"Non mi chiamano Jason McCann per niente" fece l'occhiolino.
Scoppiai a ridere al suo appunto, sentendomi all'improvviso molto più spensierata.
La mia felicità fu di breve durata, però, poiché lo vidi zoppicare. Ma certo...oh mio Dio, gli avevano sparato!
E io mi sono fatta potare da lui...mi sento così egoista ora. Tutto ciò a cui riuscivo a pensare era la mia gamba rotta quando ciò che aveva subito lui era 10 volte peggio!
Gli avevano sparato nel piede e nel fianco...non andrà da nessuna parte conciato così, non glielo permetterò. Anche se questo significasse metterlo al tappeto.
Ridacchiai della mia stupidità: non sarei in grado di stenderlo.
Tornai al presente quando lo vidi farsi strada verso la porta. "Jason, fermati."
Lui si voltò a guardarmi, un'espressione confusa abbelliva i suoi lineamenti.
"Non andrai da nessuna parte così" dichiarai.
Si diede una rapida occhiata da capo a piedi, prima di riportare il suo sguardo su di me. "Così come?" se possibile sembrò ancora più confuso.
"Ti hanno sparato Jase, non puoi andare da nessuna parte conciato così. Le ferite potrebbero infettarsi" dissi.
Scosse la testa guardando il pavimento. "Non importa" replicò prima di voltarsi.
Lo afferrai saldamente per il braccio, tirandolo indietro. "Si che importa!" urlai.
"Non abbiamo tempo" disse sbrigativo e uscì dalla porta.
"Torna indietro, lasciami almeno estrarre le pallottole." Lo pregai. Sospirò e tornò indietro, posizionandosi davanti a me.
"E come proponi di farlo?" Era ovvio che intendesse vincere questa battaglia.
"Jase, non rendere tutto più difficile di quanto non sia già" ribattei.
Lui e la sua dannatissima testardaggine...una delle tante cose che abbiamo in comune, a dire il vero. Quando non rispose, parlai ancora.
"Ti prego...so che hai l'attrezzatura, tua madre era un'infermiera" non volevo tirare in ballo un argomento così delicato, ma non potevo fare altrimenti, dovevo farlo restare in qualche modo.
Ci fu un lungo momento di silenzio nel quale si limitò a fissarmi. Ricambiai il suo sguardo pregandolo silenziosamente con gli occhi.
Infine annuì e io sospirai di sollievo. Scum afferrò una sedia e si sedette accanto alla porta, giusto in caso qualcuno decidesse di entrare mentre Jason era sdraiato sul divano.
"C'è un kit per il pronto soccorso sotto la mia scrivania" disse mentre lo raggiungevo. Afferrai ciò che mi serviva e tornai indietro.
"Avrei, um...bisogno che tu, uh...ti togliessi la maglietta" dissi imbarazzata grattandomi la nuca, mentre mi rivolgeva un sorrisetto.
"Scusa, cos'era quello? Non ti ho quasi sentita" mi prese in giro portandosi una mano all'orecchio.
"Togliti quella dannata maglietta, Jason!" Dichiarai iniziando ad irritarmi per quanto gli stava piacendo quella situazione.
"Whoa calmati Jaz, se volevi uno spogliarello dovevi solo chiedere" rise quando arrossii violentemente, il suo sorrisetto aumentò.
"Stai zitto" mormorai rompendo il contatto visivo, lui ridacchiò.
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Don't Talk To Strangers (Italian Translation) *sospesa*
Fanfic* Sospesa causa cancellazione dell'autrice originale * Jazlyn non è una normale diciassettenne. Lei si è fatta volontariamente ricoverare in un ospedale psichiatrico. Lei non è pazza, è solo spaventata. Vive costantemente con la paura che i fantasmi...