Capitolo 10 - Mi manca il sole

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Mi svegliai completamente riposata, per una volta. Per un attimo pensai di essere nel mio letto, finché non sentii una persona muoversi accanto a me e fui bruscamente riportata alla realtà.

Ero ancora lì, ancora bloccata in quell'orribile posto senza via d'uscita. Il sole filtrava dalla finestra...sole. Saltai fuori dal letto eccitata: non vedevo il sole da così tanto tempo!

Feci scorrere le dita sul vetro della finestra riscaldandomi le mani. Non era abbastanza: avevo bisogno di sentirlo, volevo sentire l'aria fresca.

In ogni caso, la finestra era bloccata e non c'era modo di aprirla.

Scorsi una chiave sul comodino, mi chiesi se avrebbe funzionato. La inserii nella serratura e girai la mano.

Funzionò! La aprii prendendo un respiro profondo: paradiso. "Che cosa pensi di fare?!" Fui tirata indietro per i capelli e bloccata contro il muro.

Il taglio sulla mia testa, causato quando arrivai qui, non era ancora propriamente guarito perciò si riaprì, bagnando il mio volto di sangue.

Non capisco, cos'ho fatto? Il 'Jason gentile' non è durato molto. "Stai cercando di scappare ancora? Non so perché mi preoccupo di te a volte, non impari mai."

Sputò sul pavimento accanto a lui facendomi sobbalzare. Aprii la bocca per parlare, ma mi bloccò. "Fermati subito, non voglio sentire nessuna delle tue cazzate come scusa. Nel momento in cui mi giro-" Scosse la testa infastidito e incredulo.

"Non stavo tentando di scappare, volevo solo sentire il sole. Non l'ho visto per così tanto tempo."

Aprì la bocca e la richiuse alzando lo sguardo. "Oh d'accordo..." disse, lasciandomi lentamente.

"Potrei, um, portarti fuori per un po' se mi prometti di non correre via ancora" disse in modo imbarazzato guardando il pavimento.

Mi si illuminò il viso. "Lo faresti, davvero?!" saltellai sul posto troppo eccitata facendolo ridacchiare.

"Si e più tardi possiamo cercare qualcosa di più adatto da farti indossare." Gli saltai addosso avvolgendo le mie braccia attorno al suo collo.

Sembrò preso alla sprovvista per un momento, ma poi ricambiò l'abbraccio stringendomi a sé.

Lo lasciai andare e mi sedetti; un odore metallico raggiunse il mio naso e ricordai che stavo sanguinando.

Anche Jason sembrò notarlo e andò a prendere un asciugamano. Lo tenne fermo sulla mia testa applicando una leggera pressione sulla ferita.

"Dove hai imparato a fare tutte queste cose?" pensai ad alta voce. Abbassò lo sguardo. "Mia madre era un'infermiera." Disse piano con occhi tristi.

"Dov'è lei adesso?" Parlai piano come lui. Un'ombra di emozioni gli attraversò il volto tutto in una volta: rabbia, tristezza, frustrazione, solitudine...

"È morta, così come mio padre. I 'cosiddetti' militari li bombardarono 5 anni fa; non capisco cos'abbiano fatto di sbagliato."

Aveva le lacrime agli occhi. Cercò di mandarle via sbattendo le palpebre, ma fallì miseramente.

All'improvviso capii molte cose riguardo Jason: non era cattivo, solo spaventato. Gettato in questo mondo crudele troppo giovane, le uniche persone che lo amavano per ciò che era gli erano state strappate via.

Don't Talk To Strangers (Italian Translation) *sospesa*Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora