Capitolo 8 - Attenzione all'altro fratello

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Sono passati 14 giorni dall'ultima volta che ho visto Jason, anzi, 14 giorni dall'ultima volta che ho visto qualcuno.

Un secchio di acqua potabile era posto accanto alla porta e ogni mattina una mela veniva letteralmente lanciata attraverso la stanza nella mia direzione. Ma questo è quanto; sarebbe stato un eufemismo dire che stavo morendo di fame.

Inoltre, non facevo un bagno da quando ero arrivata lì: sembravo e puzzavo come una merda. Non sapevo se era giorno o notte e non avrei nemmeno potuto dire che giorno fosse.

Sentii in lontananza qualcuno discutere, seguito poi dal rumore di una bottiglia rotta e, ipotizzai, dallo sbattere della porta principale.

Sospirai sentendo il mio stomaco brontolare per all'incirca la quinta volta quel giorno. Essere così stanca e così infreddolita mi innervosiva.

All'improvviso sentii un forte schianto seguito da altri due e il rumore di passi che correvano su per le scale.

Scattai in piedi e mi guardai freneticamente attorno cercando un posto in cui nascondermi, cosa praticamente impossibile senza mobili nella stanza.

Corsi nell'angolo più buio e mi rannicchiai. La porta di spalancò facendomi sobbalzare e una figura apparve respirando pesantemente.

Non era Jason, grazie a Dio; rilasciai un piccolo sospiro di sollievo. Il mio sollievo fu però breve poiché la persona si voltò nella mia direzione e mi si avvicinò a grandi passi, un ghigno fisso sul suo volto.

"Ec-eccoti qua!" Alex McCann inciampò rischiando di cadere. Mi tirò su per il polso portandomi al centro della stanza. "Ti ho portato il tuo materasso...io, io e Jase abbiamo litigato...tu mi aiuterai a sentirmi meglio" farfugliò iniziando a baciarmi il collo.

Mi irrigidii. "N-no fermati" provai a dire nel modo più calmo possibile. Fu come se non mi avesse sentita, mi spinse contro il muro, le sue mani erano ovunque.

"Fermati fermati, ti prego!" Urlai, sempre più in preda al panico. "LASCIAMI ANDARE!" gridai. Colse la mia bocca aperta come un'opportunità per infilare la sua lingua nella mia gola.

Mi dimenai, ma più lo facevo più forza lui usava. Le sue mani brancolavano sul mio corpo e la sua lingua era infilata così a fondo nella mia bocca che mi stava facendo soffocare.

Non riuscivo a respirare, avevo bisogno di aria ma lui non voleva fermarsi. La porta era ancora aperta dietro di lui e vidi la mia possibilità: morsi più forte che potei la sua lingua e iniziai a correre mentre ululava di dolore.

Questo non lo turbò o non durò così a lungo, poiché come raggiunsi la porta lui allungò una mano e la chiuse, facendola sbattere.

Si spinse contro di me, intrappolandomi. Tirò indietro il braccio e io mi ritrassi pensando che volesse colpirmi.

"Non preoccuparti piccola, non ti picchierò. Voglio che tu sia sveglia per questo" sogghignò.

Alex usò la mia maglietta per trascinarmi ancora in mezzo alla stanza, dove giaceva il materasso.

Si ergeva sopra di me ridendo mentre continuavo a dimenarmi. Lo graffiai sul viso e improvvisamente si fece serio.

Afferrò i miei polsi e li bloccò dietro la mia schiena così forte che iniziarono a intorpidirsi.

Li teneva con una mano mentre tentava di mettere l'altra sulla mia bocca; lo morsi e urlai con tutto il fiato che avevo in corpo.

Don't Talk To Strangers (Italian Translation) *sospesa*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora