capitolo 13

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‹‹Deve essere uno scherzo.›› -dico.

Non mi ha realmente portata alla radura per essere allenata da un essere spregevole, egoista e presuntuoso.

‹‹Magari lo fosse.›› -mi sorride lui sarcasticamente.

‹‹La forza emotiva può essere una caratteristica che abbiamo fin dalla nascita, ma può anche essere sviluppata in base al nostro modo di pensare. Basta analizzare il proprio pensiero e vedere che rispecchia le nostre emozioni. Se vuoi controllare la magia, c'è bisogno di pratica.›› -spiega la zia accanto a me.

‹‹Abbiamo camminato più di ora per incontrare quella massa di indecenza e superiorità?›› -strillo.

‹‹Tesoro, se vuoi imparare a controllare la magia devi saper gestire le emozioni››

‹‹So controllarmi!››

‹‹Allora dimmi come ti senti: triste, furiosa, felice, invidiosa.››

Elenca vari tipi di sentimenti.

‹‹Arrabbiata! Non posso credere che tu mi abbia fatto questo.›› -urlo.

Il problema della rabbia non è di essere incontrollato, ma di essere inefficace, di non ottenere ciò per cui la rabbia esiste: cambiare la situazione.

‹‹L'errore più comune è pensare che ogni stato d'animo sia isolato dagli altri. Nessuno è solo arrabbiato, solo triste o solo felice. Il nostro mondo interno è più simile a un mare in movimento.›› -mi lascia spiegazioni per un qualcosa che so che non troverò efficacie.

‹‹Lo dimostra quella forte sensazione di oppressione che si prova all'interno della cassa toracica. La rabbia spesso maschera un'altra emozione; in molti casi la rabbia è un emozione secondaria alla sofferenza, alla tristezza, al cordoglio, alla depressione o alla paura.››

Annuisco.
Emerge quasi come un meccanismo di difesa perchè spesso si tratta di un emozione facile da gestire.

‹‹Non voglio stare con lui.›› -mi lamento.

‹‹L'affetto è reciproco!›› -urla Matt dal suo posto.

La zia mi prende la mano e cerca il mio sguardo.

‹‹Ne hai bisogno, lo sai anche tu. Si tratta solo di un allenamento.››

Dannazione.

‹‹Lo faccio solo per te.›› -dico sconfitta.

Mi stampa un bacio sulla guancia e si allontana.
La radura è un luogo nascosto, circondato da una fitta vegetazione che rende molto difficile, se non impossibile indivuarla dall'esterno. I grandi alberi secolari stendono i loro rami sopra la radura creando un tetto di foglie.
Nessuno viene mai qui.
E' freddo e umido.

‹‹E' meglio per te che tu sia bravo.›› -dico.

‹‹E' meglio per te che tu impari in fretta.›› -risponde a tono.

Roteo gli occhi infastidita.

‹‹Hai bisogno di scaricare l'energia.››

‹‹Ho bisogno di allontanarmi da te.›› -lo correggo.

Lui è irremovibile, mi blocca per un polso costringendomi a stare ferma.

‹‹Ovviamente non devo starti simpatico, ma abbi un pò di rispetto.›› -sussurra duramente.

‹‹Guarda da chi viene il pulpito.››

Stringe la mandibola nervoso, e inspira dal naso prima di scoccare un'ultima occhiata.

‹‹Corri.›› -borbotta freddo.

‹‹Tutto qui?›› -chiedo.

‹‹Se devo sopportare la tua presenza, devo schiarirmi le idee.››

Ho sempre amato correre, è qualcosa che puoi fare da solo, unicamente grazie alla tua volontà.
Puoi andare in qualsiasi direzione, correre lento o veloce, o contro vento, scoprire nuovi luoghi usando solo la forza dei tuoi piedi ed il coraggio dei tuoi polmoni.
Sento il vento sfiorarmi la pelle, la terra e gli alberi.
Sento i loro spiriti, il rimo della corsa.
E' come musica.
Lo vedo fermarsi e faccio la stessa cosa.

‹‹Adesso?›› -domando.

‹‹Non ti puoi rilassare senza respirare, non puoi raggiungere una postura naturale senza rilassamento e dopo che si è riusciti ci si può iniziare a muovere nello spazio correttamente. Adesso ti insegnerò alcuni esercizi per la difesa personale.›› -spiega.

‹‹Pensi che non sia capace di attaccare?››

‹‹Penso che tu sia più brava ad infastidire le persone.››

Schiocco la lingua infastidita.
E' così altezzoso e presuntuoso, proprio insopportabile!
Lo odio.

‹‹Il wilding è una forma di difesa personale completamente innovativa. Infatti non si basa su tecniche e mosse, che si imparano a fatica e si dimenticano facilmente, ma sul nostro istinto naturale, sulla psicologia, sulla prevenzione, sulla gestione dello stress e della paura e sull'autodifesa verbale. Ma è chiaro a tutti che sull'ultima sei esperta.››

Sghigno.

‹‹E' basato sul risveglio e sull'utilizzo della potenza dell'istinto naturale alla sopravvivenza che è già presente in ciascun di noi.››

‹‹Vuoi insegnarmi o vuoi continuare a blaterare? Non sono venuta qui solo per sentirti parlare, vedere il tuo bel visino e i tuoi occhioni verdi.›› -esclamo esausta.

‹‹Mettiti in posizione di guarda.›› -sbotta.

Braccia in alto, gambe divaricate.
So già che mi pentirò di essere rimasta.

‹‹Il braccio sinistro deve essere all'altezza del viso per la protezione, il braccio destro deve essere ripiegato su se stesso ma pronto a scattare come una molla per colpire. Il corpo deve essere reclinato più indietro e la gamba sinistra deve essere protesa in avanti in corrispondenza del braccio difensivo, mentre la gamba destra deve corrispondere al braccio offensivo.›› -Mi aiuta a indirizzarmi.

‹‹Va bene?›› -chiedo.

‹‹Protrai il corpo più indietro.››

Si avvicina e posiziona le sue mani sui miei fianchi.
Con lenti movimenti mi gira leggermente e mi tira indietro fino a toccare il suo corpo.
Avvampo imbarazzata.

‹‹Questa posizione consente in maniera molto efficace di parare eventuali colpi sferrati e di poter lanciare l'adeguato contrattacco.››

Lo fisso.
E' stato uno sbaglio.
Sapevo che era uno sbaglio rimanere.
Durante ogni allenamento è normale sentirsi distrutti perchè in ogni allenamento devi andare oltre quello che sul momento ti sembra il tuo limite.
Cominci a correre, scattare e calciare e dopo un pò ti sembra di aver esaurito ogni energia, ma bisogna superare quel momento di sofferenza per andare avanti.

‹‹Grazie.›› -mormoro.

‹‹Non dire stronzate. Ci vediamo domani per l'altro allenamento.››

Si china e raccoglie la felpa da terra, gettata lì senza pensare.
Riesco a vedere i suoi muscoli tesi, sotto la sottile canotta bianca.
Mi mordo il labbro e intraprendo la mia strada.


Nashell: La Guardiana (#1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora