho avuto un incubo nelle ore precedenti. Credo che sia stato quello a scatenare l'ira e la voce nella mia testa.››

La sua mano sfiora i miei capelli, che si sciolgono come seta al vento.

‹‹Io credo che tu sei davvero una ragazza speciale, e non parlo metaforicamente. ›› -sussurra.

Non posso lasciarmi abbandonare.
Sprofonderebbe con me, e non posso permetterlo.
Deve convincersi che sono solo una ragazza goffa e imbranata.
Non deve sapere della voce, e ne tanto meno dei poteri che stranamente ho scoperto di avere.
Ho commesso un errore, ma non capiterà più.
È meglio così.

‹‹Dimentica quello che ti ho detto. Sarà stata l'ansia o la paura a scatenare questa voce sconosciuta.››

Mi guarda e mi sento completamente persa.

‹‹Sei sicura di quel che dici? Fino a poco fa mi sei sembrata davvero convinta di quello che dicevi.››

‹‹Posso farti una domanda? Ma che non ha nulla a che vedere con tutto questo?››

Annuisce.

‹‹Credi che potrei essere una buona guardiana?››

Lo so, è azzardato.

‹‹Ne sono sicuro.›› -mormora.

Chino il capo.
Se mi ostino e continuo con questa idea, commetterei un errore.
Un grosso errore.

‹‹È per la voce? Lo fai perché l'albero ha bisogno del tuo aiuto?›› -domanda impertinente.

Deve dimenticare.
Deve autoconvincersi della mia bugia.

‹‹Alb, dico sul serio. Dimentica quello che ti ho detto. Ho commesso un errore a raccontarti questa storia.››

‹‹No, non è vero. Se vuoi che dimentico che senti una voce nella testa, per me va bene. Se vuoi che dimentico quel momento strano con la pantera, va bene. Ma non posso dimenticare il fatto che tu abbia il desiderio di confessarti e non puoi. Lo vedo che c'è qualcosa che ti tormenta, ma non insisteró se è quello che vuoi.››

Lo fisso negli occhi.
Mi conosce meglio di chiunque altro.
Non posso nascondergli a lungo tutto questo, ma devo.

‹‹Grazie.››

Il mio dolore, i miei segreti.
Si avvicina lentamente e sento il cuore sprofondare.
Incerta alzo il viso e lo guardo negli occhi.
Attrazione , un pensiero così irresistibile che rende tutte le altre necessità e i doveri stranamente privi di senso, noiosi e irrilevanti.
Non mi sono mai sentita così euforica con lui.

‹‹Io sono qui, se mai vorrai confessarti.›› -mi sussurra a pochi centimetri dal mio viso.

Deglutisco.
Sono spaventata, eccitata.
Sta per succedere.
Così, di punto in bianco, sento le sue labbra sulle mie ed io mi sento catapultata in un altro mondo in pochissimi istanti.
Non trovo neanche i termini e gli aggettivi per descrivere il mio stato d'animo .
Mi poggia le mani sulle guance arrossate ed io mi sento mancare l'aria.
Quando, dopo qualche minuti, lui si stacca dal mio corpo, senza però lasciare il mio viso, sorride come un bambino.
Alza gli angoli della bocca in su, senza schiudere le labbra.

‹‹È meglio che vado.››

Lo vedo alzarsi e chiudersi la porta alle spalle.
Ho appena baciato Albert.

Nashell: La Guardiana (#1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora