Capitolo 18 - Spero che tu marcisca all'inferno

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Mi svegliai con la sensazione di essere in movimento. Ad un tratto passammo su una buca nella strada, cosa che mi fece sbattere la testa e realizzare che ero sdraiata sui sedili posteriori del furgone.

Era buio ed ero completamente sola: nel tempo che ho trascorso con loro ho iniziato ad odiare il buio.

Alex era seduto nei sedili anteriori con Jason che stringeva furiosamente il volante. Lo stringeva così forte che le sue nocche erano bianche.

Non avevo nemmeno bisogno di vedere il suo volto per sapere quanto fosse arrabbiato. Le mie mani si poggiarono sul collo e trovarono...niente. La collana non era lì: non sapevo se fosse stato Jason a togliermela o se l'avessi veramente persa.

Sentii un senso di vuoto alla bocca dello stomaco; l'ho fatta grossa stavolta, mi odia.

Mi sdraiai di nuovo e chiusi gli occhi, un'ondata di stanchezza mi travolse e, per quanto provai, non riuscii a fermarla. Mi sentii sprofondare nel sonno.

Da qualche parte nella mia mente sentii la voce di mia madre: mi implorava di non dormire ma non volevo ascoltarla.

I miei occhi si aprirono leggermente confusi, non c'era nessuno lì. Perché non voleva che dormissi? Pensai mentre le vertigini mi investivano e richiusi gli occhi.

Sentii uno scossone e una voce parlò ancora. Questa volta era diversa però, era roca ma ferma: Jason.

"Non lasciarla dormire!" urlò isterico. Qual era il loro problema? Perché non volevano farmi dormire? È una sorta di crudele punizione?

"È delirante, dubito che il suo cervello funzionerà correttamente." Replicò Alex in tono annoiato. "Si, non grazie a te" parlò Jason freddamente.

Con un po' di fatica aprii di nuovo gli occhi, a cosa era dovuto tutto questo baccano e come potevo farlo smettere? Giuro che la mia testa esploderà se non la smettono subito di urlare!

Il dolore mi attraversò quando sentii un forte schianto, poi l'aria fredda mi colpì. Ero sveglia quando le portiere posteriori del furgone si aprirono.

Con qualche difficoltà mi misi a sedere, Alex e Jason erano in piedi proprio fuori dal mezzo e mi fissavano, dietro di loro potevo vedere il cielo notturno.

Incrociai lo sguardo di Jason ma guardò subito altrove disgustato. "Fallo tu, io non voglio nemmeno guardarla." Sputò e si allontanò verso la casa lasciandomi sola con Alex.

Fui tirata a forza fuori dal furgone e trascinata nella casa che ormai conoscevo fin troppo bene.

Mi scaricò nel corridoio e si voltò, sapeva che non potevo tentare di scappare in quelle condizioni.

Si avviò nella direzione opposta mormorando imprecazioni mentre se ne andava.

Si sentivano forti schianti provenire da qualche parte della casa. Cautamente seguii il rumore ritrovandomi proprio davanti alla porta della cucina.

Tremando spinsi delicatamente la porta, non sapevo cosa o chi si trovava dall'altra parte. Ciò che vidi fu uno shock: era Jason, sembrava essere impazzito.

Sobbalzai quando un piatto passò accanto alla mia testa e colpì il muro lì affianco. "Levati di mezzo se sai cos'è meglio per te!" ringhiò.

Non doveva dirlo due volte ma, nonostante questo, al posto che uscire dalla stanza, entrai.

Afferrò un altro piatto e lo lanciò contro la vetrinetta, il tutto provocò uno schianto tremendo al momento dell'impatto e tutto ciò che era chiuso all'interno crollò fuori.

Don't Talk To Strangers (Italian Translation) *sospesa*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora