capitolo 20

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E' passata solo qualche ora, e già mi sembra di non potercela fare più.
E' tutto così assurdo.
La morte non deve essere un evento specifico.
Gli esseri umani si adattano a ogni situazione, sia fisicamente che emotivamente, e lo fanno anche nel momento estremo della morte. E' terrificante, ma quando siamo sicuri che siamo vicini, questa visione è positiva.
Il corretto rapporto con l'idea della morte è un fattore che influenza in maniera sensibile la qualità della vita.
Mi appoggio sul tronco dell'albero,cui mi sono momentaneamente rifugiata, e sembra di sentire la vitalità e il suono delle foglie che si muovono a ritmo del vento.
Da questa parte, si riesce a vedere parte del piano superiore.
La porta fatiscente è appesa precariamente a una sola cerniera e non si chiude completamente. Almeno metà delle finestre sono rotte, sia perchè sono vecchie, sia perchè sono state colpite da pietre lanciate da qualche mostro del quartiere dotato di buona mira. Ci sono buchi nel tetto e crepe nei gradini.
Non si vede nulla di cosa accade oltre le finestre.
Decido di fare un tentativo.
Mi avvicino all'angolo e sento delle voci.
C'è il gruppo di Alex.
Sto per sbirciare dietro l'angolo quando sento qualcosa tirarmi indietro.
Sgrano gli occhi terrorizzata.
Mi tappa la bocca con una mano.

‹‹Sto cercando di aiutarti.›› -mi sussurra.

Il mio grido soffocato sembra non più forte dello stridio emesso di un pipistrello per trovare la strada con l'eco quando va a caccia.
Mi spinge verso l'altra parte della casa.

‹‹Hanno ucciso il mio compagno di gruppo.›› -dice a denti stretti.

Hanno già tolto una vita.

‹‹Dove credete di andare?›› -sentiamo dire alle nostre spalle.

Mi fermo di scatto e rabbrividisco di gelo.

‹‹Lasciateci andare.›› -imploro.

Alex scuote la testa, per avvertirmi.

‹‹Se volete uscire da questa casa dovreste guardarvi intorno alla ricerca di indizi, e non terrorizzare i partecipanti.›› -divento stupida a ribattere.

Il suo respiro accelera. Posso sentirlo, vederlo. Avvicina il suo volto al mio, tanto che da lontano potrebbe quasi sembrare che mi stia baciando.

‹‹Ho la pessima abitudine di lasciar andare le persone. Ma se lo faccio, qui, mi ritroverei con un coltello piantato nella schiena.››

Il suo sguardo scende sulle mie labbra, e giurerei che si sta sforzando di non cedere alla tentazione di aggredirle.

‹‹Andate via!›› -urla il mio compagno di squadra.

‹‹Tu sei Malcom, vero?›› -gli domanda.

Quest'ultimo annuisce.

‹‹Fareste meglio a coinvolgerci nelle vostre ricerche.›› - ci avverte, ma non per questo diventa meno pericoloso.

Fisso questo ragazzo, girando lentamente la testa appena gli passiamo accanto.
Di colpo i miei polmoni si riempiono di aria appena la consapevolezza abbatte su di me.
Non riuscirò ad uscirne viva.
La meta sembra così lontana. Penso che potrebbe succedermi qualunque cosa mentre sono qui fuori.
Arriviamo davanti la porta principale , mal tinteggiato, anonimo.
Non sento alcun rumore.
Malcom si ferma di botto.

‹‹Cosa c'è?›› - domando con voce tremante.

Un ragazzone balza in avanti, cercando di afferrare la gola di Malcom. Un altro di loro si fionda addosso, mulinando un pugno e colpendolo violentemente allo zigomo.
Sento le mani chiudersi a pugno, i denti che si stringono, ma qualcosa impedisce ai miei piedi di muoversi.
Lancio un'occhiata accanto, e vedo Malcom aprire la bocca per l'orrore.
Faccio un passo avanti, ma uno del gruppo mi afferra per il braccio.

‹‹Forse non ti è ben chiaro che devi trovare un modo per uscire!›› - mi ringhia quello che deve essere il leader, deduco che si chiami Henry.

‹‹Perchè io?›› 

Henry raggiunge il mio amico Malcom e gli tiene fermo la testa.

‹‹Lascialo andare!›› - imploro. ‹‹Non fargli del male››

Riesco a fare due passi prima di sentire le unghie che mi artigliano i polsi.

‹‹Credo che tu non abbia capito il vero dramma.›› -mormora spietato.

Tira fuori un coltello da cucina, ben appuntito.

‹‹Fermati! Troverò la chiave, ma tu lascialo andare. Ti prego.›› -imploro disperatamente.

Nessun individuo sano di mente proverebbe mai a intervenire.
Sento il mio corpo piegarsi per lo spavento e l'angoscia. Ogni muscolo cede, ma non crollo a terra, trattenuta solo dalla morsa dolorosa che mi serra il braccio.

‹‹Immagino che tu abbia bisogno di motivazione.››

Mi immobilizzo atterrita.
Ti prego, no. Non farlo.
Lo colpisce dietro le ginocchia, facendogli perdere l'equilibrio.
Henry afferra la sua testa e punta la lama contro il collo.

‹‹Farò tutto quello vuoi.›› -imploro.

‹‹Ne sono sicuro.›› -avvelena l'umanità con un odio indescrivibile.

Comincia la sua opera.
Lo spazio intorno a me sprofonda in una nebbia fitta, tutto cala nell'oscurità appena chiudo gli occhi, ogni rumore si smorza quando il mio cervello va in tilt.
I miei palmi picchiano a terra, l'urto si riverbera sulle mie braccia e i capelli mi ricadono sul viso.
Getto la testa indietro e il mio stomaco si serra in un conato appena noto la folla psicotica di Henry entrare in azione.
Tutta la scena è al rallentatore, e mi permette di vedere distintivamente tutti i raccapriccianti pugni sferrati contro il gruppo arrivato precitosamente.
Mi accovaccio sulle ginocchia, quasi sedendomi sui talloni alzati, mentre le punte dei piedi sotto l'intero peso del corpo sgretolano i pezzi di vetro che mi circondano.
Lo spettacolo che mi trovo davanti è raccapricciante.
Quasi senza accorgermene mi ritrovo a salire le scale, sorretta da due forti braccia.
L'attenzione di tutti è ancora concentrata sul caos dietro di me. Quegli stronzi schifosi non riescono a distogliere lo sguardo dalla scena orripilante.
Entro nella prima stanza a sinistra.

‹‹Devi nasconderti.››

‹‹A-alex..›› -sussurro debole.

Mi trascina nell'armadio a muro, dietro di me e mi tappa la bocca.
Il suo corpo tozzo è senza fiato, la sua mascella contratta.

‹‹Quando quel pazzo avrà finito il suo capolavoro, sarai tu la sua prossima vittima. Rimani qui.››

‹‹Resta con me.›› -bisbiglio senza alcuna voglia di reagire.

Angolo nostro 🎀
Cosa ne pensate del capitolo?

Nashell: La Guardiana (#1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora