Capitolo 11 - Lei sa troppo

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Il mattino dopo mi svegliai infreddolita, ancora non avevo dei vestiti nuovi. Sentii dei passi salire le scale, sapendo che sarebbe stato Jason, aspettai.

La porta si aprì di poco e una mela fu lanciata nella stanza, oh diavolo no. Saltai in piedi e afferrai la porta prima che potesse chiuderla.

"Oh, quindi siamo tornati a questo?" dissi. "Si, siamo tornati a questo" rispose rigido senza guardarmi.

"Che è successo a ieri?" dissi piano. "Niente" replicò iniziando ad irritarsi. Aprii la bocca per parlare, ma mi bloccò.

"Mangia solo la tua mela; sei fortunata che ti porti qualcosa." Fece per sbattere la porta ma misi in mezzo un piede. "No, non finché non mi dirai perché ti stai comportando in questo modo."

Mi puntò un dito contro. "Non fare la furba con me o posso cambiare di nuovo la serratura." Mi avvertì. Cos'era quello? Guardai il pavimento cercando di nascondere le lacrime che si stavano formando.

"Sei incredibile" dissi sottovoce facendo un passo indietro. Lui alzò gli occhi al cielo e sbatté la porta, chiudendola a chiave. Sentii un sospiro prima che i passi si dirigessero al piano di sotto lasciandomi, ancora una volta, da sola.

Dopo essere stata seduta per circa 4 ore senza fare nulla, era lecito dire che fossi estremamente annoiata. Avevo bisogno di attirare l'attenzione di Jason, ma non sapevo come.

Mi diressi verso la porta e iniziai a tirarle calci, ancora e ancora. Non mi fermai finché non sentii dei passi...passi arrabbiati, merda.

La porta di spalancò e apparve Jason. "Cosa diamine pensi di fare alla mia porta, stronza?!" non risposi.

Si avvicinò e feci un passo indietro colpendo il muro, non avevo via d'uscita. Ci trovammo faccia a faccia, il suo alito sapeva di menta.

"Te lo chiederò ancora una volta. Cosa CAZZO stai facendo alla mia porta?!" ringhiò. Il suo tono di voce mi spaventò un po', ma rimasi nella mia posizione.

"Se questo è l'unico modo che ho per farti venire qua, beh questo è ciò che devo fare." Provai a dire in tono calmo, ma la voce mi tradì.

Portò indietro la mano e mi colpì forte in pieno viso. Sentii le lacrime sgorgare dagli occhi. "Eri così gentile ieri, cos'ho fatto? Non capisco" tirai su col naso.

Bruscamente mi afferrò il braccio e mi tirò verso di lui. "Beh, ti do una notizia tesoro: non ti ho rapita per essere gentile." Mi spinse contro il muro e si voltò per andarsene.

Mi accasciai a terra piangendo, esitò quando sentì i miei singhiozzi, ma solo per un secondo prima che tornasse ad essere quello di sempre.

"Volevo solo vederti" dissi piano. Si fermò a metà strada verso la porta e sospirò.
Guardò in basso scuotendo la testa. "Sei pazza." Lo sentii dire prima che uscisse sbattendosi la porta alle spalle, ancora.

Per quando finii di piangere, un'altra ora se n'era andata, più o meno, non lo sapevo per certo. Andai verso la porta e mi appoggiai alla maniglia.

Con mia sorpresa si aprì, uscii cautamente solo per constatare che non c'era nessuno lì. Era uno scherzo o qualcosa del genere? "Jason?" parlai piano...nessuna risposta.

Lentamente mi diressi al piano di sotto, attenta a non incappare in Alex. "Jason, sei qui?" dissi ancora...e ancora nessuna risposta.

Lo trovai da solo nel salotto, le luci erano basse e lui era seduto su un divano accanto al fuoco con la testa tra le mani.

Don't Talk To Strangers (Italian Translation) *sospesa*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora